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Il significato del cibo e il gioco con le convenzioni in tre opere di Clara Sereni

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Il significato del cibo

e il gioco con le convenzioni

in tre opere di Clara Sereni

Casalinghitudine,

Passami il sale

e

Le merendanze

Rijksuniversiteit Groningen

Masterscriptie

(2)

2

Indice 

 

Introduzione ... 3 

Capitolo 1.  La popolarità del cibo ... 4 

1.1  Un’introduzione alla storia del libro di ricette ... 4 

1.2  La visione dell’alimento ... 4 

1.3  L’alimentazione nella letteratura moderna e contemporanea: il convegno ... 6 

1.4  Biblioteca SalaBorsa ... 7 

Capitolo 2.  I frammenti concernenti la cucina e il nutrimento. ... 9 

2.1  Casalinghitudine ... 9 

2.2  Passami il sale ... 15 

2.3  Le merendanze ... 22 

Capitolo 3.  Gli schemi ... 29 

3.1  Casalinghitudine ... 29 

3.2  Passami il sale ... 33 

3.3  Le merendanze ... 38 

Capitolo 4.  Il ruolo del cibo nei libri di Clara Sereni ... 44 

4.1  Casalinghitudine ... 44 

4.2  Passami il sale ... 44 

4.3  Le Merendanze ... 45 

Capitolo 5.  Sperimentazioni narrative ... 47 

5.1  Romanzo in prima persona o autobiografia ... 47 

5.2  Definire il genere ... 48 

5.3  Rottura di codici ... 49 

Capitolo 6.  Approcci diversi della Casalinghitudine ... 53 

6.1  La cucina come spazio di potere ... 53 

6.2  Un approccio femminista ... 54 

6.3  La soggettività in Casalinghitudine ... 56 

Conclusioni ... 59 

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Introduzione 

Per la tesi di laurea mi è stata consigliata l’opera di Clara Sereni, Casalinghitudine del 1987. Questa opera della Sereni è difficile da descrivere, da inquadrare. Il che colpisce di più di esso è in primo luogo l’alta presenza del tema cibo, in che forma che sia, e in secondo luogo la forma discordante del racconto. In base a questo volume ho elaborato il tema e sono venuta a conoscenza che non tanto tempo fa c’è stato un congresso interamente dedicato ai viveri e alle bevande nella letteratura italiana moderna e contemporanea e che il cibo è in voga su altri piani, come per esempio il cinema e la musica. Ho letto altri due lavori di Sereni per vedere se

Casalinghitudine è un’eccezione in quanto al tema e alla forma, essi sono Passami il sale del

2002 e Le merendanze del 2004.

Ma che cosa significa questo tema del cibo? Per trovare una risposta a questa domanda ho svolto un’indagine sulla visione del cibo per cui fra l’altro ho usato Food, the Body and the

Self, di Deborah Lupton che descrive come possiamo interpretare l’alimento.1

Per ottenere una visione più chiara del ruolo di cibo nei tre lavori di Sereni ho per primo estratto i passaggi che trattano il mangiare, poi da essi ho fatto gli schemi per vedere

l’influenza del mangiare sulle emozioni, i sentimenti coinvolti con esso. Alla fine ho studiato altre opere scientifiche che trattano l’opera Casalinghitudine e il tema cibo per orientarmi sugli approcci diversi di essi.

Ho usato Italian cuisine, a cultural history da Montanari e Alberto per formare un’idea sulla storia del libro di ricette e tra l’altro l’opera di Musarra-Schröder Narciso e lo specchio2 per poter definire le opere della Sereni e poter vedere dove devia dai codici prescritti. Tutti questi lavori hanno reso possibile le risposte alle mie ipotesi: il significato del cibo nei lavori di Clara Sereni e la deviazione della forma narrativa.

1

Lupton, Deborah. 1996, Food, the Body and the Self, SAGE Publications, London

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Capitolo 1.

La popolarità del cibo 

1.1 Un’introduzione alla storia del libro di ricette 

In Italian cuisine, a cultural history Capatti e Montanari trattano la cucina italiana e contemporaneamente la storia del libro di ricette.

I libri di ricetta più vecchi sono Liber de coquina, Libro per cuoco e Libro della cocina, sono dalla fine del ’200 all’inizio del ’400. Contenevano non solamente delle ricette: “As a

genre, the menu collection includes a broad typology of texts under a group of identifying terms such as “cucina”, “menù”, and “casa”(Capatti/Montanari, 1999:155). Non c’è un

genere di letteratura così durevole prima e dopo l’invenzione della tipografia. Nel corso del ’800 il libro di ricette subiva una trasformazione a causa della comparsa del mercato femminile. Il senso di familiarità prevaleva nel linguaggio, il tono professionale spariva e diventava più intimo e diretto. Un famoso autore di libri di ricetta, Artusi, nell’800, inseriva nei suoi libri anche aneddoti autobiografici e degli scherzi. La collezione di ricette nel ’900 diventava molto popolare. I libretti di ricette erano i più famosi ed essi venivano sponsorizzati sia dalle ditte alimentari nazionali sia dall’uffizio di propaganda fascista.

Il libro di ricette secondo Capatti e Montanari riguarda sia la collezione di testi didattici brevi sia l’ordine interno. L’ordine può risultare in tre modi: gli ingredienti principali, il tipo di preparazione culinaria o la maniera appropriata di servire. La definizione di una ricetta secondo gli autori è: “a text describing the preparation of a nutritional object.” Aggiungono che “By preparing the ingredients, instruments, and methods needed to attain this goal, it

teaches the reader to make - or rather provides him with the knowledge necessary to make – a particular dish.”(Capatti/Montanari, 1999:166)

Dichiarono che le collezioni di ricette sono delle fonti importanti che offrono

un’immagine culturale, più che un’immagine della vita di individui. “Rarely does a recipe

tell the story of the person who created it, tried it out, and dictated it for transcription.”(Capatti/Montanari, 1999:213)

1.2 La visione dell’alimento 

In Food, the Body and the Self, Deborah Lupton descrive nel capitolo Food, the Family and

Childhood l’atto di mangiare insieme e l’offerta di cibo. Esplicita come si può vedere

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“Food dealings are a delicate barometer, a ritual statement as it were, of social relations, and food is thus employed instrumentally as a starting, a sustaining, or a destroying mechanism of sociability.”(Lupton, 1996:37) La preparazione e il servire del cibo, possono

essere visti simbolicamente come segno d’amore e di dovere.

Il dono del cibo è accompagnato normalmente con le emozioni d’amore, di gratitudine e di amicizia. Per questo l’alimento è consumato simbolicamente e fisicamente: “…it is the

ultimate gift; one which nourishes both the body and the psyche.”(Lupton, 1996:47)

Malgrado l’ideologia del dono, il dono non è sempre senza patto e obbligazione per la persona che riceve. Il rigetto del dono per il datore può essere considerato come il rigetto di se stesso, poiché il mangiare esprime in parte l’identità e l’affetto del datore.

Il comportamento e la credenza del mangiare sono stati formati dall’infanzia e sono collegati alla famiglia, che naturalmente è il locus più importante di coinvolgimento

emozionale. L’emozione connessa costantemente con il mangiare è l’amore, sia l’amore materno, romantico sia quello della moglie preoccupata per il marito. Mangiare con la famiglia e la tavola dove si mangia sono simboli potenti secondo Lupton, metonimie della famiglia stessa. I giorni festivi servono per riprodurre e costituire gli ideali di una famiglia felice e unita, perciò i pasti serviti in questi giorni e in occasioni speciali sono ritualizzati.

Le memorie di mangiare con la famiglia non suscitano soltanto sentimenti di felicità, ma anche sentimenti più negativi come le frustrazioni, il rancore, per esempio quando da bambino dovevano mangiare a ogni costo le cose che detestavano. Essendo adulti si ribellano attraverso mangiare i cibi ‘cattivi’o quando vivono ancora a casa mangiano cibi diversi da altri membri di famiglia. Soprattutto per le donne la scelta di abitudini di mangiare e cucinare per se stessa, simbolizzano essere adulte e autonome. Qualche dotto ha argomentato che l’anoressia è una forma di ribellione estrema.3

Murcott ha svolto una ricerca sulla famiglia e il cibo corretto, da essa spuntava che il pasto caldo serve per delineare il ruolo della donna nella famiglia, anche quando lavora, cucina per il marito e la famiglia, che simbolizza il suo ruolo di fare casa e il ruolo del marito come sostenitore finanziario. Murcott argomenta che nonostante il valore nutritivo, il pasto ha un valore simbolico “…which stands for ‘the home itself, a man’s relation to that home and a

woman’s place in it’.”(Lupton, 1996:40) Non è così sorprendente che un gran parte delle

femministe vede la famiglia come uno spazio centrale in cui esiste l’oppressione delle donne, ma dimostrerò più avanti che una parte è anche considerata come spazio di potere.

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6 Il gusto e l’olfatto e anche le memorie di certi tipi d’alimento connesso con memorie d’infanzia allegre o idealizzate, possono provocare una preferenza di certi tipi di esso.4

“Commodities such as food act as ‘storehouses’ of meaning, serving as reminders of events in one’s personal past...”(Lupton, 1996:49)

Nel capitolo The Ascetism/Consumption Dialectic Lupton divaga su due gruppi di

consumatori, l’uno che mangia velocemente e prepara il cibo in fretta, non lo stimano e l’altro gruppo che trova la preparazione e la consumazione un intrattenimento, anche sociale. I due modi sono per la maggior parte dovuti alle esperienze subite durante l’infanzia. Al livello di non-cosciente o non-soggettivo la preferenza di certi tipi di alimento “may be acted upon in a

totally unthinking way, as the products of acculturation and part of the habits of everyday life…Subjectivity…is produced through discourse in interaction with embodied experience, the senses, memory, habit and the unconscious.”(Lupton, 1996:155)

1.3 L’alimentazione nella letteratura moderna e contemporanea: il 

convegno 

Nel 1998 c’è stato un convegno a Soave intitolato Soavi sapori della cultura italiana e da esso hanno pubblicato un libro in cui sono inseriti gli articoli dei partecipanti.

Inge Lanslots nel suo articolo Un assaggio della narrativa italiana contemporanea: il

sapore di chiusura tra l’altro concentra l’attenzione sul pasto come discorso amoroso e il

digiuno. Conclude con affermare che l’atto del mangiare non è mai senza significato, ha sempre una rappresentazione simbolica. “Mangiare è luogo di e per meditazione: offre un

discorso alternativo con un’espressività indiretta, mediata, sempre destinata ad un pubblico ristretto e trasmette una conoscenza intellettuale ed esistenziale tale da stuzzicare la curiosità del lettore.”5 (Lanslots, 1998:381)

Parafrasa Michel De Certeau quando parla della ricostruzione identitaria che da un atto inferiore viene dimostrata, sottolineando il fatto che l’atto di mangiare e preparare viene considerato come secondario nella società contemporanea e che le persone riappropriano il mondo quotidiano con l’aiuto di questi atti (Lanslots, 1998:379).

4

Rutherford, 1992:126: Such nostalgia is not dependent on a happy childhood, but recreates a fictional one. Nostalgia serves to gloss over difference, paradox and conflict by constructing a harmonious past.

5

Nel Romance Studies un giornale interessato nello studio di tutti gli aspetti della letteratura Romanze, John S. Beynon ha scritto il suo articolo nell’edizione Food in Literature, intitolato Transfigured nature: Sartre and the

depiction of food. Sartre argomenta che tutte le attività del uomo, anche le più triviale, devono essere interpretate

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7 Maria Cecilia Moretti nel Le tradizioni alimentari: cultura materiale e valenze

simboliche (1998:161) nomina lo spazio-cucina familiare luogo di occasione di

socializzazione e di celebrazione di ritualità legate ai ritmi biologici individuali, uno spazio di scambio interpersonale di relazione e mediazione sociale.

Giovanni Palmieri nel Ars legatoria e ars macaronica: un unico impasto per il Baldus di

Folegno (1998:181) indica tra l’altro che il libro Baldus nell’edizione Toscolana del XIV

consisteva in parte della narrativa di ricette vere e proprie. Il libro è pieno di cibo-metafore. Nel descrivere e narrare il cibo in modo sovraesposto giace l’importanza e il senso di esso.

Bart Van den Bossche nel Il cibo come narrativa del Novecento: appunti per una

tipologia (1998:487) parla del ruolo ausiliante del cibo in testi di narrativa contemporanea. Il

soggetto può utilizzare il cibo come stratagemma per comunicare passioni e emozioni, per conoscere se stesso e l’altro. Si può usare la cucina per scoprire, esprimere o affermare la propria identità come in Casalinghitudine.

Il ruolo ausiliante del cibo come secondario è quando “situandosi non tanto all’interno

del programma narrativo principale, ma in un programma d’uso specifico, necessario per lo svolgimento di una sequenza specifica del programma narrativo di base.” Annoverare tra

questo si possono i brani descrittivi o dettagli al campo semantico del cibo. Le descrizioni all’interno del discorso narrativo si profilano come statiche, il che vuol dire che l’azione non va avanti (Van den Bossche, 1998:489-490). Si può assumere che questo è il caso delle ricette nel Casalinghitudine, le ricette causano un momento statico nella narrativa.

Marina Spunta nell’articolo Sapori della narrativa tabucchiana (1998:458) a un certo momento riflette sul rilancio del cibo letterario nella narrativa e il cinema e nomina tra gli esempi le ricette in Casalinghitudine che secondo lei “…ripropongono la cucina come perno

della vita familiare e come metafora di libertà individuale.”

1.4 Biblioteca SalaBorsa 

Biblioteca Sala Borsa è una biblioteca multimediale a Bologna che sul loro sito-internet ha creato uno spazio speciale per la passione del cibo. C’è un legame significativo fra il cibo, la letteratura, la musica e il cinema secondo i compositori. “Biblioteca Sala Borsa propone ‘La

passione del cibo’, citazioni tratte da romanzi, poesie, canzoni e film che indagano e descrivono questo sottile legame.” Ci sono sezioni diverse, fra l’altro ‘cibo nei romanzi’,

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8 collocata nella sezione ‘cibo nei romanzi’6 e Afrodite di Isabel Allende nella sezione ‘ricette d’autore’.7

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http://www.bibliotecasalaborsa.it/content/percorsi/lapassionedelcibo.html: coi brani più significativi di autori contemporanei italiani e stranieri in cui il cibo è protagonista

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Capitolo 2.

I frammenti concernenti la cucina e il 

nutrimento. 

2.1 Casalinghitudine 

Quanto segue è una parafrasi delle scene centrali, in ordine tematico e cronologico, in cui il cibo risulta simbolicamente importante.

L’infanzia e l’adolescenza

Nell’infanzia della protagonista il cibo era un aspetto importante e sempre presente

.

La protagonista commenta che la regola aurea in cucina era “quel che viene in tavola si mangia”, ma che suo padre la traduceva come “o mangiar questa minestra o saltar fuori quella finestra”. Essa trovava il cibo preparato inappetente e monotono e poiché la fame della guerra era ancora vicina, si riciclava tutto. Con i pranzi importanti come per Kippur8 zia Ermelinda cucinava ed era una festa con delle olive in abbondanza, insieme con la zia Clara preparava gli gnocchi di semolino, ci voleva lo spazio; con la processione delle bottiglie impagliate da lavare e il setaccio. Per Clara zia Ermelinda resta un profumo.

Quando nacque la sorella di Clara, lei e il padre erano in viaggio e Clara si ammalò, aveva la febbre e rifiutava i cibi inconsueti dei paesi che attraversavano, ma di Vienna si ricorda ancora del brodo con il parmigiano. I crostini di pane erano una merenda apprezzata nella sua famiglia, più tardi in casa sua Clara li ha fatti con il pane fresco e dice di questo che bisogna sprecare qualcosa per recidere un cordone ombelicale.

Al liceo si innamorò dell’insegnante Celli e fu invitata per Capodanno a casa di suo fratello. Fantastica molto sulla verginità e anche sui cibi, ma non perde la verginità e il pasto fu una delusione. Della madre Clara dice che quando morì, lasciò un ricordo di sé, di una donna coraggiosa, ma anche di pessima cuoca. Al tempo della sua adolescenza aveva dei problemi con l’alimentazione, era sempre stata magrissima e diceva che l’ultimo periodo dalla famiglia fu contrassegnato da un rifiuto del cibo, vomitava. Il medico della famiglia

diagnosticò colite e fu messa a dieta. Cucinare le piaceva, soprattutto i dolci, mentre i gusti del padre erano opposti ai suoi gusti. La sorella Giulia in quel periodo mangiava solo piatti di insalata scondita per dimagrire.

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10 Quando la domestica era in vacanza voleva dimostrare che sapeva cucinare bene. Il primo giorno e il secondo, il padre aveva dei commenti, il terzo giorno provocava. Preparava una ricetta della nonna, che secondo Clara non sapeva cucinare bene, ma nel ricordo del padre era insuperabile. Ma il padre aveva ancora dei commenti. Il quarto giorno consultava tutte le guide gastronomiche, faceva tutto per evitare i commenti. Ogni atto di libertà, di autonomia, di intellettualità si scontrava con il suo furore, con un sorriso di sufficienza. Il quarto giorno non decideva di sconfinare come sempre e preparava polpettone al forno, il padre non aveva dei commenti e dice che trovava la cena proprio buona. Clara andò in camera e pianse.

Un'estate aveva mal d'orecchio, arrivò Enrico il suo amico del cuore e lei aveva voglia di una pasta e fagioli, ma non preparata come piaceva a suo padre: cannellini lessati nell'acqua con uno spicchio d'aglio e poco olio, il riso cotto a parte e aggiunto alla fine. Detestava questa minestra di fagioli, si consultò con Enrico che aveva più sane tradizioni famigliari e si affidò all'istinto culinario e si arrangiò. I fagioli diventarono la sua bandiera, Clara li preparava per tutte le occasioni. Era una vendetta contro i cannellini di suo padre.

La casa di Formia era lontana dal mare, in collina. Quando era lì con le sorelle e senza il padre e la matrigna, mangiavano in modo brado, con i piatti sulle ginocchia, perché non avevano sempre qualcuno addosso a controllare il quanto e il come. Clara smise presto di andare al mare e preferiva restare padrona della casa aperta sull’orto, puliva i vetri, leggeva e comprava il pane. Il compito di Ada era di tagliare le grandi fette. Ada qualche volta

preparava la pizza napoletana e le frittelle salate di pasta lievita. Quando il padre e la matrigna venivano a visitarle, Clara era contenta quando se n’andavano e la casa diventava di nuova sua.

Intorno alla casa di Torre Gaia c’erano campi coltivati a lattuga. Nacque la sorella Stefania e Clara, che si sentiva detronizzata, mangiava l’insalata solo se costretta.

Il dolce di Natale era un dolce laborioso, dall’estate dovevano pensare a preparare la frutta, un pomeriggio intero con la madre, Stefania e Micol a sgusciare frutta secca e giocare nella cucina. Alla fine c’era l’odore di Natale in giro per la casa. Il padre le assegnò un orto che lei abbandona presto, si impadronì di un ex porcile dove pianta e cucina peperoni; era la sua prima casa. La passione dei barattoli era la unica relazione possibile fra Clara e la matrigna a quei tempi, e il padre li ispezionava.

La gioventù

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11 Clara poteva portare le calze di nylon, bevevano whisky e mangiavano prosciutto di Parma e qualche volta c’erano delle crêpes.

Il primo incontro con suo padre fu su un terreno neutro e lui portò la figlia a colazione, lui si comportava come buongustaio esigente che suscitava a Clara delle riflessioni confuse. Ordinò la zuppa di piselli, ma non mangiò. La zuppa le tornò in mente anni più tardi per fame vera e propria o per desiderio di agio, di superfluo, di bello e la reinventò. Ad un altro

appuntamento con il padre, Clara arrivò in ritardo e mangiarono in silenzio. Scelse il vitello tonnato e dopo a Roma costrinse la madre a trovare la ricetta giusta, ma alla fine dopo qualche anno la trovò lei stessa aggiungendo per caso l’aceto. Secondo Clara il vitello tonnato è un equilibrio aureo, un concerto in cui le note debbono aver ciascuna la propria precisione e non come lo fanno generalmente nei ristoranti ricoperto di maionese.

Era gelosa della sorella minore, poiché aveva tutto ciò che a lei era mancato: i regali di Natale e i pasti. Con lei cercava di mantenere un rapporto speciale, voleva prepararle un pranzo speciale, ma a Micol piacevano i cibi semplici e monotoni. La matrigna faceva assaggiare a Micol i cibi tutti i giorni e l'orizzonte alimentare di lei si ampliava. Diventata adulta, le parla di se stessa, non vuole restare per pranzo, ma assaggia e il pranzo le piace. Tornata a casa chiedeva la ricetta e questo era per Clara un segno, si sentivano più sorelle forse.

La prima casa di Clara era senza fornello, ma nell'inverno aveva un fornello e

conosceva Beatrice. Sua madre badava che Clara si nutrisse a sufficienza, la madre preparava bistecche immense. Beatrice si è portata via un uomo che piaceva a Clara, ma Clara capiva che l'affermazione sull’uomo era la cosa più importante per Beatrice. Il giorno dopo Beatrice tornò con una teglia di zuppa di cipolle, là si consolidarono l’amicizia. Guadagnava poco e mangiava tutto quello che capitava nelle mani, come pasticche per le tosse e bustine di zucchero rubate al bar e diventava meno magra. Paola era una nuova amica di scuola e le insegnò a rendere commestibile tutti gli avanzi, a fine mese la pastella per friggere era la soluzione e quando ricevettero lo stipendio andarono un pomeriggio al supermercato a comprare cibi costosi per rendere tollerabile il resto come i crackers al formaggio.

Cucinavano a turni, e prezzemolo e altre erbe andavano a cercare negli ultimi campi della periferia, cercavano la vacanza in quei campi.

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12 servito, ma era scandalizzata un po’ quando Clara chiariva che lei stessa voleva preparare il gelato.

Massimo e Tommaso

Clara dice che ad un certo momento frequentava amici con i quali il termine cucina non aveva cittadinanza, quando mangiavano non parlavano del pasto. Gli amici non prestavano

attenzione al cibo, ma alla politica. In vacanza con gli amici si mangiava pastasciutta stracotta e malcondita. Aldo era il leader.

Clara voleva essere accettata e accettare gli amici. Loro giocavano con il cibo, non cucinavano, rifiutavano di accettare il cibo come imprescindibile. La pizza però era

accettabile. Quando conobbe Massimo accettò di considerare il nutrimento secondario. Un giorno preparava la pasta per lui e lui diceva di trovarla buona, un trionfo perché lui non giudicava mai il cibo. A casa di Aldo e Maria il menù era fisso, si usavano il massimo di economicità e il minimo tempo in cucina. Secondo Aldo servire il popolo significava adeguarsi ai suoi standards più bassi e incolti. Nessuno del gruppo osava metterlo in discussione. Clara non faceva più manicaretti, giacché Aldo lo trovava borghese. Per farsi sentire una di loro faceva sparire il mangiare e le bevande buoni e pensava che il bollito era accettabile ma non lo era per lui, era di opinione che lei aveva perso tutto il giorno per farlo. Il gruppo andava a pezzi e litigavano su tutto, anche sul menù del Capodanno. Tutti dovevano spendere la stessa cifra e lo stesso tempo. La soluzione era l’arista all’arancia, costava poco e ci voleva poco tempo per cucinarla.

Aldo dopo un po’invitava Clara e Massimo per mostrare la sua casa nuova, aveva anche una nuova fidanzata. La casa era normale, pulita e in ordine, non come si aspettava, la fidanzata preparava perfino i manicaretti.

Clara andava con Massimo a visitare una vecchia amica e assaggiava un aceto straordinario, si sentiva gelosa, perché sentiva che Massimo veniva conquistato da lei. Si sente inferiore e perciò non ha il coraggio di chiedere un poco dell’ aceto, ma più o meno è riuscita di riprodurlo. Adesso qualche volta offre un po’ del suo aceto, ma solamente a gente molto fidata, perché secondo lei l’aceto la rappresenta troppo bene.

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13 Con la morte del padre e la nascita di Tommaso fa entrare la carnesecca di nonna Alfonsa. Il cibo kosher entra a pieno titolo in questo momento nella sua vita nella sua

“casalinghitudine”. Era come il vov9 per zia Ermelinda dice Clara, il suo pezzo di bravura. Da bambina non le piaceva molto, ma i due eventi facevano sorgere un desiderio nostalgico e creativo. La ricetta del vov è andata perduta, la preparazione durava qualche giorno, farlo da sola era troppo laborioso forse, ma l’odore è tornato nello scaffale di Clara e la riscalda. Dopo la morte del padre la famiglia non aveva mangiato per tre giorni, dopo il funerale non

volevano affrontare il posto vuoto a tavola a casa e decisero di mangiare fuori, in un posto dove non si doveva ordinare. Clara ricorda che alla fine erano un po’allegri e con il caffè portarono dei minuscoli calici di spremuta di mandarino. Dopo la morte del padre non aveva più l’Avversario che era il padre suo e non aveva neanche più radici. Doveva prendersela soltanto con se stessa, secondo un amico e lo faceva, smetteva di suicidarsi e faceva radici; è nato Tommaso.

Quando Clara era incinta di Tommaso aveva il diabete e doveva rimanere in ospedale e seguire una dieta. Non veniva accettata dalle altre donne con il diabete, erano del sud e non seguivano la dieta, mangiavano dolci e salsicce sotto olio. Quando era diventata madre usava i consigli delle amiche per fermare il pianto di suo figlio Tommaso. La camomilla, gli

antistaminici erano fra i consigli, la pediatra tuttavia la accusava di farlo mangiare troppo, e la dieta ferrea era la risposta. Dopo quattro mesi di isolamento sociale consultò un’omeopata che diceva che il bimbo era affamato, la prescrizione parlava di farine integrali bruscate, carne di cavallo ecc. Dopo qualche giorno Tommaso si sentiva molto meglio e anche i suoi genitori.

Quando Tommaso andò all’asilo non c’era una cuoca o cucina e perciò le madri facevano turni per preparare un pranzo completo per quaranta bambini. Clara preparava la minestra, ma le pentole tornavano quasi piene, con sguardi di disapprovazione delle maestre. Sentiva sensi di colpa, voleva riconoscimento e la minestra era la cosa che lei sapeva fare meglio, di cui si sentiva più sicura. Ma la provò di nuovo e riuscì, tutti erano contenti tranne Tommaso.

Tommaso non ha mai voluto assaggiare il budino di nonna Alfonsa, alcuni avevano suggerito di cospargerlo di cioccolato, ma per lei era una trasformazione troppo radicale e non era ancora pronta per questo. Per Clara la mousse è Ada, che vuol dire la Francia e lo charme. Per il compleanno di Tommaso faceva la torta con la mousse, tremava perché aveva paura che i bambini non la volevano siccome non era di pasticceria. Il bambino Carlo era il primo che

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14 assaggiava la mousse; era solitario e scontroso ma diceva che la torta era buona e dopo di questo tutti la mangiavano.

Nell'estate faceva sempre le conserve di frutta e verdura con l'aiuto del marito Massimo e Tommaso. Andavano al mercato e dopo di ciò Massimo in grembiule di scuola faceva girare il passaverdure, schizzavano e ridevano. Alla fine la cucina era piena di barattoli. Non sapeva cosa fare con loro, ma con i colori che hanno e le irregolarità e l’imprecisione si sentiva di nuovo sicura. Usava la frutta per il dolce di Natale come faceva prima con la madre e la sorella.

Per sentirsi sicura la casa che per lei rappresenta abitudine, negritudine e solitudine, deve essere sempre in ordine. Ha la domestica due volte alla settimana, ma i piccoli gesti restano per lei, come il bucato, cucinare e ospitare, comprare il latte ecc. Se non fa queste cose, Clara dice di non sopravvivere. Si sente che la sua vita è una vita a mosaico e aggiunge che così è di tutti e più delle donne. E nella sua vita a mosaico la casalinghitudine è anche un angolino caldo. Questo angolino non deve essere fisso, ma modificabile, se no significa morire. Le ricette sono solo una base per costruire sapori e combinazioni nuovi. Reinventare per Clara significa l’unico sconfinamento possibile, non vuole rimasticare le vecchie ricette. Secondo Clara tutto è già stato detto, tutto è già stato scritto.

I rapporti con la famiglia acquisita si intensificarono, anche i pranzi. La suocera

poteva sempre fare dei pasti di grande occasione, anche all'improvviso. Massimo era il terreno da contendere. La suocera spaventava Clara e la rendeva furiosa. Lei era la zia prediletta di tutti i nipoti, sarta, cuoca, casalinga. Madre. Sono troppo simili, vogliono imprimere i loro marchi d'origine su ciò che riguarda la loro casa, famiglia e mondo. La casalinghitudine in lei è dichiarata e secondo Clara l'apparente irrazionalità risponde ad una logica ferrea, ad un rendersi occupata e indispensabile e risuona in lei echi minacciosi. Poche concessioni ci sono state fra di loro. La rottura è stata sfiorata più volte in vacanza insieme per un mese.

L’alimento non rispondeva ai suoi criteri, una cucina troppo grassa e proteica. Si sta troppo a tavola, si mangia troppo, ci si occupa troppo del cibo. Si mostra scontrosa, si tira fuori, spacca legna e beve caffè non fatto in casa.

Quando va ad un congresso in Sardegna la suocera bada a Tommaso. Non vuole essere solamente madre, ma il valore del lavoro era un'illusione, ritorna e mangia la minestra della suocera, sono tutte due scese dal piedistallo: la suocera ha preparato la minestra senza panna e sottilette ed è un segno importante.

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15 di Massimo era uno choc per Clara, non era abituata ai riti. Il menù era identico da un anno all’altro. Lo sentiva come soffocante e si teneva ai margini. Un Natale il patriarca era in ospedale e Clara rifiutando l’assimilazione faceva la festa in casa sua, la “tregiorni”. Le hanno consentito di inserire una sua ricetta nel menù che era sempre fisso. Capì che cominciavano a amarla. Della famiglia di Massimo ha imparato che non si deve tagliare via tronco e radici per aprirsi alla chioma, per essere diversa. Da quando i patriarchi hanno le malattie, si è occupata del cenone, con la sua ricetta, ma anche usando il resto del menù fisso.

2.2 Passami il sale 

Passami il sale racconta la storia di Clara Sereni come vicesindaco. Le sue “avventure” sono

di nuovo intrecciate con il cibo.

Con il suo nuovo lavoro il telefono squilla sempre ma una sera durante la cena no, e tenta con suo marito Giovanni di costruire delle piccole normalità, parlano delle vacanze. Dice che nella sua cucina molto è cambiato negli anni, trova l’arte del vivere non una scienza esatta, esposta alle modifiche di moda, esigenze, tempo, materie prime e denaro, ma per lei è cambiato a causa del figlio. Cucinare insieme è per loro uno dei pochi linguaggi che

condividono e si sentiva costretta a inventare ricette utilizzando gli acquisti sempre voluti da Tommaso, per dare senso alla spesa. Era abituata alle ricette a quattro mani, lei sbucciava le patate e Tommaso le tagliava a pezzetti. Non voleva tagliare le cipolle per non piangere. Lui versava l’olio. Poi soffriggere le patate e cipolle e dopo versare un litro di latte e due bicchieri d’acqua, era la ricetta per la minestra di latte inventata per Tommaso.

Si ricorda ancora la cena della sera quando accettava il posto del vicesindaco, la cena aveva ancora il sapore di casa con la minestra di latte, il prosciutto di montagna e lo

stracchino spalmato sul pane.

Al suo primo giorno seguendo l’esempio di molti, esce in corridoio a fumare durante il dibattito. Vede che il parquet è costellato di segni scuri di bruciature di sigarette. C’è il

portacenere a stelo vuoto. Due consiglieri a mezzo metro di distanza spengono le loro

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16 presunzione di prendersi cura di una città aveva il rischio dell’incapacità di prendersi cura di se stessa.

A casa sua i cibi surgelati hanno per la maggior parte preso il posto di quelli freschi. I pranzi di lei sono panini ad ore inverosimili e Giovanni e Tommaso si arrangiano come possono. Quando ha il tempo cucina dosi massicce, che infila nel freezer che è per lei come una garanzia di sopravvivenza e ultima spiaggia del volere bene la famiglia. Il tempo in cui cucina insieme con suo figlio viene sempre interrotto da telefonate. Uno dei loro riti era la crema di zucchine, ma adesso con il nuovo lavoro serve a guadagnare un’ora di sonno la domenica. Il Consiglio finisce sempre a notte tarda, a casa riscalda la minestra di Tommaso, che secondo lei fa bene alla salute, poiché mangia sempre panini e tramezzini, ma soprattutto riscalda l’anima.

Clara si sente in colpa, con Tommaso, con Giovanni per le attenzioni che non ha più, per le piante secche del balcone e per i cibi che non prepara più. Anche i suoi amici devono aver pazienza, poi sarà di nuovo come la conoscono, ma non ha pazienza con se stessa.

Festeggia il compleanno; oggi compie cinquanta anni, a casa nello specchio vede tutti i suoi anni. Si consola con il pensiero che l’obbligo della seduzione non la riguarda più; adesso è madre di famiglia, moglie, assessore, vicesindaco, deve solamente vivere i suoi ruoli. Un giorno il Consiglio finisce presto. A casa sua non c’è ancora nessuno e vuole fare una buona cena. Il pane non c’è e decide di prepararlo. Durante il riposo del pane e il lievitare si concede un bagno di schiuma. Tommaso e Giovanni ridono sorpresi. Clara si accorge che aveva dimenticato il pentolino con l’acqua così il pane non era lievitato al massimo e ha un po’ troppa crosta. Clara sente la gratitudine di Giovanni e Tommaso per averla vicina e che a lei fa sentire importante, ma fa anche mal al cuore.

Una sera quando il Consiglio comunale aperto finì, va con Zattera, il suo aiutante, al bar dove le impone una cioccolata con panna sontuosa, in cui intinge un cornetto già stantio. È la sua cena prima di andare alla riunione. Zattera le ha dato da mangiare già tre volte.

La prima era durante un congresso del Partito10. Aveva saltato il pranzo ed anche la cena ed era dopo mezzanotte. A causa della sua responsabilità, si proibisce ogni assenza per mangiare qualcosa. Ha i crampi e gli telefona. Lui viene con due fette di pane sciapo, troppo poco e un resto di pancetta affumicata, appena ingiallita ai bordi. Clara commenta che non è fornitore di vettovaglie. Al pane insipido non si abituerà mai, ma la fame mette in secondo piano l’insofferenza.

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17 La seconda volta che Zattera le ha dato da mangiare era in campagna elettorale. Lui

guidava. Dopo un lungo giorno di lavoro ha fame e per tornare a casa ci voleva più di un’ora ed era troppo stanca per prepararsi da mangiare e non ha quasi niente di mangiabile a casa. Così chiede a Zattera di portarla a mangiare. Finiscono ad un banchetto nuziale. Clara

comincia a mangiare, “tutto fatto in casa” dice la padrona di casa. La padrona la guarda con la gratitudine della cuoca per chi omaggia il suo cibo. Il pane è sciapo e usa la saliera. La

padrona di casa la guarda stupita, ma si tranquillizza quando vede che le piace il cibo. Il giorno dell’inaugurazione del restaurato Monumento le gambe le pesano, si sente appesantita, non per peccati di gola, ma per la delusione. Dice che la delusione si lievita dentro come fosse un pane. Dopo l’inaugurazione beve un caffè con Zattera. Per la terza volta le dà da mangiare, le da una busta con dentro del mangiare. Sa che non aveva fatto la spesa e che i negozi sono già chiusi.

L’assessore Campiano vuole fare approvare in via breve l’attribuzione di un appalto che costa molto. Non sono d’accordo nella Giunta. Il sindaco decreta di andare tutti a cena, insieme. Rinvia la decisione. Alla cena il sindaco e gli altri illustrano i prodotti della gastronomia regionale a Giulia e Clara giacché sono straniere, non sono di questa regione. Raccontano tutti, di tradizioni religiose, eventi storici e fatti. Si sente come una scolaretta un po’ tarda. A Clara non piace il cibo sciapo e la struttura dei bocconi che è servito loro. Vede che anche a Giulia non piace il cibo. Quando vuole prendere la saliera, vede che la cosa che sta facendo è per loro come commettere un’infrazione, giacché il cibo è cucinato e salato secondo tradizione, della gastronomia regionale. Commenta che è quasi più difficile che opporsi a un appalto. Giulia l’aiuta chiedendole di passare il sale, con un sorriso di complicità.

L’appalto di Campiano riguarda miliardi e la panna, poiché Pannapiù è la consociata che deve regalare alla città una fornitura gigante. L’impresa sta eliminando tutti i rivali. Pannapiù c’è dappertutto e quando l’autista di Clara la invita al bar e lei ordina un caffè con un bicchiere d’acqua, il caffè viene servito insieme a una ciotola con dentro un monticello di panna montata. Clara rifiuta e l’autista e il barman non la capiscono. Dice di non usare neanche lo zucchero, si sente di nuovo l’estranea. A casa la sta aspettando un’insalata.

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18 Nei sotterranei del Comune c’è un bar, gli spaghetti sono sempre scotti, pure questa volta quando è a pranzo con il suo assistente per farsi perdonare un lavoro riservato e complesso. Il barman porta due piatti di spaghetti con sopra due riccioli di panna all’assessore.

Il sindaco dopo una sera lunga alla Giunta decide di fare una cena a casa sua,

l’indomani sera, per chiudere l’appalto plurimiliardario. A casa del sindaco, la moglie aveva preparato un risotto alla pescatora ed è buono. Chiede una seconda porzione per poter

permettersi una porzione contenuta del baccalà alla vicentina senza offendere la cuoca, poiché era abbellito da riccioli piccoli di panna.

Quando l’ora del pranzo è già passata ad una trattativa privata con Pannapiù, il sindaco propone di far portare i panini dal bar. I rappresentanti di Pannapiù chiedono il consenso di rivolgersi ai propri incaricati. Dopo un attimo i camerieri entrano ed aprono tavoli e li stendono, ci sono argenterie, porcellane e cristalli. I cibi sono appetitosi quanto digeribili, sani. Non vede traccia di panna, neanche sui dolci. C’è un grande equilibrio di sapori e si stupisce quando Giulia sfoderando tutta la parte più sgradevole della sua durezza, pretende una saliera. Il cameriere sembra scandalizzato.

Il presidente del Coordinamento degli anziani di Banca del Tempo fornisce la

sorveglianza del parco, ma non sarà a costo zero, vuole una fornitura di Pannapiù speciale per i Centri Anziani. Clara si chiede se le loro feste e i pranzi con le ricette tradizionali, siano tutto finiti. Il presidente le raccomanda quando sta per andare via, di aprire rapidamente il centro anticolesterolo.

Il capogruppo dice che voteranno a favore della modifica dello statuto, la quota di garanzia per le donne sparirà. A casa Giovanni e Tommaso avevano preparato la cioccolata calda, profumata di scorza di limone. Tommaso prese una confezione di panna. Clara capì che la spesa era stata con dei problemi. Tommaso mise accanto la panna. Generosamente offrì la panna alla mamma. E così anche Clara la mangiò, era buona davvero.

Il giorno della Marcia della Pace non può andare a passeggiare con Tommaso e

Giovanni, è in carica di vicesindaco. È un giorno caldo e scomodo, quando arriva a casa sente la fame della giornata, mangia i cracker con le sottilette, ma la fame resta. Nessuno ha pensato a mettere l’acqua nel frigorifero, ora è tiepida. Torna in mente la lavatrice finita da ore.

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19 Il direttore di scuola di Tommaso ha chiesto ai genitori di venire, è successo qualcosa e non può essere e non era buono. Clara trema della preoccupazione, mentre prepara un dolce con Tommaso. Spera che il piccolo miracolo domestico di un dolce che lievita in forno può valere qualcosa, anche oltre le sue mura.

Una volta viene a prendere Tommaso a scuola, lui aveva preparato la pizza e tiene ancora una fetta. Non vuole darla alla mamma, ma l’insegnante lo costringe a dividere. Si siedono sul muretto e mangiano insieme. Era come gli aveva insegnato lei, ma questa volta l’ha fatto senza di lei. Il sogno di Clara è che suo figlio sia capace di nutrirsi, di prendersi cura di se stesso e perfino di lei. Durante la passeggiata serale con Tommaso incontra Zattera e lo invita a cena, fa il pollo con le arance.

Il compleanno di Giovanni era anche il loro anniversario. Più di venti anni fa ha cucinato i fagioli per lui e negli anni ha imparato a cucinare con più attenzione ai grassi e alla salute, ma non ha più tempo per la preparazione elaborata. Tommaso decide anche molto del cibo in casa con le sue abilità e le sue ossessioni. La mattina del compleanno vanno al mercato dei prodotti biologici, Tommaso non sa del compleanno per non fare imporre ai genitori un dolce con la panna che non volevano e che lui vuole sempre. A casa preparano il dolce, Tommaso vuole lavorare da solo nella cucina. Dopo la cena sono pronti per il dolce, ma Clara ha dimenticato le candeline. Nel dolce c’era il liquore, e Tommaso sempre scontroso alle novità e l’alcool, assaggia il dolce dopo la frase persuadente di Giovanni, “È un dolce da

uomini.”

Nel supermercato Tommaso caricava il carrello di prodotti di cui non avevano bisogno. Dava pugni e calci e Clara doveva bloccargli le braccia , un metodo da infermieri psichiatrici. Dopo un po’ di tempo Tommaso si calmò e si avviarono alla cassa, e quando vedeva che Tommaso si stava agitando di nuovo sulle sottilette, le mise nel carrello, era stanca. A casa doveva utilizzare le sottilette, era un questione per lei di vita e morte, doveva eliminare l’eccesso in poco tempo, non voleva avere sotto gli occhi troppo a lungo la conferma delle loro diversità, incapacità ed inadeguatezza.

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20 soldi del resto. Tommaso era diventato più autonomo, con l’aiuto del fruttivendolo. Si sentiva come una madre meno carica del solito, con suo figlio.

Dava una festa per ringraziare tanta gente e per non essere stata eletta. L’amica di Clara dove festeggiano, ha delle ricette personali, piene di idee e profumi e Clara le integra con le sue; i fagioli, la crema di melanzane e altre. Niente panna.

Un amico che da tanto non li veniva a trovare per diverse ragioni, andava a trovarli. Giovanni aveva proposto il ristorante per smussare i loro spigoli, ma per Clara restava importante dargli da mangiare. Zattera la viene a prendere, Giollino, l’ex-membro del partito politico è morto. Poi una Giunta veloce. Pensa di essere forse puntuale per il pranzo.

Da molti giorni sta a casa troppo poco. Si vede dai cibi, Tommaso continua ad acquistare prodotti di cui non hanno bisogno e con cui Giovanni non sa cucinare, non è un gran cuoco. Non mangiano cibi cucinati da lei. Arrivando a casa sempre in ritardo pretende da se un pasto, per ridare ordine a se stessa e a loro. Tommaso mangia il suo uovo al tegamino con sottiletta. Secondo lei sono separati nel cibo, poiché non riescono ad esserlo come persone.

La suocera era venuta a trascorrere la Pasqua da loro. Clara non aveva dimenticato di comprare il capretto e le patate di contorno. Gli ingredienti erano in casa. La suocera arrivava con i regali ed era sempre disponibile a dare una mano ed a contendere il bastone del

comando. Il timballo di patate era la risposta di Clara alla tradizione pasquale di casa sua. La suocera la irritava, lei pulisce da sola delle cose e mette a posto. All’insalata aggiunge l’aceto, balsamico, per essere diversa aggiunge un cucchiaino di senape sciolto. Si sente inseguita e non le impedisce di imburrare la teglia, perché odia farlo lei stessa. Cosparge la teglia di pangrattato e getta via il troppo e lo sguardo di rimprovero della suocera suscita un senso di soddisfazione in Clara. Aveva preparato i fagioli a spicchio di luna, residuo del servizio di Ginori di sua nonna. Con i fagioli talvolta difende non la memoria della nonna, ma la memoria di se stessa. A tavola i cibi erano diversi per tutti, marcavano le differenze. L’uovo al tegamino per Tommaso, la pasta in bianco per la suocera e il timballo per Giovanni e Clara. Aveva dimenticato il sale sul timballo. Tese la saliera a Giovanni dietro le spalle della

suocera. Giovanni la usa e le mette via senza che la suocera si accorga, era come una prova d’amore per Clara. Dopo il mangiare c’è il telefono, deve andare. Al ritorno tutto è in ordine in cucina e Tommaso e la nonna sono abbracciati. Si trova come perdente, non sarà mai nonna o suocera.

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21 Non vuole rinunciare al suo posto. Il sindaco non sa più cosa fare e Clara ha pena di lui. Ha voglia di invitarlo per la frittata di vitalba e parlare con lui delle cose che hanno in comune e delle cose che non sono capaci di fare. Ma non lo fa.

L’audizione in segreteria regionale la lasciano andare via presto. Aveva già cotto le patate nel microonde e le mescola con le barbabietole. A Giovanni non piacciono, ma per Clara sono memorie. Non ha pensato a Giovanni e non è capace di buttar via il cibo, per rispetto del lavoro che c’è dietro. La tensione c’è e sente la voglia di urlare di voler essere nutrita, accudita. Fanno finta che tutto sia normale.

Nel supermercato quando vede il banco colorato delle verdure, lei si ricorda quando cantava in Calabria. Compra i peperoni gialli, rossi, allegri e polposi. A casa li bagna e lava, cerca solo di pensare ai gesti della cucina, non vuole pensare alle incertezze e gli

interrogativi.

Quando il sindaco la chiama nel suo ufficio, ha ordinato due caffè, cortesemente la panna è in una ciotola a parte. Parlano del suo lavoro come vicesindaco. Clara dice di restare. L’umido alla giudìa, lo mangiano freddo, per tradizione e per la fretta.

Tommaso era fuori città, in gita scolastica. Perciò la colazione era tranquilla e senza fretta, il burro sui toast e la marmellata di arance. Parlano delle sue dimissioni.

Con il sindaco va alla chiusura del vecchio ospedale psichiatrico, non ha ancora consegnato la lettera di dimissioni. Per il gesto simbolico, comincia a spargere il sale, il sindaco le viene accanto e dice “passami il sale”.

Dopo la consegna della lettera torna a casa sua. Fa la spesa e ha un lungo elenco di ingredienti. Poi con calma prepara il sartù di riso. Questa è una delle preparazioni più lunghe, articolate e rare di tutta la sua cucina. Le prepara per ricominciare a imparare il tempo, i gesti, la cura. Il cellulare non squilla più.

Va a trovare l’amica più cara, la sua casa ha gli spazi ben definiti, non come la sua. L’amica non considera il cibo come un dovere, cucina o mangia fuori come le capita. Trova il soufflé di broccoli molto buono, ma un po’ troppo salato. C’è anche la mozzarella di bufala. Resta anche a cena, il riso con il pesce che è anche troppo salato. Per affetto quando va via dice all’amica che il troppo sale fa male alla salute. L’amica l’abbraccia forte, secondo Clara è il suo modo di far vedere a Clara di essere meno rigida, meno arroccata su principi talvolta inutili. Aveva pensato di aver sete tutta la notte, invece dorme benissimo.

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22 Per Natale le arriva un pacco, con dentro dei tortellini minuscoli fatti a mano. Erano di Giulia, tuttavia non può immaginarla nella cucina. Clara va a preparare il panone. Aveva preparato venti, sono troppi. Deve regalarli, ma non sa a chi, giacché trova che donare cibo è un atto di amicizia, un gesto d’intimità. Ne manda alcuni alla famiglia e alla amica più antica. Porta anche uno al suo ex assistente.

Quando Clara lavorava non aveva più tempo per cucinare e mangiavano per la maggior parte dei cibi surgelati in fretta e qualche volta neanche insieme. Non aveva

abbastanza tempo per il figlio e il marito. Dopo le dimissioni ha di nuovo tempo per cucinare e passare più tempo con la famiglia, una cosa gradevole è che durante la sua carica Tommaso è diventato più autonomo.

2.3 Le merendanze 

Le merendanze è un romanzo che tratta di una storia di donne e anche di cibo. Seguo di nuovo

con un elenco di passaggi in ordine di donna che si riferiscono ai viveri.

Giulia

Giulia divorziata, prepara il cibo per suo figlio che vive da solo in un'altra città. È l’uomo della sua vita e questo fatto causa che prepara il cibo il più possibile a mano, cosa che lei considera sano ed energetico. Ha preparato tra l’altro gli gnocchi di semolino, l’insalata di campagna e il budino di riso. Vuole preparare la tavola per lui in modo perfetto con la tovaglia giusta, vuole accogliere il figlio con la cura che secondo lei è segno del suo amore. Per se stessa non cucina mai così. Ha anche comprato dei panini speciali, ma il figlio chiama che non viene a causa dello sciopero. Giulia non ha più fame, è stanca. Sparecchia e mette in ordine le cose e dorme.

Ha una vita vuota e le commissioni sono una benedizione. Prepara il caffè d’orzo. Dopo un po’ va a messa, dove incontra Laura. Il prelato suggerisce di accogliere un affamato alla propria tavola a Natale. A casa voleva buttare via il cibo, ma per le parole del vescovo comincia a mangiare in piedi. Dopo la mangiata ha le ulcerazioni e beve la tisana che la rianima. Chiama Lucilla per parlare della proposta del vescovo e la invita. Lucilla accetta e vuole portare il vino e il dolce. Quella sera guarda il canale delle ricette, in cerca di novità di cui riempire l’orizzonte diverso che ha davanti. Ha sognato di cibo, cibo malfatto. Ha saltato il pranzo e ha buttato via il cibo rimasto.

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23 croissant nella panna. Le fa pensare a quando era piccola, il sapore, il calore, il piacere. Laura viene a sedersi con lei e ordinano i punch e anche questi le fanno fare un gran balzo in dietro, pensa alle serate universitarie piene di discussioni e attese.

Quando il figlio telefona e dice che non viene a Natale, che va dai genitori della sua ragazza, Giulia resta senza fiato, ma si riprende un po’ più rapidamente, perché ha un suo progetto. Prepara la galantina e i cappelletti, minuscoli, ci vuole un tempo infinito, ma proprio questo le piace, programmare un tempo infinito davanti a sé.

Sa di aver preparato troppo, ma cucinare la fa sentire dispensatrice di vita e non sa i gusti delle straniere. Dopo il pranzo carica la lavatrice e mette tutto in ordine per aiutarla di mettere in fila gli avvenimenti di una giornata diversa, lo fa sempre.

Lucilla la chiama per ringraziarla per il pranzo e parla dell’idea di una beneficenza e hanno di nuovo un progetto. Dimentica i gesti consueti come accendere il televisore. Mangia in piedi una fetta di formaggio e beve un bicchiere di vino, riflette e il sonno la coglie sul divano.

Oggi viene Matteo, finalmente. Giulia ha pulito tutto. Alla porta c’è Caterina che ha rimesso a nuovo il suo piatto. Bevono i tè per calmarla e mangiano i biscotti con la

marmellata fatta l’estate. Aiuta Giulia a cucinare, taglia le patate e fanno le lasagne. Va via senza salutare. Quando arriva Matteo non sa raccontare di Caterina e il bisogno che lei ha di una figlia che ha bisogno di lei.

Un'altra volta suo figlio aveva annunciato di venire, ma non viene e lei ha cucinato in abbondanza, non vuole buttar via il proprio lavoro e soldi e si ingozza. Dopo ha un gonfiore nello stomaco, il rancore si manifesta.

Un giorno, Giulia che voleva fare di più per gli altri va ad aiutare ad un istituto benifico, deve dispensare il cibo, minestra e pane. La misura della carità. Non regge più la pentola e un uomo della fila vuole aiutarla, ma lei fa cadere la pentola per evitare contatto e si allontana con rapidità.

Tutte le donne vanno alla Casa d’accoglienza per parlare di che cosa possono fare ancora per le donne straniere. Bevono il tè chiaro, che Lucilla non beve mai, perché secondo lei è per i malati, il tè non è cattivo. Propone un pranzo di beneficenza e quando escono sentono calore e gratitudine, hanno un progetto in comune.

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24 La casa di Giulia è piena delle cose da vendere per la beneficenza. Cerca le ricette più appropriate e delle idee nuove. Domani va a sperimentare con le altre. Le ricette la fanno venire fame, non ha ancora cenato e decide di mangiare fuori al ristorante, da sola. Si sente più sicura.

Laura

Laura è una donna che vive con il marito, due figli adolescenti e la madre. In cucina c’è sempre confusione, si irrita con la madre che sposta le cose in cucina, pulisce, riordina e ha uno sguardo scontento che secondo Laura richiede perfezione. La madre è troppo magra secondo il medico e tocca a Laura sforzarla, il che crea tensione fra di loro. Dopo di aver ascoltato la messa in chiesa, tornata a casa la madre in grembiule sembra meno vecchia a laura. Tenta di contrastare la perfezione domestica della madre, che lei imporre a Laura, per via di non sedersi a tavola subito e spalmare la crema sulle mani in bagno. Mangiano il risotto allo zafferano. A Tommaso ed Andrea piace questo piatto. La nonna e soddisfatta. Non mangia e Marta quasi neanche, sente la solidarietà. Quando c’è la torta di mele, sente la rabbia. Valeria, la madre, cucina sempre dosi abbondanti per antiche incertezze, per la fame subita nell’infanzia, ma questa volta no.

Valeria ha preparato la lista della spesa. Il progetto di cucina della madre è come ruba parte dello spazio che appartiene a lei. Cancella e aggiunge fino a che si sente l’ombra della madre come meno invadente e oppressiva.

Il giorno dopo l’incontro con Giulia al bar, si sente malata. La madre le porta acqua e limone con una aspirina. La mano della madre sulla fronte è un sollievo. Quando Valeria torna con la bottiglia d’acqua di colonia per tempie e polsi, rifiuta, non vuole tornare

all’infanzia, così la madre non può prendere uno spazio debordante. Vuole avere di nuovo il bastone del comando. Vuole cavarsela da sola. Telefona a Giulia per chieder di fare il bucato per lei.

Non può andare con il marito e i figli a sciare, deve restare a casa per la febbre. Valeria ha comprato il pesce per la Vigilia, non rinuncia ai riti. Vuole partire e decide di accettare l’invito di Giulia per il pranzo di Natale. Il giorno di Natale si sente molto meglio, in grado di decidere di sé e degli altri.

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25 scomoda, l’impressione che i suoi immaginino tutto il tempo, le energie, l’amore, la vita che ha dedicato loro come delegabile a chiunque, alla prima che arriva, a qualcuno che neanche hanno mai visto in faccia.”

Tornati a casa c’è l’odore di cibo e prima è grata delle cure della madre, ma presto si irrita di nuovo. Pensa che la madre ha stipato il frigorifero per l’ansia di carestia dalla guerra, ma non è così, il frigorifero è quasi vuoto. Informa la madre di Liuba e dice che così anche lei non si stanca più e che lei stessa come casalinga non è buona.

Con Liuba vengono ordine e pulizia e a Laura perfino mancano le liti riguardanti l’ordine con i suoi figli. Laura sente Valeria meno addosso e organizza una cena di amici per usare la tovaglia che essa ha ricamato. Prima non voleva queste cene, ma adesso ha il tempo, siccome Liuba sta facendo le cose che lei dovrebbe fare. Laura scopre di aver sempre

detestato la cucina di tutti i giorni, le piace il cibo come evento. Le è piaciuta la giornata in cucina.

Laura cucina sempre una doppia dose per Liuba, per generosità o per un certo senso di controllo che non ha più poiché si sente rubata d’ un ruolo, ma possiede ancora il potere di amministrare il cibo.

A casa di Laura le donne vengono per parlare del pranzo di beneficenza. Giulia ha portato dei biscotti e Caterina un castagnaccio che la madre mangia e di che cosa Laura si stupisce poiché è sempre inappetente. “Le tazze fumanti di caffè sono un buon inizio per una discussione che si prevede complicata.” Tentano di trovare un nome per la festa, ma non riescono. Caterina si arrabbia e spezza le parole scritte sulla carta e nasce una parola nuova “merendanzo” e decidono di chiamare il pranzo “le merendanze”.

Andrea sta lavorando e Laura gli porta la tazzina di caffè e gli dà una carezza per mostrare la solidarietà per il suo impegno. Non se ne accorge, neanche del progetto di Laura. Laura e Marta fanno lo shopping e con la figlia al fianco si sente più tranquilla e piena. Scopre che la figlia è incinta e si sente tradita per il segreto, per non aver capito o per la vita che va avanti senza che lei ha alcuna influenza.

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Lucilla

Lucilla non va mai al supermercato, spesso va al bar o al ristorante. Lucilla ha una domesticità contratta. Consuma molto caffè e lo compra in un negozio speciale. Non mangia quasi mai i dolci. I banchi del supermercato la disturbano, per il consumismo alimentare.

Deve comprare i vini e i dolci per Natale e riempie il carrello. Le confezioni di Ricciarelli e il pangiallo le fanno ricordare il suo Natale di bambina. Alla cassa incontra Francesca e Caterina che avrebbe voluto invitare al pranzo di Natale, ma non sa come. Il giorno di Natale va al bar migliore della città e prende un caffè e un cornetto salato, è una passione.

Alla cassa guarda il banco affollato della pasticceria, le manca qualcosa: il pandoro. Andando via ha i sacchetti pieni, ripone il torrone al caffè nella tasca accanto al sedile di guida. L’eccesso di cibi sembra tornato. Andando a Giulia, incontra Laura, che le aiuta a portare i sacchetti. Si sente insicura degli acquisiti, ma Laura non ne dice niente, sorride e mostra l’efficienza geometrica della madre di famiglia.

Il pranzo è da Giulia. Lucilla dice di aver bisogno di un posto in più, è una tradizione ebraica. A Giulia non piace, ma a Laura si e Giulia non dice niente. Laura comincia a

raccontare di Valeria, della cucina come quotidiano campo di battaglia. Ma le altre non reagiscono con simpatia e Laura si sente attaccata ed aggredita. Le straniere arrivano e prima non sanno cosa dire, quando una di loro racconta del Natale al suo paese e parla dei cibi, tutti si sentono meglio, perché sentono di poter attraversare gli spazi tra i cibi di fronte e i cibi stranieri di cui parla la straniera. Il cibo aiuta tutte a stare meglio insieme, a scambiarsi. Le barbabietole con la vinaigrette non è stata apprezzata dalle straniere e Giulia ne è rimasta delusa. Gli avanzi sono tanti e per questo trattiene tutte a tavola. Non sa cosa fare con l’eccesso. Le donne non sanno più di che cosa parlare.

Lucilla che era andata via per un’emergenza, torna con Francesca e Caterina. Caterina comincia a mangiare gli avanzi e si calma. Le altre stanno bevendo lo spumante e a Laura viene in mente che i vini sono buoni e che non ha mai pensato che una donna sapesse scegliere il vino. Liuba, una delle straniere si offre di lavare i piatti, Laura e Giulia

preoccupata per l’idea di sfruttamento vogliono rifiutare, ma vedono lo sguardo di Valentina e capiscono che permettere ad altre di partecipare nel loro lavoro è come un atto di fiducia, amicizia quasi.

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27 Giulia e Caterina vanno alla Casa d’accoglienza. Laura e Lucilla sono offese dalla loro stessa generosità, si sentono scomode.

A casa Lucilla riceve un’e-mail della sua ex-amante che è incinta. Non ne è contenta, ma è un po’ gelosa. A lei i bambini non sono mai piaciuti tanti, è insofferente per le donne che sono solamente madri e che coccolano troppo i figli e vengono viziati. Forse si sente anche male perché lei stessa è troppo anziana per avere dei figli. Ha bisogno di toccare qualcosa che non è la carta, non il lavoro. Vuole toccare la felicità. Per distrazione e riempire il vuoto prende dal frigorifero il torrone al caffè, ma è troppo dolce.

Va a visitare Giulia, deve restare a cena perché ha fatto il pane e la infastidisce. Ha un’aria di sacrificio. Per il profumo di pane resta, gode il pasto caldo, che è raro per lei. L’arrosto è morbido e bevono il vino. Le buone cose che ha mangiato non fanno smarrire il senso di mancanza.

Lucilla va a rivedere la sala dove volevano organizzare le merendanze e l’impresa la sembra troppo grande. Accende una sigaretta ma non si sente meglio e comincia a piangere. Chiama Laura che viene da lei, insieme fumano una sigaretta e Laura chiede a Lucilla se ci sarà un posacenere. Ridono perché la stanza è sporchissima.

Non riesce a lavorare sul computer, sente i bottoni che la chiamano per fare i

braccialetti. Con l’intenzione di concentrarsi ha già preso un caffè, due bicchieri d’acqua e ha fatto degli esercizi di rilassamento, ma non funziona. Va a correre fuori.

Francesca

Francesca vive con Caterina la quale non è psicologicamente completamente sana. Per non avere degli scontri deve fare tutto. Questa volta Francesca propone di uscire per un pranzo fuori, l’altra non vuole e mangiano sul divano. Francesca ha preparato dei sandwich con prosciutto e formaggio, sandwich con poco sapore. Ha voglia di bere il vino, ma Caterina non può per causa dei farmaci e in questo momento pensa di non potere più continuare questa relazione.

Giulia bada a Caterina giacché Francesca deve andare fuori città per il lavoro. È contenta di non dover preparare il pranzo solamente per se stessa. Un attimo Caterina ha lo sguardo buio, ma più tardi quando bevono la tisana in cucina lo sguardo è in pace.

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Capitolo 3.

Gli schemi 

Quanto segue sono degli schemi delle scene centrali dai tre libri di Sereni che ho trattato in cui il cibo risulta simbolicamente importante. Prima ho ripartito le scene in categorie, come per esempio, i giorni festivi, l’amicizia o i nomi dei personaggi, poi le ho suddivise

nuovamente in ‘alimentazione’, ‘con chi’, ‘giudizio’e ‘sentimenti’. Alimentazione vuol dire letteralmente i cibi e le bevande e in senso figurato l’alimentazione dello spirito, le cose che le donne fanno per la famiglia e per gli altri, cioè “casalinghitudine”, per esempio scegliere la tovaglia giusta. ‘Con chi’ significa le persone con le quale Clara o i personaggi erano al tempo degli avvenimenti. ‘Giudizio’ vuol dire che cosa Clara o i personaggi pensavano dell’alimento o dell’avvenimento e ‘sentimenti’ sono le emozioni subito da essi durante o dopo gli avvenimenti. Con questi schemi e questa ripartizione ho voluto rendere più chiaro il tema ‘casalinghitudine’ e il cibo nei tre lavori di Sereni, per vedere il ruolo significativo di esso.

3.1 Casalinghitudine 

I giorni festivi/speciali 

Capodanno 

Alimentazione: la polenta Con chi: insegnante, Celli Giudizio: positivo

Sentimenti: delusione Capodanno 

Alimentazione: arista all’arancia Con chi: amici

Giudizio: costava poco, voleva poco tempo, l’ultimo Capodanno insieme Sentimenti: si sentiva che la rottura era vicina

Kippur 

Alimentazione: olive, gnocchi di semolino Con chi: zia Ermelinda

Giudizio: buono Sentimenti: il profumo Natale 

Alimentazione: dolce di Natale Con chi: matrigna, Stefania, Micol Giudizio: positivo

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Natale 

Alimentazione: menù identico con una sua ricetta Con chi: la famiglia acquisita

Giudizio: prima negativo, ma man mano più positivo

Sentimenti: i riti erano uno choc, l’inserimento della ricetta di Clara quando la matrigna era

in ospedale e la festa a casa sua erano segni che la amano

Festa del matrimonio 

Alimentazione: cassata della suocera Con chi: amici, famiglia

Giudizio: positivo

Sentimenti: in spirito la suocera c’era Compleanno di Tommaso 

Alimentazione: torta con mousse Con chi: amici di Tommaso Giudizio: positivo

Sentimenti: Ada è mousse, Francia, charme. Paura che la torta non viene accettata dai

bambini.

Funerale del padre 

Alimentazione: ristorante, caffè con minuscoli calici di spremuta di mandarino Con chi: la famiglia

Giudizio: positivo

Sentimenti: dopo il cibo, più allegri Morte del padre/ nascita di Tommaso 

Alimentazione: la carnesecca di nonna Alfonsa, cibo kosher, vov di zia Ermelinda Con chi: famiglia

Giudizio: pezzi di bravura

Sentimenti: desiderio nostalgico e creativo, l’odore riscalda Vacanze 

Alimentazione: cucina troppo grassa e proteica Con chi: suocero e suocera

Giudizio: negativo, troppo a tavola, si mangia troppo Sentimenti: scontrosa

L’infanzia/adolescenza 

A casa sua 

Alimentazione: in generale, gli avanzi Con chi: famiglia

Giudizio: monotono, inappetente Sentimenti: nostalgico

A casa sua 

(31)

31

Giudizio: positivo

Sentimenti: con pane fresco più tardi nella vita per rompere con le abitudini vecchie Casa di Formio 

Alimentazione: grande fette di pane, pizza napoletana, frittelle salate di pasta lievita, in modo

brado con il piatto sulle ginocchia, pulire i vetri

Con chi: con le sorelle, senza i genitori Giudizio: positivo

Sentimenti: era come la sua casa Casa di Torre Gaia 

Alimentazione: lattuga Con chi: famiglia

Giudizio: la mangiava solo se costretta

Sentimenti: gelosa della sorella nuova, dei pasti che lei non aveva avuto Bulimia/diete 

Alimentazione: vomitare Clara, insalata scondita Giulia Con chi: Giulia

Giudizio: medico colite, dieta Sentimenti: sentirsi grassa Madre 

Sentimenti/giudizio: pessima cuoca Matrigna 

Sentimenti/giudizio: il solo rapporto possibile i barattoli Micol 

Sentimenti/Giudizio: cibi semplici Mal d’orecchio 

Alimentazione: pasta e fagioli Con chi: Enrico, amico

Giudizio: non preparato come piaceva a suo padre Sentimenti: fierezza

A casa di Ada 

Alimentazione: whisky, prosciutto di Parma, crêpes Con chi: Ada e il fidanzato

Giudizio: tutte le cose che a casa sua non c’erano Sentimenti: si sentiva come una di loro

Incontri con suo padre 

Alimentazione: colazione fuori, la zuppa di piselli/vitello tonnato Con chi: padre

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32

Amicizia 

Beatrice /litigio 

Alimentazione: zuppa di cipolle Con chi: Beatrice

Giudizio: buono

Sentimenti: comprensione Paola 

Alimentazione: gli avanzi, pastelle per friggere, crackers con formaggio Con chi: Paola

Giudizio: positivo Sentimenti: contentezza Vecchia amica 

Alimentazione: aceto Con chi: Massimo

Giudizio: buonissima, riproduzione rappresenta Clara Sentimenti: gelosia, deve riprodurlo

Essere madre/Tommaso 

Incinta 

Alimentazione: dieta per il diabete (mentre le altre mangiavano salsicce e dolci) Con chi: donne del Sud nell’ospedale

Giudizio: disgustoso

Sentimenti: sentirsi estranea, voler essere accettata Pianto di Tommaso 

Alimentazione: camomilla, antistaminici, dieta ferrea (pediatra), dieta (omeopata): farine

integrali bruscate, carne di cavallo

Con chi: amiche, Massimo

Giudizio: dieta dell’omeopata funziona Sentimenti: disperati

Asilo 

Alimentazione: pranzo completo, minestra Con chi: tutti i bambini dell’asilo e la maestra Giudizio: prima non piaceva ai bambini, più tardi sì Sentimenti: faceva minestra per sentirsi sicura Tommaso 

Alimentazione: budino di nonna Alfonsa Con chi: -

Giudizio: non vuole mangiarlo

Sentimenti: Clara non vuole trasformare la ricetta, non è pronta Estate 

(33)

33

Con chi: Massimo e Tommaso Giudizio: positivo

Sentimenti: sicurezza

Essere moglie 

Suocero 

Sentimenti/Giudizio: cibo della moglie è sicurezza Suocera: 

Alimentazione: pasti di grande occasione

Sentimenti/Giudizio: la casalinghitudine in lei è dichiarata La casa 

Alimentazione: mettere in ordine Con chi: la domestica

Giudizio: la casalinghitudine è un angolino caldo e modificabile Sentimenti: sentirsi sicura

Gli amici/Aldo 

Alimentazione: pastasciutta stracotta malcondita, pizza, menù fisso, il bollito Con chi: amici

Giudizio: negativo, economicità Sentimenti: vuole essere accettata La famiglia acquisita 

Alimentazione: i pranzi si intensificarono Con chi: famiglia acquisita

Giudizio: i rapporti si intensificarono Sentimenti: legame

Ritorno del congresso 

Alimentazione: minestra della suocera Con chi: da sola

Giudizio: senza panna, sottilette

Sentimenti: tutte e due a fare delle concessioni

3.2 Passami il sale 

I giorni festivi/speciali 

Marcia della pace 

Alimentazione: acqua tiepida, cracker con sottilette Con chi: sola

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34

Natale 

Alimentazione: antipasti comprati già pronti Con chi: Tommaso e Giovanni

Giudizio: sciapo Sentimenti: normalità Compleanno di Giovanni  Alimentazione: fagioli, dolce Con chi: Tommaso e Giovanni

Giudizio: dimenticato le candeline, anche Tommaso assaggia Sentimenti: contentezza

Pasqua 

Alimentazione: dimenticato il sale, 1) fagioli della nonna, 2) insalata con senape, gettare via

il troppo pangrattato, 3) pulire della suocera

Con chi: famiglia e suocera

Giudizio: 1) non memoria della nonna, ma la sua, 2) per essere diversa, 3) contendere il

bastone del comando

Sentimenti: Giovanni aggiunge il sale senza che la suocera lo sa, è un prova d’amore 1)

nostalgia, 2) soddisfazione, 3) irritazione

Natale 

Alimentazione: tortellini minuscoli fatti a mano di Giulia, panone Con chi: regala i panoni alla famiglia, l’amica ed all’ex-assistente Giudizio: positivo

Sentimenti: donare cibo è un atto di amicizia ed intimità Inaugurazione del restaurato monumento 

Alimentazione: caffè, busta di mangiare Con chi: Zattera

Giudizio: non ha fatto la spesa Sentimenti: delusione

Il lavoro/lavorando 

Lavoro 

Alimentazione: due fette di pane sciapo, pancetta vecchia dopo mezzanotte Con chi: Zattera

Giudizio: cibo negativo, Zattera positivo Sentimenti: crampi, difficoltà

Viaggio in Israele 

Alimentazione: pesce, dolci dolcissimi, panini con ingredienti non verificabili Con chi: agente, da sola

Giudizio: positivo/negativo Sentimenti: stanchezza Lavoro 

Referenties

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