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Ricerca contrastiva sull’uso del congiuntivo italiano e del subjuntivo spagnolo

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Ricerca contrastiva sull’uso del congiuntivo italiano e del

subjuntivo spagnolo

Debbie Striedelmeijer (s1404040)

R. de Jonge – Tesi di Master in Linguistica italiana

Università di Groninga

(2)

Indice

pp

1 Introduzione 3

1.1 La distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo 3

1.2 Variazione: congiuntivo/subjuntivo o indicativo? 5

1.3 Le differenze nella distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo 6

1.4 I casi problematici 8

2 Alcune teorie sul significato dei modi congiuntivo e subjuntivo 11 2.1 Terrel e Hooper (1974): assertion, non-assertion e presupposition 11

2.2 Lunn (1989): prototype of assertability 13

2.3 De Jonge (2006): un’alternativa rilevante 17

2.4 Dreer (2001): Occurrence System 18

2.5 I casi problematici 21

3 Descrizione del corpus 24

3.1 Carloz Ruiz Zafón – La sombra del viento 24

(3)

1 Introduzione

Nelle lingue romanze esiste una forma verbale che c’è in tante lingue, ma non ci sono molte lingue in cui viene usata così frequentemente come in quelle romanze. Ciononostante anche nell’italiano il congiuntivo pare che si stia estinguendo nel linguaggio parlato (che secondo Dardano e Trifone usa mezzi lessicali piuttosto che la variazione del modo verbale per rendere la distinzione tra azione reale ed azione possibile1), attualmente viene usato soprattutto nel linguaggio scritto.

Si tratta del congiuntivo, la forma verbale che secondo Serianni “esprime un certo grado di allontanamento della realtà o dalla costatazione obiettiva di qualcosa,

contrassegnando un’azione o un processo in quanto desiderato, temuto, voluto, supposto”2. La variante spagnola del congiuntivo si chiama il subjuntivo, che secondo Garzanti 3 si usa nelle frasi semplici per “esprimere un desiderio o un comando, e nelle frasi composte quando la frase principale è alla forma negativa o quando il verbo della principale esprime dubbio, desiderio, valutazione, giudizio, emozione o sentimento”.

Il tema di questa tesi è la differenza fra il congiuntivo italiano ed il subjuntivo spagnolo. La domanda centrale è: esiste una differenza fra il congiuntivo ed il subjuntivo? Nel caso che ci siano differenze, in quali contesti li troviamo? L’ipotesi è che c’è differenza fra il congiuntivo ed il subjuntivo, nelle costruzioni d’insicurezza in specifico. Vedremo che la distribuzione delle forme verbali si contraddistingue. Ciò dovrebbe significare che le due forme verbali hanno significati diversi.

Nella seguente introduzione descriviamo cosa le grammatiche italiane e spagnole ci dicono sulla distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo, il che elaboreremo ulteriormente nell’analisi.

1.1 La distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo4

Il congiuntivo, come dicono Dardano e Trifone, è “il modo della possibilità, del desiderio o del timore, dell’opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell’irreale; viene usato generalmente in proposizioni dipendenti da verbi che esprimono incertezza, giudizio personale, partecipazione affettiva” 5. La grammatica spagnola di Bosque e Demonte ci dà una rassegna di come le altre grammatiche descrivono il subjuntivo: “[…] el subjuntivo se ha

1 Dardano/Trifone (1995: 364) 2 Serianni (1989: 382-383) 3 Santos López (2004: 35-36) 4

Per le regole dell’uso del subjuntivo ci fondiamo su Santos López (2004: 35-53).

5

(4)

descrito como el modo de la no-realidad (Alarcos Llorada 1994), de la incertidumbre (Badía Margarit 1953), de la subjetividad (Hernández Alonso 1984), de la futuridad indefinida (Beardsley 1921), de lo perspectivo (Charaudeau 1971), etc […]6”. Poi spiega che

l’opposizione tra l’indicativo ed il subjuntivo probabilmente è che si usa l’indicativo quando c’è affermazione e quando questo non è il caso, si usa il subjuntivo.

Sulla distribuzione del congiuntivo, Dardano e Trifone dicono che “per orientarsi nella scelta del modo appropriato nello scritto e nel parlato non informale si può osservare che richiedono il congiuntivo i verbi che indicano una volontà, un desiderio, un’aspettativa, un’opinione o un timore […]. Richiedono l’indicativo i verbi di giudizio o di percezione […] ”7. Più specifica è la descrizione di Serianni8: “In alcune subordinate il congiuntivo riflette bene la componente volitiva-potenziale-dubitativa considerata tradizionalmente caratteristica di questo modo verbale. È il caso di causali, consecutive, ipotetiche e restrittive, concessive, temporali, avversative (solo dopo nonché), comparative (in pochi casi), eccettuative, relative, incidentali – tutte proposizioni in cui accanto al congiuntivo si adopera in diversa misura l’indicativo – e di finali, proposizioni di adeguatezza ed esclusive, nelle quali il congiuntivo è l’unica possibilità”9.

Secondo Garzanti si usa il subjuntivo in una frase semplice per esprimere un desiderio o un comando che corrisponde all’imperativo spagnolo. In una frase composta viene usato quando il verbo della principale esprime dubbio, desiderio, valutazione, giudizio, emozione o sentimento10. Sono verbi come dudar, esperar e gustar. Questo vale anche per il congiuntivo italiano.

L’italiano e lo spagnolo usano il congiuntivo ed il subjuntivo anche nelle proposizioni finali. Sono frasi che chiariscono l’obiettivo dell’azione o il fatto che c’è nella frase

principale, e spesso contengono parole chiavi come para que/perché.

L’ultimo caso in cui entrambe le lingue usano il modo congiuntivo o subjuntivo è quando la frase principale è alla forma negativa.

6 Bosque/Demonte (1999: 3218) 7 Dardano/Trifone (1995: 449-450) 8 Serianni (1989: 475) 9

Abbiamo lasciato via i riferimenti nel testo.

10

(5)

1.2 Variazione: congiuntivo/subjuntivo o indicativo?

Ci sono casi in cui si può usare sia il congiuntivo che l’indicativo. Ma non è una scelta a caso, con il congiuntivo la frase ha un significato diverso dalla frase in cui si usa l’indicativo; così l’uso del congiuntivo può dissolvere un’ambiguità.

Il primo caso in cui c’è variazione tra subjuntivo/congiuntivo ed indicativo è nelle proposizioni concessive. Queste presentano un fatto che è in contrasto con quello che viene detto nella frase principale. Le proposizioni concessive se le costruiscono con l’indicativo quando l’ostacolo non è presentato come eventuale e quando non si sottolinea l’importanza o il carattere volontario del superamento dell’ostacolo11. Altrimenti, si usa il subjuntivo.

(1a) Mañana saldré, aunque haga (S)12 frío13.

(1b) Domani uscirò benché faccia (C) freddo.

(1c) Voy al trabajo, aunque hay (I) huelga de transportes.

(1d) Vado al lavoro, anche se c’è (I) lo sciopero dei trasporti.

Notiamo che l’uso del congiuntivo o indicativo italiano dipende dall’uso di anche se, che viene seguito dall’indicativo, o benché, che richiede il congiuntivo. In (1a) il freddo è l’ostacolo, che è eventuale ed il superamento di quell’ostacolo è volontario, e quindi

troviamo il subjuntivo. In (1c) l’ostacolo è lo sciopero dei trasporti, che non è eventuale ed il superamento di quell’ostacolo (normalmente) non è volontario, e quindi troviamo

l’indicativo.

Poi ci sono le proposizioni modali, che indicano il modo in cui si svolge un’azione. Si costruiscono queste proposizioni modali usano parole come como/come e como si/come se. In spagnolo ed in italiano si può costruirle con l’indicativo e con il subjuntivo/congiuntivo:

(2a) Me comporto como me dicen (I)14.

(2b) Mi comporto come mi dicono (I).

(2c) Pintaré la casa como tú me digas (S).

(2d) Imbiancherò la casa come mi dirai (I) tu.

11

Santos López (2004: 40)

12

Le abbreviazioni usate per le forme verbali sono C per il congiuntivo, CI per il congiuntivo imperfetto, S per il subjuntivo, IS per l’imperfecto de subjuntivo, FS per il futuro de subjuntivo, I per l’indicativo e COND per il condizionale.

13

Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 40)

14

(6)

Si usa l’indicativo quando la frase non è al futuro e quando non viene introdotta da como si/come se. Altrimenti, si usa il subjuntivo, come ci mostra la frase (2c). In italiano si usa più il futuro quando la frase è al futuro, come vediamo nella frase (2d).

1.3 Le differenze nella distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo La differenza più evidente c’è nel modo di esprimere incertezza. In spagnolo, nelle

proposizioni completive che sono introdotte da un verbo di opinione, troviamo l’indicativo (se non è alla forma negativa; in questo caso si usa il subjuntivo). In italiano, questo tipo di frase richiede il congiuntivo:

(3a) Creo que voy (I) a morir.

(3b) Credo che io vada (C) a morire.

(3c) No creo que vaya (S) a morir.

(3d) Non credo che io vada (C) a morire.

Vediamo che la frase (3a), spagnola ed affermativa, è l’unica frase che contiene l’indicativo. Le frasi negative e la frase italiana affermativa hanno il congiuntivo e subjuntivo. Spieghiamo la differenza fra i modi dopo creer e credere nel paragrafo 2.4.

Un altro modo di esprimere incertezza è mediante gli avverbi spagnoli quizás e tal vez (in italiano forse o può darsi). In spagnolo in questo caso si può usare sia l’indicativo sia il subjuntivo, mentre in italiano si usa sempre l’indicativo:

(4a) Tal vez me he (I) equivocado.

(4b) Tal vez me haya (S) equivocado.

(4c) Forse mi sono (I) sbagliato.

(4d) *Forse mi sia (C) sbagliato.

In questo caso l’uso del subjuntivo sembra una scelta più logica che usare

l’indicativo, visto che usando avverbi di dubbio il parlante indica che non è sicuro di quello che dice. Nell’esempio (4a) il parlante è più sicuro di aver sbagliato, nell’esempio (4b) ha più dubbi.

(7)

(5a) Las flores que te han regalado son (I) muy bonitas15.

(5b) I fiori che ti hanno regalato sono (I) molto belli.

(5c) Los que cumplan (S) el nuevo reglamento sufrirán sanciones.

(5d) Coloro che non adempiranno (I) al nuovo regolamento subiranno delle sanzioni.

(5e) Necesito un colaborador que sepa (S) inglés.

(5f) Ho bisogno di un collaboratore che conosca (C) l’inglese.

In (5a) e (5b) il parlante ha fiori specifici in mente: l’altra persona ha davvero ricevuto quei fiori. In (5c) e (5d) il soggetto dell’antecedente non è specificato, è una regola che vale per tutti. È più generale che (5a) e (5b): si tratta di qualsiasi persona che (al futuro) adempirà al nuovo regolamento. Nelle frasi (5e) e (5f) il soggetto dell’antecedente non è neanche specificato, ma ha luogo al presente e quindi anche in italiano troviamo il congiuntivo.

In entrambe le lingue si costruisce una proposizione comparativa con l’indicativo. Quando invece la seconda parte del paragone contiene de/di, l’italiano può usare l’indicativo, il congiuntivo o il condizionale, mentre lo spagnolo usa l’indicativo o il subjuntivo:

(6a) Es menos tonto de lo que tú crees (I)16.

(6b) È meno scemo di quanto tu creda (C).

(6c) Estoy más cansado de lo que te puedes (I)/puedas (S) imaginarte.

(6d) Sono più stanco di quanto potresti (COND) immaginare.

Poi ci sono le proposizioni temporali, che esprimono una relazione di tempo tra la subordinata e la reggente17. In spagnolo se le costruiscono con l’indicativo. Quando invece la subordinata ha un valore di futuro, si usa il subjuntivo, mentre l’italiano usa il futuro:

(7a) No me molestes mientras leo (I)18.

(7b) Non disturbarmi mentre leggo (I).

(7c) Cuando lo veas (S), dile que lo estoy buscando.

(7d) Quando lo vedrò (I) te lo dirò.

15

Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 38)

16

Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 40)

17

Dardano/Trifone (1995: 457)

18

(8)

Le frasi (7a) e (7b) non hanno un valore di futuro, ha luogo nel presente, e quindi troviamo l’indicativo sia in spagnolo sia in italiano. Le frasi (7c) e (7d) invece parlano del futuro, e nella frase (7c) spagnola è usato il subjuntivo e nella frase (7d) italiana è usato il futuro19.

L’ultimo caso che discutiamo in cui c’è una differenza fra l’italiano e lo spagnolo, è nelle ipotesi. In spagnolo si usa il subjuntivo nella subordinata, e nella principale si può usare sia il condizionale sia un altro subjuntivo, mentre in italiano si deve usare il condizionale nella principale:

(8a) Si hubieras (IS) hecho bien el trabajo, te hubieran (IS) pagado mejor20.

(8b) Si hubieras (IS) hecho bien el trabajo, te habrían (COND) pagado mejor.

(8c) Se tu avessi (CI) fatto bene il lavoro, ti avrebbero (COND) pagato meglio.

In tutte le frasi troviamo il congiuntivo imperfetto o imperfecto de subjuntivo nella subordinata. Nella frase (8a) vediamo che nella frase principale è usato il subjuntivo, mentre nella frase (8b) è usato il condizionale. L’uso del subjuntivo nella frase (8a) è però

considerato antiquato, l’uso del condizionale è più usuale. L’italiano richiede sempre il condizionale nella proposizione principale.

1.4 I casi problematici

Una parola che esprime un dubbio è possibilmente. Questo può essere seguito sia

dall’indicativo sia dal congiuntivo. Anche in spagnolo si trova l’indicativo ed il subjuntivo dopo posiblemente:

(9a) Possibilmente la Fiorentina batte (I)/batta (C) l’Ajax.

(9b) Posiblemente la Fiorentina bate (I)/bata (S) el Ajax.

L’uso dell’indicativo o del congiuntivo/subjuntivo dipende dalla quantità d’insicurezza del parlante. Quando il parlante è poco sicuro che la Fiorentina vincerà, userebbe il congiuntivo/subjuntivo, e quando è più sicuro si usa l’indicativo. Poi quando il parlante è ancora più sicuro di quello che dice, si potrebbe usare probablemente in spagnolo e probabilmente in italiano, che viene sempre seguita dall’indicativo:

19

Più avanti nel testo spieghiamo meglio la differenza nell’uso delle forme verbali dopo quando e cuando.

20

(9)

(10a) Probablemente Juan viene (I) mañana.

(10b) Probabilmente Gianni viene (I) domani.

Sarebbe più logico usare il subjuntivo dopo una parola come probabilmente, anche se questa parola indica un dubbio meno forte che possibilmente e per esempio forse, perché esprime probabilità.

Un altro modo per esprimere dubbio è con secondo me (in spagnolo según yo, o più frequentemente a mi parecer ed en mi opinión):

(11a) Según yo el diablo existe (I).

(11b) Secondo me il diavolo esiste (I).

Quando si dice questo è chiaro che il parlante ha dubbi sulla verità di quello che dice, non si sa se il diavolo esista veramente, ma viene seguito dall’indicativo (in spagnolo si potrebbe usare il subjuntivo). È ancora più strano che secondo me in italiano venga seguito dall’indicativo, quando si sa che mi sembra che, che può avere più o meno lo stesso significato, viene seguito dal congiuntivo.

Nello schema 1 vediamo una rassegna delle cose appena descritte:

Schema 1: La distribuzione delle forme verbali secondo Garzanti

Italiano Spagnolo

Tipo di frase C I Variazione21 S I Variazione

Frase semplice con desiderio x x

Frase principale alla forma negativa x x

Verbo nella principale che esprime dubbio, desiderio, valutazione, giudizio, emozione, sentimento

x x

Proposizioni concessive x x

Proposizioni modali x x

Proposizioni comparative introdotte da de/di

x x

Proposizioni finali x x

21

(10)

(Continuazione dello schema 1: La distribuzione delle forme verbali secondo Garzanti)

Italiano Spagnolo

Tipo di frase C I Variazione22 S I Variazione

Frase semplice con dubbio o supposizione x x

Subordinate temporali con valore di futuro

x x

Antecedente non-specificato x x

Avverbi di dubbio x x

Principali delle ipotesi x x

Protasi del periodo ipotetico al futuro x x

Verbi di opinione alla forma affermativa x x

Ora che abbiamo un’idea di cosa secondo le grammatiche sono le regole dell’uso del congiuntivo e subjuntivo, descriveremo le diverse teorie che esistono sul significato del subjuntivo. Poi facciamo l’analisi dell’uso del congiuntivo italiano e del subjuntivo spagnolo e proviamo a spiegare le differenze fra le due forme verbali, usando il romanzo La sombra del viento e la sua traduzione italiana L’ombra del vento23 di Carlos Ruiz Zafón.

22

L’uso dell’indicativo o del congiuntivo/subjuntivo dipende dal contesto.

23

(11)

2 Alcune teorie sul significato del modo congiuntivo e subjuntivo

Abbiamo visto che in generale sembra che sussisti l’ipotesi che il congiuntivo o il subjuntivo è usato quando non si rinvia ad un’entità concreta, ma che questo non spiega per il 100 percento l’uso del congiuntivo e del subjuntivo. Quindi non cerchiamo una regola fissa per la distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo, ma un significato. Per lo spagnolo, al

contrario dell’italiano, esistono tante teorie sul significato del modo subjuntivo.

Descriveremo ora queste teorie e poi proveremo ad adattarle alle costruzioni italiane che richiedono il congiuntivo.

2.1 Terrel e Hooper (1974): assertion, non-assertion e presupposition

Una teoria sul significato del subjuntivo è quella di Terrel e Hooper. Secondo loro il

complemento richiede l’indicativo, quando la proposizione espressa dal complemento viene asserita: assertion. Se questo non è il caso e quindi la proposizione non viene asserita, si tratta di non-assertion, ed il complemento richiede il subjuntivo. Poi c’è presupposition24, la presupposizione che la proposizione sia vera, che richiede l’indicativo quando si tratta di un’azione mentale, ed il subjuntivo nel caso di un commento.

Perciò è l’intenzione del parlante che è importante, le sue ragioni per presentare le informazioni, più che la verità della proposizione: il parlante asserisce la proposizione quando vuol far credere all’interlocutore che crede nella verità di questa proposizione, il che è logico quando si pensa al fatto che si usa l’indicativo anche quando si mente. Quando secondo il parlante la proposizione è un desiderio, ma non indica la verità, la proposizione non è asserita e quindi si usa il subjuntivo. Guardiamo gli esempi (12a), (12b) e (12c):

(12a) Es seguro que María está (I) enferma. ‘È sicuro che Maria è malata’.

(12b) Pedro me dijo que María está (I) enferma. ‘Pietro mi disse che Maria è malata’.

(12c) Dudo que María esté (S) enferma. ‘Dubito che Maria sia malata’.

Nell’esempio (12a) il parlante asserisce che Maria è malata: per il parlante c’è un tipo di conferma. Forse gliel’ha detto la madre o il medico, o forse è andato a trovarlo a casa, in ogni caso il parlante è convinto che Maria è malata. Nella frase (12b) María está enferma è

24

(12)

asserita, ed il fatto che Pietro l’abbia detto al parlante ci spiega com’è stata asserita. In (12c) la proposizione non è asserita né presupposta, il parlante non è sicuro della verità della proposizione; non sembra malata o forse l’ha vista fuori. È per questo che in casi come (12c) troviamo il subjuntivo.

Spieghiamo meglio il termine presupposition: presupposition (o presupposizione) vuol dire che il parlante presume che la proposizione sia vera.Sappiamo che si tratta di presupposizione quando la negazione della frase intera non cambia la verità della proposizione:

(13a) Estoy contento de que Juan haya (S) comprado un coche. ‘Sono contento che Gianni abbia comprato una macchina’.

(13b) No estoy contento de que Juan haya (S) comprado un coche. ‘Non sono contento che Gianni abbia comprato una macchina’.

(13c) Creo que Daniel es (I) inteligente. ‘Credo che Daniele sia25 intelligente’.

(13d) No creo que Daniel sea (S) inteligente. ‘Non credo che Daniele sia intelligente’.

Nell’esempio (13a) il parlante semplicemente dice di essere contento che Gianni abbia comprato una macchina, per qualsiasi ragione. Se cambiamo ‘estoy contento’ in ‘no estoy contento’, come in (13b), è sempre vero che Gianni ha comprato una macchina. La negazione della frase cambia solo il commento del parlante riguardante la proposizione, ma non cambia la verità di questa proposizione e quindi in (13b) abbiamo a che fare con presupposizione. E visto che si tratta di un commento sulla proposizione, viene usato il subjuntivo. Questi esempi contrastano con (13c) e (13d). La proposizione che Daniele è intelligente viene asserita nella frase (13c), ma la verità di questa proposizione non è

presupposta. Questo lo vediamo nell’esempio (13d): la proposizione è sempre la stessa che in (13c), ma per l’aggiunta della negazione adesso Daniele non è più intelligente. Poiché si tratta di un’azione mentale, in (13c) viene usato l’indicativo ed in (13d) viene usato il subjuntivo.

Ora proviamo ad applicare questa teoria sull’italiano, e lo facciamo con gli esempi (14a), (14b) e (14c)26:

25

In spagnolo troviamo l’indicativo invece di un subjuntivo, ma in italiano in questo caso non è grammaticale usare l’indicativo e quindi non abbiamo tradotto letteralmente la frase spagnolo ma abbiamo usato il

(13)

(14a) È sicuro che Maria è (I) malata.

(14b) Pietro mi disse che Maria è (I) malata.

(14c) Dubito che Maria sia (C) malata.

Gli esempi sono gli stessi che quegli spagnoli e quindi in (14a) e (14b) si tratta di assertion e in (14c) si tratta di non-assertion. Le forme verbali usate sono dunque le stesse che negli esempi spagnoli: in (14a) e (14b) troviamo l’indicativo e in (14c) viene usato il subjuntivo. Fino a questo momento non abbiamo incontrato problemi con l’applicazione della teoria. Ora guardiamo agli esempi che abbiamo usati per indicare la differenza tra presupposition ed assertion:

(15a) Sono contento che Gianni abbia (C) comprato una macchina.

(15b) Non sono contento che Gianni abbia (C) comprato una macchina.

(15c) Credo che Daniele sia (C) intelligente.

(15d) Non credo che Daniele sia (C) intelligente.

Gli esempi (15a) e (15b) sono gli stessi che in spagnolo e quindi la spiegazione è la stessa: la negazione della frase non cambia la verità di questa proposizione e quindi in (15b) abbiamo a che fare con presupposizione, e troviamo il subjuntivo. Notiamo che in (15c) troviamo il congiuntivo dove in spagnolo viene usato l’indicativo perché la proposizione viene asserita. In italiano è anche possibile usare l’indicativo dopo credere, ma non è convenzionale, perché le azioni mentali in italiano normalmente richiedono il congiuntivo27. L’esempio (15d) ha la stessa struttura come in spagnolo: la negazione cambia la verità della proposizione e viene usato il congiuntivo.

2.2 Lunn (1989): prototype of assertability28

Una teoria che elabora estesamente l’idea di assertion, non-assertion e presupposition nello spagnolo è quella di Patricia Lunn. Non ha solo svolto una ricerca su quando viene usato usato il subjuntivo, ma anche sul perché viene usato: quali sono le caratteristiche di ‘subjunctivizable information’?

26

Usiamo gli stessi esempi che abbiamo usato per spiegare la teoria per lo spagnolo, in modo che diventi più chiaro se la teoria è applicabile all’italiano allo stesso modo come in spagnolo.

27

Il caso creer/credere lo discussiamo più avanti.

28

(14)

Quando i parlanti dello spagnolo usano l’indicativo, il più delle volte si tratta di informazioni rilevanti. Questo implica che spesso si tratta di informazioni nuove, il che è logico quando si tiene in mente che informazioni già note non sono (le più) rilevanti. Peraltro questo non significa che ‘subjunctivizable information’ non può essere rilevante, ma è di poca importanza per il miglioramento della representazione del mondo dell’interlocutore.

Lo spagnolo distingue due categorie di informazioni che non sono asseribili. La prima è informazione che non è vera, che non viene asserita perché con questa non viene aggiunto niente di vero alla representazione del mondo dell’interlocutore. La seconda categoria è quella delle informazioni presupposte, che non vengono asserite perché non aggiungono niente di nuovo alla representazione del mondo dell’interlocutore. Le due categorie se le possono suddividere in uno schema:

Schema 2: Subjuntivo ed indicativo secondo Lunn29

meno asseribile asseribile meno asseribile

falsa sia vera che nuova vecchia

SUBJUNTIVO INDICATIVO SUBJUNTIVO

Nello schema 2 vediamo che le informazioni che possono essere asseribili devono essere sia vere che nuove. Diamo un esempio: il caso Joran van der Sloot. Il giornalista olandese Peter R. de Vries gli aveva fatto cadere in trappola e così Van der Sloot, dopo anni di negazione, aveva confessato di aver fatto sparire la ragazza americana Nathalie Holloway. È un caso in cui con regolarità escono fuori nuove notizie. Joran aveva confessato perché era stato interrogato da un sedicente amico, che risultò una spia, ma più tardi sostenava che era stato tutto uno scherzo, che era stato stupido. Quindi all’inizio la confessione era ‘hot news’, più tardi invece ne veniva rinviato come informazioni vecchie di cui era raccontato qualcosa di nuovo. Questo non vuol dire che le notizie precedenti non erano più vere, ma questi fatti sono a quel punto meno importanti. Così nel giornalismo, non come nel linguaggio quotidiano ‘normale’, viene fatto buon uso della distinzione tra informazioni vecchie e nuove.

Secondo Lunn30 e linguistici come Haverkate, i giornalisti portano notizie già note con il subjuntivo, cossiché i lettori sanno che possono prestare meno attenzione a questi fatti e ci si possono concentrare sulle nuove informazioni. Quindi un titolone sul giornale userà l’indicativo, nel testo stesso verrà usato più spesso il subjuntivo. La costruzione usata il più

29

Traduzione mia della scheda presa da Lunn (1989: 691).

30

(15)

frequentemente per rinviare a notizie già note è con tutta probabilità el hecho de que (‘il fatto che’). Si può usare el hecho de que solo quando le informazioni nella frase sono già note (e non si ha dubbi sulla verità di queste informazioni), sia perché sono già scritte nell’articolo sia perché sono fatti dati per risaputo. Dato che il parlante/scrittore è già a conoscenza dei fatti e commenta questi fatti, in queste costruzioni si usa il subjuntivo. Quindi se il titolone del giornale è ‘Joran van der Sloot finalmente confesa’(‘Joran van der Sloot finalmente confessa’), queste notizie sono nuove e anche vere, e quindi viene usato l’indicativo. Quando più avanti nel giornale viene fatto riferimento alla confessione di Van der Sloot, è ancora vero ma non è più informazione nuova e quindi viene usato il subjuntivo: ‘El hecho de que Joran haya (S) confesado extrañamente no significa que irá en prisión’ (‘Il fatto che Joran abbia confessato stranamente non significa che andrà in prigione’). A mio parere questa parte della teoria di Lunn non è molto convincente, visto che si usa il subjuntivo per fare commenti su notizie. Evidentemente non si può commentare qualcosa di cui non si è a conoscenza, e quindi si tratta sempre di notizie già note, ed è questo che spiega l’uso del subjuntivo invece dell’idea del giornalista di indicare ai lettori quale sono le notizie più importanti.

La teoria di Lunn spiega così l’uso di due paroleche possono essere seguiti sia dall’indicativo che dal subjuntivo, ma con una differenza di significato: le congiunzioni aunque esi. Spieghiamo la differenza (secondo Lunn) tra aunque seguito dall’indicativo e aunque con il subjuntivo mediante gli esempi (16a) e (16b):

(16a) Aunque es (I) mi hija, la encuentro muy guapa31. ‘Anche se è mia figlia, la trovo molto bella’.

(16b) Aunque sea (S) mi hija, la encuentro muy guapa32. ‘Anche se sia mia figlia, la trovo molto bella’.

Quando nella subordinata viene usato l’indicativo, come nell’esempio (16a) significa che l’informazione che contiene è vera ed anche rilevante. È un fatto che è la figlia del parlante, e secondo lui/lei è una bella ragazza. Quando si sostituisce l’indicativo con il subjuntivo, il significato della frase cambia e può avere due significati (di cui uno meno probabile). In questo caso il fatto che sia la figlia del parlante non viene considerato molto importante, l’importante è che la trova bella. Il significato meno probabile ma sempre possibile della frase (16b) è che il parlante non è sicuro che la ragazza sia sua figlia, ma la

31

Lunn (1989: 697)

32

(16)

trova bella comunque. In italiano questo non funziona in questo modo, visto che non c’è la scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo: anche se regge l’indicativo33.

Lunn spiega anche il significato di si34. Come sappiamo, si può essere seguito sia dall’indicativo che dal subjuntivo. Questo significa che c’è qualcosa da asserire in un

complemento con si: la proposizione potrebbe essere vera. Il subjuntivo dopo si se l’usa solo per indicare ciò che Lunn chiama ‘contrary-to-fact information’35. L’imperfecto de

subjuntivo viene usato nei complementi che contengono informazioni contrary-to-fact, quando si è sicuri che la proposizione non è vera. Guardiamo l’esempio (17), il che è una possibile risposta su una richiesta di aiuto:

(17) Si tuviera (IS) tiempo, te ayudaría36. ‘Se avessi tempo, ti aiuterei’.

In questa frase, il parlante non asserisce il complemento contenente si, e così

l’interlocutore deve interpretare la frase. L’interlocutore trarrà la conclusione che il parlante vuol dire che non ha tempo e per questo non gli aiuterà. In questo modo l’interlocutore deve dedurre che cosa il parlante vuol dire, senza che il subjuntivo asserisca la conclusione negativa.

Ora guardiamo ad un esempio particolare:

(18) Perdona que te interrumpa (S)37. ‘Perdona che ti interrompi’.

Notiamo che viene usato il subjuntivo, ma perché? Questa frase non contiene nessuna informazione importante, perché il parlante quando dice ‘perdona que te interrumpa’ ha già interrotto l’altra persona: sono informazioni vecchie che non hanno importanza e per questo è usato il subjuntivo. Lo spazio che c’è tra assertion (indicativo) e non-assertion (subjuntivo) può essere schematizzato in questo modo38:

33

Dardano/Trifone (1995: 464)

34

L’uso del se italiano è lo stesso che del si spagnolo, quindi spieghiamo solo l’uso spagnolo.

35 Lunn (1989: 698) 36 Lunn (1989: 699) 37 Lunn (1989: 694) 38

(17)

assertion non-assertion

indicativo indicativo imperfecto condicional subjuntivo

2.3 De Jonge (2006): un’alternativa rilevante

Un’altra teoria sul significato del subjuntivo è quella di De Jonge, che è paragonabile a quella di Igor Dreer (2001), ma specificatamente spagnolo. Questa teoria39 dice que “el subjuntivo indica que hay una alternativa relevante en el contexto, independientemente de la situación real del evento en cuestión”. Quindi vale anche per questa teoria che non importa se l’evento è vero o no; ciò che importa è se c’è un’alternativa per l’evento. Il subjuntivo viene usato quando c’è un’alternativa rilevante per l’evento espresso dal verbo, mentre l’indicativo viene usato come affermazione dell’evento espresso dal verbo. Dimostriamo questa teoria con gli esempi (19a), (19b) e (19c):

(19a) Es cierto que este libro es (S) nuevo. ‘È certo che questo libro è nuovo’.

(19b) Pedro me dijo que este libro es (S) nuevo. ‘Pietro mi disse che questo libro è nuovo’.

(19c) Dudo que este libro sea (I) nuevo. ‘Dubito che questo libro sia nuovo’.

Nell’esempio (19a) è certo che il libro è nuovo, non c’è nessun dubbio. Quindi non c’è un’alternativa rilevante e viene usato l’indicativo. Anche nell’esempio (19b) si vede l’indicativo, anche se il parlante non n’è completamente sicuro. Ma il fatto che Pietro l’abbia detto è sufficiente per presumere che il libro sia veramente nuovo, e quindi non c’è

un’alternativa rilevante e viene usato l’indicativo. L’esempio (19c) ovviamente è diverso da (19a) e (19b). Qui il parlante esprime i suoi dubbi sul fatto che il libro sia nuovo, forse perché sembra sciupato o qualcosa del genere. Un dubbio indica che non c’è sicurezza sulla verità e quindi c’è un’alternativa rilevante, cioè il libro è usato. Non sorprende che in questa frase troviamo il subjuntivo.

Ora guardiamo se questa teoria è applicabile all’italiano. Usiamo gli stessi esempi che in spagnolo:

39

(18)

(20a) È certo che questo libro è (I)/sia (C) nuovo.

(20b) Pietro mi disse che questo libro è (I) nuovo.

(20c) Dubito che questo libro sia (C) nuovo.

Vediamo che nelle frasi (20b) e (20c) non ci sono differenze in confronto allo spagnolo: in (20b) la proposizione viene asserita e viene usato l’indicativo, in (20c) la proposizione non viene asserita e viene usato il congiuntivo. Ma nella frase (20a) sì che c’è differenza in confronto allo spagnolo: si ha la scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo. C’è una preferenza per l’uso dell’indicativo, ma è anche grammaticale una frase con è certo ed il congiuntivo, e per una frase negativa c’è perfino una preferenza per l’uso del congiuntivo40. La scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo è notevole perché usando è certo ovviamente si sa che si tratta di certezza e quindi di assertion, che normalmente richiede l’indicativo.

2.4 Dreer (2001): Occurrence System41

Un’altra teoria che è descritta per una lingua specifica è quella di Igor Dreer, che ha studiato il subjonctif francese, ma vale per tutte le lingue che hanno in comune l’uso del congiuntivo. Spieghiamo questa teoria mediante un esempio in italiano:

(21a) Credo che sono (I) bello.

(21b) Credo che sia (C) bello.

Questa differenza nell’uso del modo la possiamo spiegare con l’approccio text to sign di Dreer, che ha inventato l’Occurrence System: se viene usato l’indicativo o il congiuntivo dipende dall’esistenza o l’assenza di un’alternativa. Ci sono due possibilità: si tratta di occurrence (“an observable or expected development of a spatio-temporal-existential situation indicated by the verb”42) o di alternative to occurrence (“contextual information – the negated counterpart of a spatio-temporal-existential situation indicated by the

Subjunctive”43). Questo significa che secondo la teoria di Dreer44, usando l’indicativo, il parlante vuole presentare eventi o fatti reali, ed usando il subjonctif presenta eventi o fatti ma non esclude che ci sono altri eventi o fatti possibili, anche se a questo momento non sono

40

Brinker (2002: 254)

41

Dreer, I. (MS): Alternative in Textual Analysis: the Subjunctive versus the Indicative in French.

(19)

reali. Il verbo credere in italiano può essere seguito sia dall’indicativo che dal congiuntivo45, quindi c’è variazione. Nel primo caso si è convinti di dire la verità, si è determinati. In questo caso si usa l’indicativo, come nella frase (21a): si tratta di una persona sicura che non crede che esista la possibilità di non essere bello, è davvero convinto di essere bello. Quando si tratta di alternative to occurrence si dà per scontato che c’è un’alternativa rilevante. In questo caso viene usato il congiuntivo, come nella frase (21b): la persona è insicura e crede che ci sia un’alternativa rilevante, cioè non essere bello. Con questo sistema si può anche spronare la gente a dare una certa risposta: quando uno pone una domanda che contiene l’indicativo ad una persona insicura, forse questa persona inclinerebbe a dare una risposta affermativa.

Sappiamo che in spagnolo il verbo creer viene sempre seguito dall’indicativo. Con la teoria di Dreer possiamo spiegare perché in spagnolo il verbo creer viene seguito

dall’indicativo mentre le frasi negative con creer, quindi con no creer, richiedono il subjuntivo. Questo lo spieghiamo con gli esempi (22a) e (22b):

(22a) Creo que puedo (I) ayudarte. ‘Credo che ti posso aiutare’.

(22b) No creo que yo pueda (S) ayudarte. ‘Non credo che io ti possa aiutare’.

L’esempio (22a) è una frase affermativa contenente creer e quindi l’indicativo. In questo caso si tratta di occurrence: il parlante crede (o vuol far credere) in quello che dice. C’è per esempio un medico che dice al paziente che crede di poter aiutargli. Anche se ha dubbi lo può dire usando l’indicativo per dare speranza al paziente. Quindi è molto probabile o sicuro che il parlante può aiutare l’altro, il parlante crede in questo o vuol far credere l’altro che è così.L’esempio (22b) è una frase negativa che contiene no creer e quindi il subjuntivo. Qui si tratta di alternative to occurrence: il parlante crede nell’alternativa, cioè di non poter aituare l’interlocutore. È un’alternativa rilevante e quindi viene usato il subjuntivo.

Adesso che abbiamo visto che questa teoria è valide per lo spagnolo, guardiamo se questa teoria funziona anche per l’italiano, usando gli stessi esempi:

(23a) Credo che ti possa (C) aiutare.

(23b) Non credo che io ti possa (C) aiutare.

45

(20)

L’esempio (23a), con la forma affermativa di credere, non contiene l’indicativo come in spagnolo, ma il congiuntivo. Secondo Dreer in questo caso si tratta di alternative to

occurrence: il parlante crede nell’alternativa. L’esempio (23b), con una negazione ed il verbo credere, anche contiene il congiuntivo. Proprio come in (23a) si tratta di alternative to occurrence: il parlante crede nell’alternativa.

Proviamo a spiegare questo uso dell’indicativo e del congiuntivo dopo credere con le altre teorie. Secondo la teoria di Terrel e Hooper quello che viene dopo credere è assertion; il parlante conferma quello che segue al verbo ed è sicuro di quello che dice, e quindi viene seguito dall’indicativo. Secondo Dreer e De Jonge, dopo credere segue quello che secondo te è vero, ed anche se credenze non sono mai sicure, non credi in un’alternativa. L’alternativa ci può essere, ma questa non è un’alternativa rilevante. Se l’indicativo viene usato è indice di (grande) certezza (o una grande bugia: se uno deve difendersi di fronte alla polizia, vuole essere il più credibile possibile e quindi usa l’indicativo mentre sa che sta dicendo bugie). L’uso italiano di credere si potrebbe spiegare con la teoria di De Jonge: credere indica sempre che si tratta di un’opinione o di una valutazione e quindi c’è sempre un grado di soggettività. Usando l’indicativo si indica di essere più o meno certo di se stesso, non si vede un’alternativa rilevante, ma usando il subjuntivo/congiuntivo si lascia spazio ad altre idee. Per esempio a metà della stagione calcistica si può dire che si aspetta che l’Inter vincerà lo scudetto, ma la stagione è ancora lunga e può ancora succedere di tutto. Si può anche dire che l’Inter vincerà lo scudetto, quando ci sono solo poche partite da giocare e l’Inter ha un vantaggio considerevole sulle altre squadre: nel primo caso c’è ancora tanta insicurezza e quindi si direbbe ‘credo che l’Inter vinca lo scudetto’ (un interista userebbe più l’indicativo) e nel secondo caso c’è più sicurezza e quindi si userebbe più l’indicativo il congiuntivo: ‘Credo che l’Inter vince lo scudetto’. In una discussione uno può esprimere la sua opinione con ‘io credo che sia così’, il che indica che è aperto ad altre opinioni che eventualmente potrebbero convincergli: cioè alternative rilevanti. E negando la frase resta che il parlante crede in un’alternativa rilevante.

Abbiamo dunque spiegato l’uso italiano di credere ed il modo con le teorie che spiegano anche l’uso spagnolo, ma la domanda è com’è possibile che due lingue della stessa famiglia linguistica – le lingue romanze – hanno una differenza talmente grande nell’uso del congiuntivo/subjuntivo in materia di azione mentale46.

46

(21)

2.5 I casi problematici

Ora guardiamo i casi problematici italiani e spagnoli dell’introduzione. Sono problemi che non riusciamo a spiegare con la teoria comune che il congiuntivo o il subjuntivo viene usato quando non viene rinviato ad un’entità concreta, ma sarà possibile spiegarli usando le teorie appena spiegate?

Il primo problema esiste sia in spagnolo che in italiano: gli avverbi di possibilità spesso vengono seguiti dall’indicativo. In italiano questo vale per forse, che ovviamente esprime un dubbio, esprime incertezza, e quindi sarebbe logico usare il congiuntivo ma invece richiede l’indicativo. Prendiamo gli esempi dell’introduzione e guardiamo se le teorie spiegate ci danno una spiegazione per l’uso dell’indicativo dopo forse:

(24) Forse è (I) vero quello che si dice.

Nell’esempio (24) il parlante non è sicuro della verità di quello che si dice, e per questo usa forse. Secondo la teoria di Dreer questo potrebbe essere un caso di alternative to occurrence, visto che possibilmente c’è l’alternativa che non si dice la verità, e quindi in questo caso si dovrebbe usare il congiuntivo. Questa è anche la conclusione della teoria di De Jonge, perché c’è un’alternativa che potrebbe essere rilevante. La proposizione non viene nemmeno asserita e quindi secondo Terrel e Hooper e Lunn si tratta di non-assertion ed in questa frase si dovrebbe trovare il congiuntivo.

Gli avverbi di possibilità spagnoli più usati, tal vez e quizá, più igual e lo mismo, possono essere seguiti da sia l’indicativo che il subjuntivo. Guardiamo gli esempi (25a) e (25b)47:

(25a) Tal vez he (I) soñado. ‘Forse ho sognato’.

(25b) Tal vez haya (S) soñado. ‘Forse abbia sognato’.

L’esempio (25a) è paragonabile all’esempio italiano e lo possiamo spiegare allo stesso modo, e quindi discussiamo solo l’esempio (25b). Il parlante di (25b) si è svegliato e non si ricorda se ha sognato o no, quindi non è sicuro della sua visione e c’è un forte dubbio. Secondo l’Occurrence System di Dreer si potrebbe trattare di alternative to occurrence,

47

(22)

perché c’è l’alternativa che il parlante non ha sognato. Se questa alternativa è rilevante si usa il subjuntivo, anche usando la teoria di De Jonge. Secondo Terrel e Hooper e Lunn è un esempio di non-assertion perché la proposizione non viene asserita e quindi anche secondo questa teoria si dovrebbe usare il subjuntivo.

Il problema più grande degli avverbi di possibilità spagnoli è a lo mejor, che ha anche il significato di ‘forse’ ma richiede sempre l’indicativo, mentre gli altri avverbi di possibilità possono essere seguiti da sia l’indicativo che il subjuntivo. Possiamo dunque concludere che ci deve essere una differenza di significato tra tal vez, quizá ed a lo mejor.

Poi ci sono gli avverbi di probabilità. La differenza tra questi avverbi e gli avverbi di possibilità è che gli avverbi die possibilità esprimono un dubbio più forte, gli avverbi di probabilità esprimono più certezza, indicano quale secondo il parlante è l’opzione più logica. Chi usa un avverbio di possibilità ha meno preferenza per una delle opzioni. Discutiamo probabilmente e probablemente, che entrambi richiedono l’indicativo:

(26) Probablemente Juan viene (I) mañana. ‘Probabilmente Gianni viene (I) domani’.

Secondo la teoria di Dreer è un caso di alternative to occurrence: è probabile che Gianni venga domani. Questa alternativa c’è ma non è così rilevante, perché il parlante usa probabilmente invece di un avverbio di possibilità; la chance che viene è più grande che la chance che non viene. Questo potrebbe spiegare l’uso dell’indicativo in questa frase. Le teorie di Terrel e Hooper e Lunn non ci spiegano l’uso dell’indicativo perché secondo queste teorie si tratta di non-assertion e quindi si dovrebbe usare il subjuntivo. L’uso dell’indicativo dopo probabilmente ed il subjuntivo dopo probablemente è ancora più notevole se teniamo in mente che è probabile viene seguito dal congiuntivo ed anche es probable richiede il

subjuntivo, visto che hanno lo stesso significato che probabilmente e probablemente. Usare secondo me/según yo è anche un modo per indicare che si tratta della opinione del parlante e che quindi c’è soggettività. In questo caso si aspetterebbe il

congiuntivo/subjuntivo, ma troviamo l’indicativo. Guardiamo l’esempio (27):

(23)

In questo esempio l’oggetto è qualcosa insicura, non si sa se il diavolo esista. È dunque notevole che in questo caso si deve usare l’indicativo, anche se si tratta di

un’opinione e di una cosa insicura. In questo modo si esclude la possibilità che non esista, si asserisce un’opinione. E come si può spiegare che secondo me richiede l’indicativo, quando si sa che mi sembra che, che ha più o meno lo stesso significato, viene seguito dal

congiuntivo? Come con gli altri casi problematici, anche questo non lo possiamo spiegare usando le diverse teorie. Secondo Dreer e De Jonge c’è un’alternativa rilevante (cioè che non esiste) e quindi si aspetterebbe il subjuntivo. Non si tratta nemmeno di assertion e quindi anche le teorie di Terrel e Hooper e Lunn non spiegano l’uso dell’indicativo dopo secondo me e según yo.

Poi c’è il problema che è necessario che ed es necesario que richiedono il

congiuntivo/subjuntivo. Una spiegazione potrebbe essere che con è necessario che si esprime un’opinione, ed indica che a questo momento quello che deve fare non è ancora fatto e quindi non viene rinviato ad un’entità concreta, come in questo esempio:

(28) Es necesario que lo haga (S). È necessario che lo faccia (C).

(24)

3 Descrizione del corpus

In questi paragrafi spieghiamo in cosa consiste la ricerca e l’ipotesi di questa tesi e guardiamo i risultati. Prima descriviamo il corpus e spieghiamo quali forme verbali sono adatte per studiare le differenze tra il congiuntivo e subjuntivo. Guarderemo i risultati delle ricerche per poi spiegare cosa troveremo nell’analisi e daremo uno schema delle categorie che sono usate nell’analisi.

3.1 Carloz Ruiz Zafón – La sombra del viento

Il corpus della ricerca consiste in un romanzo che si chiama La sombra del viento, e la sua traduzione italiana di Lia Sezzi, L’ombra del vento. È un romanzo scritto nel 2001 da Carlos Ruiz Zafón, che in Spagna fu pubblicato da Planeta (quarta edizione, 2006) ed in Italia da Mondadori (prima edizione Oscar bestsellers, 2006). Abbiamo letto la versione italiana ed annotato tutti i congiuntivi. Poi abbiamo preso la versione spagnola ed abbiamo annotato tutti i subjuntivos, compreso quelli che non hanno un congiuntivo nella versione italiana. Così abbiamo fatto una lista con tutte le frasi che in italiano hanno il congiuntivo o in spagnolo il subjuntivo o tutti e due. Il corpus consiste solo nelle frasi che in entrambe le lingue sono state tradotte alla stessa maniera.

Il libro48 racconta la storia di un proprietario di un negozio di libri usati che una mattina nel 1945 porta suo figlio Daniel Sempere ad un posto dove ci sono migliaia di libri dimenticati: il Cimitero dei Libri Dimenticati a Barcellona. Qui Daniel può scegliere uno dei libri e lui sceglie un romanzo di Julián Carax, uno scrittore sconosciuto. Vuole sapere di più del libro e del suo scrittore ma questo pare essere un problema; nessuno lo conosce e non si possono trovare i suoi libri perché qualcuno li ha bruciati tutti. Diventa una ricerca alla storia dello scrittore, in cui viene assistito dal suo amico Fermín Romero de Torres. Rintracciano alcuni amici e nemici di Julián e loro li aiutano a scoprire la vera storia di Julián Carax e dei suoi libri, ma più si avvicinano la verità, più segreti e pericoli incontrano.

3.2 Ricerca ed ipotesi

Per studiare l’uso del congiuntivo e del subjuntivo sono stati esaminati: - Tutte le forme del congiuntivo:

* Congiuntivo presente (C) – (29) Dicono che sia (C) molto bella. (L’ombra del vento 37)

48

(25)

* Congiuntivo imperfetto49 (CI) – (30) Il cuore mi batteva come se volesse (CI) aprirsi un varco nel petto e fuggire via. (L’ombra del vento 8)

- Tutte le forme del subjuntivo:

* Presente de subjuntivo (S) – (31) Porque quiero que me digas (S) si tengo que enviarla o no. (La

sombra del viento 288)

* Pretérito imperfecto de subjuntivo (IS) – (32) Dejé que mi mano rozase (IS) las avenidas de lomos expuestos, tentando mi elección. (La sombra del viento 17)

* Futuro de subjuntivo (FS) – (33) [...] dispuesto a cubrir los hechos que fueren (FS) menester para que su crónica negra llegase antes del cierre de la edición [...] (La sombra del viento 183)

3.2.1 Alcuni commenti

- Solo vengono contate le forme verbali se in almeno una delle lingue viene usato il congiuntivo o il subjuntivo.

- Se in una frase ci sono due forme verbali uguali (per esempio due congiuntivi) vengono contate tutte e due50.

(34) Nessuno sapeva chi fosse (CI) o perché lo facesse (CI). (L’ombra del vento 29-30)

- Non è sempre chiaro se si tratta di un indicativo o di un congiuntivo. Si tratta spesso della prima persona plurale, per cui l’indicativo ed il congiuntivo (presente) sono gli stessi. Per esempio:

(35) È più forte di quanto pensiamo (I/C). (L’ombra del vento 149)

In questo caso non viene contata la forma verbale. Se dopo una parola o costruzione che richiede il congiuntivo ci sono due verbi, da cui uno è certamente un congiuntivo, ammettiamo che anche l’altro verbo è un congiuntivo e quindi viene contato. Per esempio:

(36) Non posso permettere che tu scompaia (C) per sempre dalla mia vita e mi dimentichi (C). (L’ombra del vento 136)

- Non sono contati gli imperativi:

49

Incluso il congiuntivo trapassato.

50

(26)

(37) Non dica (IMP) spropositi, Fermín. (L’ombra del vento 103)

Sono invece contati gli ordini che non contengono imperativi ma che si esprimono con verbi di influenza, per esempio:

(38) Voglio che tratti (C) mio figlio come se fosse un’idiota, d’accordo? (L’ombra del vento 94)

- Non sono contate le frasi che nella traduzione italiana ha una struttura diversa di quella spagnola:

(39a) No, è una benedizione. (L’ombra del vento 213)

(39b) No, como si fuese una benedición [...] (La sombra del viento 270)

Ovviamente c’è una grande differenza di struttura tra (39a) e (39b). Nella frase (39a) viene confermato che è veramente una benedizione, mentre nella frase (39b), aggiungendo ‘come se’ e dunque richiedendo il congiuntivo, viene detto che assomiglia a una benedizione, che è quasi una benedizione e quindi non è veramente una benedizione. In questo caso la differenza di struttura è troppo grande per comparare bene l’uso della forma verbale delle due lingue.

Nei capitoli seguenti guardiamo all’uso dell’indicativo e del congiuntivo o subjuntivo, applicato su La sombra del viento e L’ombra del vento. Ho scelto di usare questo romanzo come corpus perché è un libro recente scritto in spagnolo moderno da uno scrittore che lavora anche come giornalista e che scrive con cura.

Le due questioni di questa tesi sono:

a. Fra l’italiano e lo spagnolo, c’è differenza di distribuzione fra il congiuntivo ed il subjuntivo?

b. Nel caso affermativo, c’è differenza di significato?

L’ipotesi è di sì, perché sia il congiuntivo che il subjuntivo ha il proprio fondamento nel latino volgare, da cui si sono sviluppati separatamente fino alla forma attuale, e

(27)

3.3 I risultati

Per l’analisi abbiamo studiato l’uso del congiuntivo e del subjuntivo ne L’ombra del vento / La sombra del viento di Carlos Ruiz Zafón. Questa è la distribuzione totale di queste forme verbali italiane ne L’ombra del vento:

Grafiche 1 e 2: Distribuzione totale dell’indicativo e del congiuntivo nel corpus acquisto ne L’ombra

del vento 661 128 0 100 200 300 400 500 600 700 Congiuntivo Indicativo Congiuntivo Indicativo 84% 16% Congiuntivo Indicativo

Si vede che ci sono 789 forme verbali in totale, di cui 661 congiuntivi (il 83,8 per cento) e 128 indicativi (il 16,2 per cento). Adesso prima guardiamo i risultati per lo spagnolo in confronto a quelli italiani e poi spieghiamo qual’è l’obiettivo di questa tesi.

Grafiche 3 e 4: Distribuzione totale dell’indicativo e del congiuntivo e subjuntivo nel corpus

128 285 0 50 100 150 200 250 300 Indicativo I Indicativo S Indicativo I Indicativo S 661 504 0 100 200 300 400 500 600 700 Congiuntivo Subjuntivo Congiuntivo Subjuntivo

(28)

Tabella 1: Distribuzione delle forme verbali

Forme verbali Tassi

Congiuntivo-Subjuntivo 376 / 47,7%

Congiuntivo-Indicativo 285 / 36,1%

Indicativo-Subjuntivo 128 / 16,2%

Altro-Subjuntivo 280

Congiuntivo-Altro 180

Nella tabella 1 vediamo che la maggior parte del corpus consiste di frasi che in entrambe le lingue contengono il congiuntivo o il subjuntivo: il 47,7 per cento. Troviamo poco più meno congiuntivo-indicativo (il 36,1 per cento) e solo le situazioni in cui troviamo un indicativo in italiano e un subjuntivo uno spagnolo sono poche: il 16,2 per cento. Quindi ci sono

decisamente più casi in cui l’italiano usa il congiuntivo e lo spagnolo usa l’indicativo, che al contrario. Le ultime duecifrenon hanno un percentuale perché non fanno parte del corpus. ‘Altro’ vuol dire che la frase contiene né indicativo nécongiuntivo/subjuntivo, ma per esempio un infinitivo o la frase ha una struttura diversa (si veda l’esempio 11). Possiamo osservare che in italiano ci sono molti più casi in cui troviamo ‘altro’, questo è soprattutto per le costruzioni con l’infinitivo. Per esempio:

(40a) Le proibisco di prendere iniziative. (L’ombra del vento 152)

(40b) Le prohíbo terminantemente que haga (S) nada. (La sombra del viento 191)

Queste frasi non sono nel corpus, perché possiamo solo usare le frasi che hanno un indicativo o congiuntivo/subjuntivo in entrambe le lingue.

Nei paragrafi seguenti vediamo come vengono usate queste forme secondo le diverse categorie in cui abbiamo suddiviso le costruzioni che richiedono il congiuntivo o il

subjuntivo. Il corpus l’abbiamo suddiviso in quattro gruppi: congiuntivo-subjuntivo,

congiuntivo-indicativo, indicativo-subjuntivo e ‘variazione’. Abbiamo guardato quali sono le parole importanti per la scelta tra il congiuntivo/subjuntivo o l’indicativo, e poi le abbiamo suddivise in varie categorie. Questo l’abbiamo fatto per avere un’idea migliore delle

(29)

quello che ci raccontano le grammatiche. Le categorie che consistono in tre o più parole, le troviamo nello schema 351:

Schema 3: Le categorie

Categoria Cosa contiene

Negazioni Frasi che contengono negazioni tipo non c’è … che…52: (41) Non c’era giorno in cui Sanmartí non mi invitasse (CI) a cena, a teatro o al cinema. (L’ombra del vento 392)

Ipotesi Frasi che descrivono cose che potrebbero succedere, ma che non sono successe: come se, se, quasi, sembrare quasi, fare conto. (42) Il cuore mi batteva come se volesse (CI) aprirsi un varco nel petto e fuggire via. (L’ombra del vento 8)

Aggettivi e pronomi indefiniti

Frasi che contengono aggettivi o pronomi indefiniti, per esempio: chiunque, qualsiasi, quel che, ecc.

(43) Ovunque tu sia (C)…(L’ombra del vento 344)

Giudizio positivo Frasi che contengono parole che esprimono l’opinione positiva del parlante: essere bene, ritenere opportuno, preferire, ritenere preferibile.

(44) È bene che sappia (C) chi è la persona che le sta davanti. (L’ombra

del vento 297)

Giudizio negativo Frasi che contengono un commento negativo su qualcosa o qualcuno: disapprovare, non gradire, ecc.

(45) Sapevo che non gradiva che ci vedessero (CI) insieme, […] (L’ombra del vento 289)

Sogni Frasi che contengono un sogno o speranza: desiderare, sognare, sperare, ecc.

(46) Spero che non ti dispiaccia (C) (L’ombra del vento 198)

Convinzione Frasi che contengono parole che esprimono convinzione o certezza su qualcosa: essere convinto che, essere sicuro che, ecc.

(47) Eravamo convinti che la terra ti avesse (CI) inghiottito. (L’ombra del

vento 367)

51

Per essere più chiari possibili, prendiamo solo le parole e gli esempi italiani.

52

(30)

(Continuazione dello schema 3: Le categorie)

Categoria Cosa contiene

Avverbi d’insicurezza53

Frasi che contengono un avverbio che esprime insicurezza: forse, magari, può darsi, chissà.

(48) Può darsi che, a modo suo, mi amasse (CI). (L’ombra del vento 325)

Rifiuto di responsabilità

Frasi che contengono un verbo o espressione che indica che lo scrittore rifiuta responsabilità: si dice che, gira voce, ecc. (49) Dicono che sia (C) molto bella. (L’ombra del vento 37)

Insicurezza sul futuro Frasi che contengono una parola che indica che qualcosa si svolgerà o si potrebbe svolgere nel futuro: quando, se, il giorno in cui, ecc. (50) Quando avete (I) finito sapete dove trovarmi. (L’ombra del vento 171)

Conclusioni personali Frasi che contengono un verbo che indica che lo scrittore ha tratto delle conclusioni ma non ce n’è certezza: parere, sembrare, avere l’impressione, risultare

(51) Sembrava che avesse (CI) una certa esperienza. (L’ombra del vento 296)

Verbi d’azione mentale positiva

Frasi in cui lo scrittore esprime ciò che secondo lui è vero: credere, pensare, non dubitare, ecc.

(52) I vicini pensano che sia (C) in America. (L’ombra del vento 155)

Verbi d’azione mentale negativa

Frasi in cui lo scrittore esprime ciò che secondo lui è vero, ma usando una negazione: non credere, non pensare, non immaginare, non sospettare

(53) Non credo che abbiano (C) neppure salutato il cappellaio, […] (L’ombra del vento 159)

Comprensione Frasi in cui qualcuno dice di comprendere qualcosa: sapere, aver idea, capire.

(54) Ha idea di chi fosse (CI) quel’uomo? (L’ombra del vento 162)

Non-comprensione Frasi in cui qualcuno o tutti non sanno o non capiscono qualcosa: nessuno sa, non sapere, non aver idea

(55) Non sapevo che Jacinta avesse (CI) una figlia. (L’ombra del vento 431)

53

(31)

(Continuazione dello schema 3: Le categorie)

Categoria Cosa contiene

Ordini Frasi in cui si vuol far fare qualcosa da qualcun altro: chiedere, indicare, ordinare, insistere

(56) Mi scusi, Daniel, ma il suo signor padre ha insistito perché cenassimo (CI) insieme. (L’ombra del vento 287)

Influenza Frasi in cui viene descritto che si ha un obiettivo, si vuol far succedere qualcosa: far sì che, in modo che, perché, ecc.

(57) Dovevo far sì che tu non ricordassi (CI) nulla di quanto accaduto. (L’ombra del vento 37)

Sia i congiuntivi che i subjuntivos se li possono rientrare in queste categorie. In totale ci sono 664 congiuntivi italiani nel corpus. Guardiamo quali forme verbali spagnole sono usate in queste frasi:

Tabella 2: I risultati

Italiano: congiuntivo Spagnolo: subjuntivo Spagnolo: indicativo

661 376 / 56,9% 285 / 43,1%

Italiano: indicativo Spagnolo: subjuntivo Spagnolo: indicativo

128 128 / 100% 0 / 0%

(32)

4 Analisi

Ora esamineremo i risultati per i quattro gruppi: subjuntivo, congiuntivo-indicativo, indicativo-subjuntivo e variazione. Per ogni gruppo forniremo una tabella che presenta la distribuzione specifica nel gruppo, suddivisa nelle varie categorie. Poi discutiamo alcune categorie rappresentative o notevoli del gruppo, per poi alla fine presentare un

riassunto dei risultati con una prima conclusione.

4.1 Congiuntivo-subjuntivo

Questo gruppo è composto dalle frasi che in italiano contengono solo o prevalentemente il congiuntivo e che in spagnolo hanno il subjuntivo. Guardiamo i risultati nella tabella 3:

Tabella 3: Distribuzione specifica del congiuntivo/subjuntivo nel gruppo congiuntivo-subjuntivo

C-S C-I I-S

Ipotesi 114 1 29

Giudizio positivo 27 - -

Influenza 31 - 7

Prima che 27 - -

Temere, vivere nel terrore 19 1 2

Attendere che, aspettare che 15 1 -

Che Dio l’abbia in gloria, Che Dio l’aiuti, ecc. 13 - -

(non) volere che 12 - -

Sogni 11 - -

Giudizio negativo 8 - -

Negazioni 8 - 1

Verbi d’azione mentale negativa 7 3 -

Senza che 4 - -

Non sembrare 4 - -

Essere possibile 3 - -

Evitare, non permettere 3 - -

Aspettarsi 2 - -

Lasciare che, consentire 2 - -

Ritenere impossibile 1 - -

(33)

(Continuazione della tabella 3: Distribuzione specifica del congiuntivo/subjuntivo nel gruppo congiuntivo-subjuntivo)

C-S C-I I-S

Rallegrarsi 1 - -

Essere tanto che 1 - -

Non essere necessario 1 - -

Dubitare 1 - -

Vediamo che delle forme verbali che formano il gruppo congiuntivo-subjuntivo, la maggior parte consiste in costruzioni ipotetiche: 114 ipotesi con il congiuntivo ed il subjuntivo. Se guardiamo le categorie che hanno dieci o più esempi, vediamo che anche le costruzioni d’influenza, prima che, temere/vivere nel terrore, attendere/aspettare che, Che Dio l’abbia in gloria ecc, (non) volere che ed i sogni sono importanti. Ciò che colpisce è che tante di queste parole se le potrebbero mettere riassumere con la parola chiave ‘volontà’.

Attendere/aspettare che e prima che hanno più l’aspetto dell’insicurezza: si aspetta qualcosa che non ha ancora avuto luogo, e quindi c’è ancora dubbio se davvero avrà luogo.

Discutiamo la categoria delle ipotesi, la categoria più rappresentata in questo gruppo54. Questo non è una cosa strana quando si tiene in mente che le negazioni sia in italiano che in spagnolo richiedono sempre il congiuntivo/subjuntivo ed anche le ipotesi sono tipi di negazioni, perché si parla di un mondo immaginario, si nega che il mondo di cui parla è la realtà (o il parlante non sa ancora che quello che dice è verità). Spieghiamo questo con gli esempi (58a) e (58b):

(58a) Mentirei se dicessi (CI) che pensavo a Clara; in realtà, pensavo al suo corpo nudo, lucido di sudore e fremente di piacere sotto gli affondi del professore di musica. (L’ombra del vento 89)

(58b) Mentiría si dijese (IS) que pensaba en Clara. (La sombra del viento 112)

Daniel Sempere (il personaggio principale e narratore della storia) e Fermín Romero de Torres sono al cinema, ma Daniel non riesce a concentrarsi sul film perché prima aveva colto Clara Barceló mentre stava facendo l’amore con il suo maestro di musica. Questo è un esempio perfetto per mostrare la non-verità di un’ipotesi. Il parlante indica che mentirebbe se dicesse che pensava a Clara: nega la verità dell’ipotesi e poi dice perfino a cosa pensava in

54

(34)

realtà. Il congiuntivo/subjuntivo è quindi una scelta logica, perché non si tratta della realtà. Daniel ci dà perfino la sua alternativa rilevante: pensava al corpo nudo di Clara.

La parola chiave di questo gruppo sembra essere ‘volontà’. Si tratta del far sapere cosa si vuole, che si può fare in tanti modi. Ci sono i giudizi positivi e negativi per spiegare cosa secondo te è giusto o no, ci sono costruzioni d’influenza come ordini e divieti, parole come para que… Sono alcuni dei modi per esprimere volontà. Guardiamo l’esempio (59):

(59a) Una volta in strada, insistette per prendere un taxi fino al San Gabriel e che lasciassimo (CI) il metrò per un’altra occasione. La mattina era troppo bella, sosteneva, per infognarsi in quelle trappole per topi che erano i tunnel della metropolitana. (L’ombra del vento 186)

(59b) Al salir del café, Fermín insistió en que tomásemos55 un taxi hasta el colegio de San Gabriel y dejásemos (IS) el metro para otro día, argumentando que hacía una mañana de mural

conmemorativo y que los túneles eran para las ratas. (La sombra del viento 235)

Sta parlando Fermín Romero de Torres. Il suo amico Daniel Sempere vuole prendere il metrò ma Fermín insiste che prendano un taxi. Daniel controbatte che costa troppo, ma Fermín dice che ha ancora tanti soldi e pensa anche che Daniel non sia in condizioni di viaggiare sottoterra. È chiaro che i due amici hanno idee diverse, e quindi Fermín deve convincere Daniel a prendere il taxi; Daniel preferisce l’alternativa rilevante, che sarebbe prendere il metrò. Quindi secondo le teorie di De Jonge e Dreer non è sorprendente che in entrambe le lingue troviamo il congiuntivo/subjuntivo.

Un altro modo per esprimere volontà, è mediante para que. Usare in modo che o para que significa che la frase contiene una condizione per avere un risultato: se uno dice ‘faremo in modo che non succeda’56 implica che se il parlante non fa qualcosa, sì che questa cosa di cui parla, succede. Guardiamo l’esempio (60):

(60a) «Come le ho detto, Julián non ha mai accennato a qualche donna in particolare, tanto meno a una con cui intendesse sposarsi. Venni a sapere delle presunte nozze con molto ritardo. Neuval, l’ultimo editore di Carax, raccontò a Cabestany che la promessa sposa era una donna più vecchia di lui di vent’anni, una vedova ricca e malata che pare lo avesse più o meno mantenuto per molti anni. I medici le davano sei mesi di vita, al massimo un anno, e Neuval sosteneva che intendesse sposare Julián in modo che lui ereditasse (CI) i suoi beni.» (L’ombra del vento 160)

55

Questa forma verbale non è nel corpus per la traduzione italiana che ha una construzione con l’inifinitivo.

56

(35)

(60b) –Como le digo, en todos los años que nos conocimos, Julián nunca me había mencionado a ninguna mujer en especial, mucho menos a una con la que fuera a casarse. Lo de la supuesta boda me llegó a oídas más tarde. Neuval, el último editor de Cara, le contó a Cabestany que la novia era una mujer veinte años mayor que Julián, una viuda adinerada y enferma. Según Neuval, esta mujer lo había estado más o menos manteniendo durante años. Los médicos le daban seis meses de vida, como mucho un año. Según Neuval, ella quería casarse con Julián para que él fuese (IS) su heredero. (La sombra del viento 201-202)

L’esempio (60) è una parte di una delle conversazioni tra Nuria Montfort e Daniel Sempere, sempre in cerca di informazioni su Julián Carax. Daniel la confronta con le informazioni che aveva sentito da qualcuno, sulle prossime nozze di Julián, e Nuria dice quello che ne pensa. Vediamo che sia in italiano che in spagnolo viene usato il congiuntivo o il subjuntivo. Questo non ci sorprende, visto che una costruzione con para que (in italiano ha varie traduzioni, come in modo che e perché) sempre indica che ci sono alternative rilevanti. Come abbiamo già detto, usare para que nella frase significa che non è ovvio che succederà, si deve fare qualcosa per avere il risultato desiderato. Nell’esempio (60) la cosa che la donna deve sposare Julián per avere il risultato che lui erediterà i suoi beni; se non gli sposa, lui non è il suo erede. È quindi la volontà, il proprio obiettivo (cioè fare di Daniel il suo erede) che spiega l’uso del congiuntivo e subjuntivo.

Poi c’è l’insicurezza sulla verità, che troviamo per esempio in verbi come dubitare, ritenere impossibile, essere possibile e non sembrare.Ma la categoria dell’insicurezza contiene soprattutto avverbi come ovunque, chiunque, ecc. Troviamo anche tanti casi con prima che/antes de que, ecco qui un esempio di insicurezza particolare:

(61a) Un giorno, qualche mese prima che Julián venisse (CI) ammesso alla scuola, mentre il figlio del custode stava raccogliendo le foglie secche nel cortile, era arrivata la lussuosa automobile di don Ricardo Aldaya. (L’ombra del vento 203)

(61b) En una ocasión, meses antes de que Julián ingresara (IS) en el colegio, el hijo del conserje estaba recogiendo la hojarasca en el patio de las fuentes cuando llegó el fastuoso automóvil de don Ricardo Aldaya. (La sombra del viento 257)

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