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Cadere e rialzarsi

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Academic year: 2021

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Cadere e rialzarsi

Il doloroso rito di passaggio

in

Ti prendo e ti porto via

e Io non ho paura

di

Niccolò Ammaniti

Tesi di laurea di Jessie Batstra

1096141

Facoltà di Lettere Romaanse Talen en Culturen

Rijksuniversiteit Groningen

(2)

Indice

Prefazione 1

Introduzione 2

Capitolo 0 Niccolò Ammaniti: dall’orrore alla tenerezza

0.1 Vita e opera di Niccolò Ammaniti 3

0.1.1 Branchie (1994) 0.1.2 Fango (1996)

0.1.3 Alcuni racconti (1996 – 1998) 0.1.4 Ti prendo e ti porto via (1999) 0.1.5 Fangclub (2000)

0.1.6 Io non ho paura (2001) 0.1.7 Fa un po’ male (2002 – 2004) 0.1.8 L’aspetto negativo del successo 0.1.9 Crimini (2005)

0.1.10 Il mio nome è Nessuno 0.1.11 Come Dio comanda (2006) 0.1.12 Film

0.1.13 Conclusioni

0.2 La situazione letteraria nell’Italia degli anni Ottanta e Novanta 13

0.2.1 Niccolò Ammaniti e i suoi amici scrittori 0.2.2 Luisa Brancaccio 0.2.3 Mauro Covacich 0.2.4 Antonio Franchini 0.2.5 Aldo Nove 0.2.6 Diego De Silva 0.2.7 Tiziano Scarpa 0.2.8 Conclusioni

Capitolo 1 La ferita straziante che chiamano ‘giovinezza’ Le analisi di Ti prendo e ti porto via

1.1 Analisi tematica 22

1.1.1 L’iniziazione

1.1.2 Il ruolo del paesaggio e delle condizioni meteorologiche 1.1.3 Il ruolo del luogo d’azione

(3)

1.2 Analisi intratestuale 42 1.2.1 Il punto di vista narrativo

1.2.2 Il tempo narrato

1.2.3 Gli avvenimenti nella diegesi che riferiscono al futuro 1.2.4 La frequenza

1.2.5 Conclusioni

1.3 Analisi intertestuale 48

1.3.1 Le tracce di It di Stephen King

1.3.2 Le tracce del romanzo Don Camillo di Giovanni Guaréschi 1.3.3 Le tracce del film Dr. Jekyll e Mr. Hyde

1.3.4 Le tracce del film Improvvisamente, l’estate scorsa (1958) 1.3.5 Le tracce del film Pulp Fiction (1994)

1.3.6 Conclusioni

Capitolo 2 L’addio struggente all’età dei giochi Le analisi di Io non ho paura

2.1 Analisi tematica di Io non ho paura 63

2.1.1 L’iniziazione 2.1.2 Il ruolo del paesaggio 2.1.3 Il ruolo del luogo d’azione 2.1.4 Il ruolo delle fantasticherie 2.1.5 Il ruolo delle metafore animalesche 2.1.6 Il ruolo della famiglia

2.1.7 Il ruolo della sessualità 2.1.8 Conclusioni

2.2 Analisi intratestuale 77

2.2.1 Il punto di vista narrativo 2.2.2 Il tempo narrato

2.2.3 Gli avvenimenti della diegesi 2.2.4 La frequenza

2.2.5 Conclusioni

2.3 Analisi intertestuale 81

2.3.1 Paragone dei romanzi di Niccolò Ammaniti e Stephen King 2.3.2 Il ruolo della natura

2.3.3 La paura 2.3.4 L’adulto 2.3.5 Le differenze 2.3.6 Conclusioni

Capitolo 3 “E la notte era nera come si conviene o bianca per ignoranza” Il paragone tra romanzi e protagonisti

3.1 Il paragone della struttura dei romanzi 89

3.1.1 La struttura

3.1.2 Il punto di vista narrativo 3.1.3 Il linguaggio e lo stile 3.1.4 Il tema

(4)

3.2 Il paragone dell’intertesto dei due romanzi 97 3.2.1 L’influenza dell’opera di King su Ammaniti

3.2.2 L’influenza dei film

3.3 Il paragone tra i due protagonisti Pietro e Michele 100

3.3.1 Il carattere 3.3.2 Il rapporto familiare 3.3.3 Il rito di passaggio 3.3.4 Il linguaggio e i dialoghi 3.3.5 La caduta 3.4 Conclusioni Conclusioni generali 105 Bibliografia 108

L’allegato A L’intervista a Niccolò Ammaniti 112

(5)

Prefazione

Il pretesto per scrivere la tesi di laurea è stata la lettura del breve romanzo Io non ho paura, una favola letteraria e crudele, suggeritami dalla dottoressa Jongeneel in alternativa a una tesi sullo scrittore siciliano Vitaliano Brancati. Io non ho paura tratta di un complicato rito di passaggio, scritto da un giovane biologo italiano, Niccolò Ammaniti, fino a poco tempo fa sconosciuto in Olanda. Il romanzo contiene motivi di violenza e d’orrore, ma per fortuna non è privo d’ironia. Nonostante Ammaniti facesse parte di un gruppo di giovani scrittori, che si definiscono “giovani cannibali”, non mi sono lasciata intimorire. Ho scelto di dedicarmi comunque all’analisi dei suoi romanzi Ti prendo e ti porto

via (1999) e Io non ho paura (2001) come soggetto della tesi. Ciò che mi ha maggiormente colpito è lo stile metaforico dello scrittore. Ho avuto la possibilità a fare conoscenza con lo scrittore a cui ho posto delle domande riguardanti la tesi nel giugno 2004.1

La conclusione della mia tesi su Ammaniti e la pubblicazione dell’ultimo romanzo di Ammaniti,

Come Dio comanda (ottobre 2006), entrambi si sono costati tanto tempo. Sia lo scrittore, che io

abbiamo attraversato un brutto periodo. Lo scrittore, perché nella sua vita sono accadute molte cose inaspettate, doveva imparare a maneggiare il successo e a sopravvivere i suoi viaggi e le conferenze per la pubblicità dei libri, i suoi interessamenti con i film e le sceneggiature dei suoi romanzi. Ed io, per ragioni private e dolorose.

Giunta alla fine della tesi di laurea, desidero ringraziare tutti coloro che in qualche modo mi hanno incoraggiata e aiutata. Innanzitutto mi sento in dovere di ringraziare la dottoressa Els Jongeneel per avermi suggerito il tema della mia tesi di laurea, per i suoi commenti ispiratori e per la sua pazienza, secondo poi vorrei ringraziare la dottoressa Maaike Dicke per il suo sostegno e ispirazione, come anche l’infinità delle cartoline che mi sono giunte, tutte colme di messaggi positivi. In più ringrazio mia famiglia, mio marito Herman, i nostri figli Rinke e Alette, la cara ‘helpdesk’, mia mamma e la sorella Cobie, poi le amiche Anna Martina Della Rosa, Tet Scholte e Ans Verdouw. E infine le signore dottoresse Paola Micheli e Francesca Verderame per il loro supporto linguistico.

Tutti voi mi avete aiutato a condurre la tesi di laurea a buon fine. Grazie infinite.

Leeuwarden, agosto 2007

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Introduzione

Nella tesi di laurea mi sono concentrata sulle analisi dei due protagonisti dei romanzi Ti prendo e ti

porto via (1999) e Io non ho paura (2001) di Niccolò Ammaniti. La storia dei due fanciulli costretti a

subire il rito di passaggio, viene ambientata nel Italia Centrale, rispettivamente negli anni Novanta e Settanta. Ho formulato le domande di ricerca secondo la seguente cronologia:

* Perché Ammaniti ha scelto gli adolescenti come soggetto dei romanzi e in che modo ha immaginato la transizione dei due ragazzi?

* Fino a che punto lo scrittore esprime, tramite questa scelta del soggetto, la sua critica sulla società contemporanea?

La tesi dà la priorità al bambino, che trovandosi sulla soglia dell’adolescenza fa conoscenza con il mondo adulto impregnato di crudeltà, tramite la scoperta di un segreto spaventoso o tramite un inganno. Questa esperienza traumatica accelera il rito di passaggio in un modo innaturale.

Molti sono gli scrittori che si sono ispirati al motivo d’adolescenza e che l’hanno utilizzato nei loro romanzi. Scrittori italiani contemporanei ne sono esempi come: Alberto Moravia con il romanzo

Agostino (1944), Italo Calvino con Il barone rampante (1993), Andrea de Carlo con Uto (1995) e

Diego De Silva con Certi Bambini (2001). I romanzi degli scrittori stranieri invece: Kidnapped (1886) di Robert Stevenson e The adventures of Tom Sawyer (1876) di Mark Twain sono romanzi classici nel genere letterario. Altri esempi degli scrittori statunitensi sono, per esempio, The Catcher in the

Rye (1951) di J.D. Salinger, It (1986) e Stand by me (1987) di Stephen King. Infine, due scrittori

europei: lo scrittore austriaco Stefan Zweig, con Brennendes Geheimnis (1914) e lo scrittore britannico William Golding, con The Lord of the Flies (1954).

(7)

Capitolo 0 Niccolò Ammaniti: dall’orrore alla tenerezza

In questo capitolo introdurrò lo scrittore nel paragrafo 0.1, riassumerò in breve la sua opera, la maturità intrecciata al suo impegno di scrittore. Nel paragrafo 0.2 discuterò dei giovani scrittori degli anni Ottanta e Novanta e i cambiamenti che hanno apportato nel campo letterario. Nel paragrafo 0.2.1, infine, cercherò di dimostrare quanto le sue amicizie letterarie abbiano influito sulla sua opera.

0.1 Vita e opera di Niccolò Ammaniti

Niccolò nacque a Roma nel 1968. Suo padre Massimo fa lo psicologo e la famiglia abita ai Parioli, una ricca periferia di Roma. Lo scrittore ha uno stretto legame con la sorella minore come illustra la sua dedica nel romanzo Io non ho paura. Della sua adolescenza non si sa quasi nulla. Pare che fin da piccolo si sia interessato degli animali. Ragione per cui intraprenderà gli studi di biologia all’Università “La Sapienza” di Roma dove il padre insegna psicopatologia.

In un’intervista di Concita De Gregorio lo scrittore racconta che da bambino aveva cominciato a leggere dei fumetti, dopodiché tutti i libri dello scrittore scozzese Stevenson. Il romanzo Dr. Jekyll e

Mr. Hyde (1886) fu una vera e propria rivelazione. All’età di 12 o 13 leggeva con molto interesse il

romanzo Il conte de Montecristo dello scrittore francese Alexandre Dumas:“questo fantastico meccanismo della vendetta, non può che non essere riconosciuto dagli altri, tornare di nascosto forte e potente e punirli. Una fantasia perfetta per l’adolescenza”.2 Ancora adesso legge tantissimi romanzi e

va regolarmente al cinema. Si autocaratterizza ‘onnivoro’, poiché secondo lui non esistono libri o film buoni e/o cattivi.3

Termina gli studi con una tesi su “Il rilascio di Acetilcolinesterasi in neuroblastoma” nel 1993 e cambia il contenuto della tesi: “La tesi, dopo una decina di pagine, smetteva bruscamente di parlare di neuroni, sinapsi e neuromediatori e raccontava una storia di pesci e di fogne e di malvagi chirurghi estetici”.4 Nello stesso anno la casa editrice Ediesse pubblica il suo breve racconto d’orrore, ‘La figlia

di Siva’, nell’antologia per giovani scrittori, La giungle sotto l’asfalto.

Pare che la motivazione per fare lo scrittore, benché fosse studioso nelle materie scientifiche, l’abbia trovata nei videogiochi, nel periodo in cui prima stava scrivendo Branchie. Gli interessano soprattutto i giochi on-line, perchè tramite un gioco si può interagire sia con i personaggi che con altri giocatori dall’altra parte del pianeta. Lo scrittore esplicita che: “Il passaggio fondamentale è stato con World of Warcraft, dove entri in un mondo da cui è difficile uscire”. Il gioco, infatti, ha un aspetto ludico fondamentale: “il tuo personaggio deve crescere, deve diventare importante, dunque devi entrare all’interno di una gilda dove ci sono altri da cui ricevi piccoli aiuti, e cresci, impari, combatti, fai le quest, che sono compiti cui devi assolvere per guadagnare soldi ed esperienza”.5 Niccolò è

2 C. De Gregorio, Il Venerdì , 26.09.06 3 Circo Aurora, Arezzo, 25.05.2001

(8)

talmente preso dal gioco che teme di non poter terminare mai il romanzo: “Avevo capito che stavo diventando veramente dipendente ... . A un certo punto anche nei sogni mi sognavo vedendomi di schiena, come sul monitor”. Scrivendo fa una scoperta: “Era come se aprissi la porta e in un certo senso facessi un videogioco: ma era un romanzo. Se avessi cominciato prima con World of Warcraft, probabilmente non avrei fatto lo scrittore, mi sarebbe stato sufficiente giocare per potermi creare un mondo diverso da quello in cui vivevo”. Nel 2006 afferma in un’intervista a Concita di Gregorio che gli piacciono il videogioco Age of Mythology e anche i giochi on line. Nella stessa intervista egli enfatizza di non essere videogame dipendente: “Stupidaggini, ci gioco e basta”.6

0.1.1 Branchie (1994)

Lo scrittore non nega che Branchie contiene alcuni tratti autobiografici. Come Marco Donati, protagonista del romanzo, anche oggi Niccolò si prende cura dei pesci e delle piante del suo acquario nella casa natale. È lì, infatti che abita con la moglie Lorenza Indovina, attrice.

In Branchie Marco Donati, il trentenne proprietario di un negozio specializzato in pesci tropicali sta morendo a causa di un cancro ai polmoni. Un bel giorno riceve una lettera da una vecchia signora con la richiesta di installare l’acquario più grande del mondo a New Delhi. Malgrado le sue pessime condizioni di salute, accetta l’incarico. Marco si precipita in avventure senza limiti, in cui predominano sesso e orrore; sempre di più egli rassomiglia a un eroe dei fumetti. Alla fine del romanzo in Due parole di conclusione Marco racconta come sono andate a finire le cose. Lui stesso è stato operato dal chirurgo, il terribile Subotnik, e al posto dei polmoni ora ha delle bellissime branchie filiformi intorno alla testa che gli permettono di respirare sott’acqua. Ora vive nell’acquario municipale di Berlino.

Sebbene sia il suo primo romanzo, divertente ma poco raffinato, il tipico stile metaforico è già riconoscibile. Dalla seconda parte, “New Delhi”, il romanzo presenta delle caratteristiche di un ‘gothic novel’, dove grotte sotterranee e castelli in rovina occupano un posto importante e in cui personaggi misteriosi e criminali insidiano Marco Donati.7

Ammaniti ha aggiunto una dimensione insolita alla genesi di Branchie, durante la presentazione all’uscita della traduzione in olandese di Ti prendo e ti porto via.8 Il giorno della laurea, la famiglia

Ammaniti, compresa la nonna, era pronta ad andare all’Università quando Niccolò fu costretto a confessare di non aver sostenuto due esami importanti e per di più di non aver finito la tesi. Alla famiglia perplessa il laureando consegnò un esemplare del romanzo Branchie. Il padre furioso lo cacciò fuori (Niccolò vive ancora in famiglia all’età di ventisei) e per il laureando mancato non ci fu un’altra alternativa che di cercare a vendere il suo romanzo. Nelle tre librarie romane, in cui Branchie

6 Gregorio, C. Di, Il Venerdi, 29.09.’06 7 Gorp, H. Van, Lexicon, p. 391

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era esposto, Ammaniti ha cercato di richiamare l’attenzione della clientela, con esito negativo. Dopo l’uscita di Fango nel 1996, Branchie è ristampato nel ’97.

Per il succitato motivo viene pubblicato Nel nome del figlio. L’adolescenza raccontata da un

padre e da un figlio, un romanzo a quattro mani scritti da Massimo e Niccolò Ammaniti.9 Pare che la

rottura fra padre e figlio non fosse di lunga durata. Secondo il titolo del libro, padre e figlio trattano dei problemi puberali quelli che si riferiscono alla ribellione all’autorità paterna. Niccolò sceglie le tematiche di ciascun capitolo e Massimo ne analizza la problematica aggiungendo dei suggerimenti. L’argomento tratta dell’adolescente che a causa del suo carattere ostile è costretto a lasciare la casa paterna per ritornarvi in seguito. È chiaro che verrà perdonato dai genitori; Massimo espone la sua teoria del “figliol prodigo”. Non poteva esserci riconciliazione migliore tra padre e figlio, anche se il titolo dell’ultimo capitolo, ‘Un’adolescenza che non finisce mai’, suscita degli interrogativi.

0.1.2 Fango (1996)

Sostenuto da parenti e amici.10 Ammaniti è riuscito a sfondare presso i giovani lettori. Nel mese di

febbraio ne ha raccolto i frutti grazie alla pubblicazione di Fango.11 Il primo racconto L’ultimo

capodanno dell’umanità ha avuto maggior successo grazie al tono di avventure grottesche. Sotto

forma di cronaca scritta dettagliatamente, Ammaniti ci dà una minuziosa descrizione delle attività violenti di un’umanità giovane e metropolitana, residenti in due palazzi romani. Alle sette nell’anno nuovo l’unica sopravvissuta è una donna, stanca della vita. Gli altri racconti sempre ambientati nella zona di Roma e dintorni, emanano tutti un’atmosfera terrificante. “Sono racconti che mescolano tutti i generi, dall’horror alla commedia all’italiana fino alle suggestioni del cinema di Tarantino, trovando infine in una gustosissima vena comica il vero elemento comune”.12 L’ultimo racconto della raccolta,

‘Ferro’, lo si può caratterizzare una storia ‘cyberpunk’. 0.1.3 Alcuni racconti (1996 – 1998)

Nel 1996, assieme con Luisa Brancaccio, Niccolò scrive il racconto breve ‘Seratina’, che esce in

Gioventù Cannibale. La prima antologia italiana dell’orrore estremo a cura di Daniele Brolli,13

un’antologia per giovani scrittori come Aldo Nove, Andrea C. Pinketts, Massimiliano Governi e altri. La storia di ‘Seratina’ si svolge in gran parte nello zoo di Roma, dove due giovani ubriachi e una prostituta si introducono durante notte. Il tema descrive la relazione tra gioventù e borghesia, tra i margini della società e la borghesia benestante, nei dialoghi arguti e negli avvenimenti toccanti. Il critico Filippo La Porta ha scritto: “Lo stile di Ammaniti si pare sospeso a metà tra la spietatezza di

9 Massimo e Niccolò Ammaniti, Nel nome del figlio, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1995 10 Vedi Ringraziamenti in Fango

11 Niccolò Ammaniti, Fango, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1996 12 citato del testo sul risvolto di copertina di Fango

(10)

Aldo Nove e il gusto del grottesco di Stefano Benni14 ; la stessa abile capacità di descrivere atmosfere

e fissare il carattere dei personaggi dipingendoli con pochi tratti salienti”.15

Un anno dopo, Niccolò partecipa con il racconto ‘Alba Tragica’ all’antologia Tutti i denti del

mostro sono perfetti.16 Altri giovani scrittori sono per esempio Danielle Brolli e Tiziano Scarpa. La

prima parte dal racconto ‘La pizza posseduta’ è messo nell’annata prima della rivista di cultura diretta, La Bestia.17 Il serial si spiega in tono ilare e studententesco gli avvenimenti degli scrittori

‘cannibali’ che si vedono in una pizzeria.

La carriera letteraria di Niccolò procede bene. Soprattutto i giovani lettori apprezzano i suoi racconti forniti da un miscuglio di orrore, sesso e violenza, ma descritti nello stile di commedia all’italiana. Dall’uscita dell’antologia omonima lo scrittore appartiene al gruppo di ‘cannibali’18, un

soprannome, che lascia la propria impronta sulla sua opera per anni e che i critici non dimenticano di ricordargli. Panzeri e Galato chiamano Ammaniti: “uno dei due veri scrittori pulp italiani”. L’altro è lo scrittore e l’amico Aldo Nove.19

RAI-ERI inizia “Cento minuti”, una serie di programmi radiofonici sul dramma, sulla novella e sul breve romanzo, per stimolare la letteratura alla radio. I giovani talenti vengono sostenuti dagli scrittori conosciuti. Nel 1997 il radiodramma Anche il sole fa schifo di Ammaniti è stato trasmesso e di nuovo egli dimostra la sua abilità di scrivere i dialoghi. Il dramma si riferisce alla relazione triangolo fra due amici e la fidanzata di uno di loro. L’adulterio, la colpa e il tradimento sono i temi principali, gli stessi che si trovano anche in ‘L’ultimo capodanno dell’umanità’.

Nel 1998 Ammaniti, insieme con Jaime D’Alessandro, pubblica Enchanted Music & Light

Records in “Il fagiano Jonathan Livingstone – Manifesto contro la New Age” di Aldo Nove.20 Jaime

D’Alessandro ha studiato letteratura all’Università “La Sapienza” di Roma e ha anche contribuito all’antologia La giungla sotto l’asfalto (1993). Attualmente svolge la professione di giornalista, scrittore e direttore artistico di videogame online NIM.

Lo Zoölogo, uno dei brevi racconti della raccolta Fango, viene pubblicato nell’antologia Racconti italiani d’oggi da Gianni Celati a Silvia Balestra.21

0.1.4 Ti prendo e ti porto via (1999)

Come illustratore per la copertina del terzo libro Ti prendo e ti porto via, Ammaniti ha affidato l’incarico all’artista ‘pop’ Gianluca Lerici, lo stesso che ha curato anche la copertina di Fango. Il

14 è inteso il suo romanzo Baol (1990) 15 La Porta, F., L’Indice, 10, 1999

16 Evangelisti, V., Tutti i denti del mostro sono perfetti, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 1997 17 1997, p 38/42

18 Vedi cap. 0.2

19 Panzeri, E., e Galato, F., ‘Cercatori di storie, videostorie e controstorie’, p. 103

20 Niccolò Ammaniti, Minimum Fax, Roma, 1998

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nuovo romanzo è stato scritto a mo’di una cronaca, proprio come in ‘L’ultimo capodanno dell’umanità’, ma i paralleli tra i due libri terminano qui. Con Ti prendo ... Ammaniti ha scritto un romanzo di formazione e in questo modo ha creato un approfondimento nel suo mestiere di scrittore. L’autore l’ha realizzato in seguito ad un articolo di giornale sull’omicidio di una professoressa, commesso da uno dei suoi allievi. Ammaniti stavolta ha scelto come luogo d’azione un villaggio immaginario, a nord della capitale nella provincia di Lazio. Ha scritto Ti prendo ... in sei mesi durante un soggiorno in un paesino scozzese. È stato un lavoro di estremo impegno, motivo per cui Niccolò è più legato a questo romanzo.22

Con la pubblicazione di Ti prendo ... pare che Ammaniti abbia abbandonato la pulp/cartaccia e mira agli sviluppi psicologici dei personaggi e alle reazioni tra di loro. Al centro del romanzo troviamo un bambino che si comporta esattamente all’opposto del padre alcolista e della gente crudele che lo circonda. Motivi come il sesso e la violenza non mancano, anche se in modo limitato. Negli avvenimenti riconoscibili e quotidiani Ammaniti mostra la banalità del male. Il male, responsabile del trauma del protagonista.

Enzo Siciliano23 ha parlato dei giovani scrittori in un’intervista con Paolo Di Stefano. Sottostante

un brano dell’intervista. Di Stefano: “Un ex-pulp come Ammaniti?” Siciliano: “A me interessano i narratori veri e lui lo è. Sento nei suoi racconti un’ampia disponibilità di conoscenza nei confronti della vita e del mondo.”24 Sono d’accordo con la sua osservazione; Ammaniti non ha mai voluto

essere uno scrittore, ma un narratore. 0.1.5 Fangclub (2000)

Nel 2000 i lettori dei romanzi di Ammaniti, generalmente giovani, costruiscono un sito Internet intitolato Fangclub e sottotitolato “Vivere e morire a Prenestino”, secondo il quinto racconto della raccolta Fango. Dall’ottobre del 2000 si possono leggere anche notizie riguardanti l’opera dello scrittore: il nuovo romanzo, le conferenze e la sceneggiatura del nuovo film. Il sito copia le interviste dalle riviste e dei giornali, ma pubblica anche il commento sull’opera di un qualsiasi lettore.

Ammaniti stesso ha dato il proprio consenso alla costruzione del sito con cui si mantiene in contatto. Contemporaneamente viene pubblicato nell’antologia Italia odia25, il contributo d’Ammaniti

sulla morte di Jeffrey Dahmer, l’assassino seriale statunitense dei giovani ragazzi, intitolato L’amico

di Jeffrey Dahmer è l’amico mio.26

22 Vedi l’allegato B

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0.1.6 Io non ho paura (2001)

Apparentemente sembra che l’autore continui a scrivere con lo stesso stile di Ti prendo ..., tuttavia da questo romanzo estrae dal coro di voci, che sembrano dominare sul protagonista, letteralmente la voce di un bambino per il nuovo romanzo. In Io non ho paura l’io protagonista si chiama Michele Armitrano. Abita con i genitori e la sorella Maria in una squallida frazione costituita da quattro semplici case. Il nome della frazione è Acqua Traverse, si trova in Basilicata. Un paese che ha colpito lo scrittore in modo particolare, lo fece pensare agli anni Settanta, periodo in qui questa regione fu testimone di tanti rapimenti. Niccolò ha scritto Io non ho paura in tre mesi.

Il breve romanzo, un best seller, è stato tradotto in venti lingue, probabilmente grazie alla grande eloquenza e la capacità d’immedesimazione. In questo modo l’autore è riuscito a dare una fisicità alle angosce e ai sogni di Michele. La lingua parlata semplice, ma ricca di metafore riprese dal mondo degli animali, in cui la storia è stata raccontata, rende la maggior parte degli impressionanti avvenimenti. Come lo scrittore afferma in un’intervista: “Io scrivo come vorrei parlare”, e nella stessa intervista:” I miei bambini si affidano a passioni profonde, per esempio Michele guarda alla natura in modo particolare, le sue fantasie gli fanno paura”. 27 Lietta Tornabuoni ha scritto in una critica su Io

non ha paura nella Stampa: ”I bambini non vengono eletti a simboli d’innocenza: i loro giochi sono

prepotenti e crudeli quanto gli affari sporchi degli adulti, nel bambino salvifico, curiosità e spirito d’avventura sono forti quanto la bontà, quando capisce cosa stiano facendo i propri genitori, il bambino non li giudica ma disubbide e per contraddizione rimedia le loro colpe”.28

Il ‘giovane cannibale’ della pulp e dell’orrore esplicito sembra sparito, il nome di Niccolò Ammaniti come scrittore letterario è stato consolidato. Non solo viene letto dai giovani lettori, ma anche – per sua perplessità - dalle loro nonne. A Io non ho paura è stato conferito il prestigioso Premio Viareggio – Repaci dell’anno 2001 e con ciò Ammaniti fu il vincitore più giovane. Solo in Italia ne sono stati venduti, nel marzo del 2002, 200.000 copie. Il grande successo ottenuto dal capolavoro Io ..., ha favorito la pubblicazione del suo romanzo precedente Ti prendo... , tradotto anche questo in diverse lingue. Quattro anni dopo la pubblicazione, Io ... occupa la quinta posizione dei romanzi più letti in Italia.

Alla Fiera del libro, dove sono presenti Niccolò Ammaniti e Alessandro Baricco, un insegnante prende la parola: “Niccolò, ho letto integralmente Io non ho paura in una seconda media e sono successe delle cose strane: chi non ha mai comprato un libro in vita sua è andato in libreria a prenderlo e perfino il peggiore della classe, quello che me lo sogno di notte, ha messo piede in biblioteca per farselo prestare. Volevo sapere: i tuoi protagonisti sono spesso ragazzi con problemi di inserimento perché eticamente superiori e gli va sempre tutto male. C’è un motivo?” Ammaniti risponde: “ I miei protagonisti rispecchiano un po’ me stesso alla loro età. Anch’io alle feste me ne

(13)

stavo in disparte. Quando mi chiedevano come mai gli dicevo: io sono eticamente superiore, vi giudico tutti!!!” 29

Un corso sul romanzo Io non ho paura di Amaniti è stato rivolto agli studenti triennalisti stranieri dalla dottoressa Panzeri nell’anno accademico 2004-2005 all’Università degli Studi di Milano30. Nel suo testo di studio Viaggio nell’italiano 31

, Rosella Bozzone Costa dedica un tema al

romanzo Io ... Il libro viene utilizzato nei corsi di lingua all’Istituto Italiano di Cultura ad Amsterdam. 0.1.7 Fa un po’ male (2002 – 2004)

Fa un po’ male, è il titolo dei tre racconti a fumetti – a metà strada tra il thriller e il giallo, scritto da

Niccolò Ammaniti (con adattamento da Davide Brolli) e disegnati da Davide Fabbri, pubblicato da Einaudi Stile Libero nel 2004. La raccolta inizia con la storia ‘Bucatini e Pallottole’, pubblicato a puntate sul quotidiano L’Unita. La seconda storia ‘Fa un po’ male’ è stato pubblicato anch’esso nel 2002 su Micromega, rivista dedicata agli scrittori di noir italiani. Il terzo fumetto, tratto dalla raccolta

Fango, è ‘L’ultimo capodanno dell’umanità’. Questo fumetto sarebbe uscito nel 1998, insieme al film

omonimo del regista Marco Risi, ma a causa del fiasco del film, il fumetto non era stato pubblicato.32

Il critico Arnoud Veilbrief cita nel suo articolo ‘Kom maar op, zombies!’ in un quotidiano olandese, l’opinione di Jan Hoek, che paragona il racconto ‘L’ultimo capodanno dell’umanità’ con il romanzo famoso Les particules élémentaires (1998) dello scrittore francese Houellebecq. Secondo Hoek anche il racconto di Ammaniti avrebbe guadagnato lo stato di romanzo ‘cult’.33

0.1.8 L’aspetto negativo del successo

Dopo il successo strepitoso del romanzo Io ... e del film omonimo, Niccolò non ha avuto un momento di prendersi una pausa. Immediatamente lo scrittore viene invitato di essere presente alle pubblicazioni dei romanzi tradotti nell’estero, cioè nei diversi paesi europei, e anche in Giappone e Corea. Dappertutto Niccolò è costretto a rilasciare un’intervista.

Infatti, così accade ad Amsterdam, il 25 giugno 2004, alla presentazione della traduzione di Ti

prendo e ti porto via presso la casa editrice Vassalucci (ora Rothschild & Bach). Dopo aver chiesto

con insistenza all’editore Oscar van Gelderen, mi hanno permesso da fare qualche domanda ad Ammaniti sul romanzo, nell’albergo presso la casa editrice. Prima del ricevimento e della presentazione del romanzo nella libreria Scheltema, lo scrittore ha fatto un sonnolino dopo le interviste in inglese con i diversi giornalisti, motivo per cui era stanco. Sembra un giovane, un po’ timido con i capelli scuri e gli occhi dolci, ben vestito in un completo di lino, color sabbia. In un modo tranquillo mi risponde correttamente, ma non può interpretare i dettagli, a suo parere ha scritto Ti

29 Valentina Greco, ‘Esponenti di spicco’, 17.05.’03

30 Dipartimento di Filologia Moderna; modulo B: testi di E. Brizzi e di N. Ammaniti 31 Bozzone Costa, R., Loescher, Torino, 1995

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prendo e ti porto via dieci anni fa.34 Mi dice che lascia accadere con rassegnazione ‘il hype’ intorno

alla sua persona in Italia, per esempio la maglietta con la foto del film Io ... insieme con il suo nome. Durante il ricevimento dato in suo onore, lo scrittore si sottrae frequentemente con il telefonino dal pubblico.

Nel tardo pomeriggio, lo scrittore confessa nella sua presentazione di aver paura di non avere abbastanza tempo per fare lo scrittore a causa di impegni altrove. Sta scrivendo un romanzo su, di nuovo, un ragazzo come protagonista, ma senza la ‘tenerezza’ con cui ha descritto Michele. Ammaniti odia quella qualifica dei critici per il protagonista di Io ... . Il nuovo romanzo con il titolo provvisorio di Il libro italiano dei morti verrà pubblicato medio 2005.

0.1.9 Crimini (2005)

Al posto del promesso romanzo, Ammaniti riscrive un racconto dell’orrore con l’aiuto dell’attore Antonio Mancini. La storia esce sotto il nome ‘Sei il mio tesoro’ nell’antologia Crimini, insieme coi racconti di Diego De Silva, di Andrea Camilleri e di Carlo Lucarelli.35

Nella storia il lettore riconosce il Niccolò di Fango. Si tratta di un famoso medico di chirurgia plastica Paolo Bocchi, dedito a feste e droga. Temendo di essere seguito dall’antidroga, nasconde un pacchetto di cocaina nel seno di una ragazza durante un’operazione chirurgica. La giovane diventa una diva e il medico, andato in rovino, vuole recuperare il prezioso involucro “il suo tesoro”. Ne nascerà una serie di tentativi paradossali e rocamboleschi che toccherà il culmine in un finale grottesco e fenomenale.

0.1.10 Il mio nome è Nessuno

Nel 2005 viene pubblicata anche la traduzione del romanzo Il mio nome è Nessuno.36 Il romanzo è il

risultato di un progetto del Ministero della Cultura greca, una gara narrativa tra scrittori da tutto il mondo. Dieci degli scrittori, tra cui Niccolò Ammaniti, che hanno partecipato al progetto sono originari da paesi europei; quattro scrittori abitano rispettivamente in Algeria, in Cile, in Israele e in Turchia. I quattordici scrittori hanno redatto una Odissea moderna. Si tratta di un lungo e avventuroso viaggio, intrapreso dalla figlia di un ex-rivoluzionario in un fantomatico paese del Centro America, per ritrovare il padre scomparso.

Ogni scrittore si è dedicato a due capitoli, Ammaniti ha scritto i capitoli 10 e 27. Nel romanzo si tratta di capitoli privi di titolo. Nella stessa intervista di Loredana Lipperini su Rai Doc37, Ammaniti

ha ammesso che partecipare a un global novel è divertente, ma che non è paragonabile al videogioco: “c’è una differenza: nel videogioco tutti credono in quel che stanno facendo, si entra in un mondo

34 Vedi l’allegato A

35 Niccolò Ammaniti, e.a.,Crimini, Einaudi, Torino, 2005

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costruito da altri ma con degli obiettivi condivisi. Che è difficile ottenere in letteratura dove ognuno, infine, fa la propria strada rinunciando a costruire insieme un universo fantastico. Magari, anche giustamente”.

Secondo me i capitoli scritti da Ammaniti sono i più suggestivi. Questi, infatti, fanno appello all’immaginazione del lettore nel momento in cui lo scrittore attribuisce un ruolo logico alla natura e agli animali. Come sempre i dialoghi sono scritti in uno stile disinvolto, ironico e acuto; i brani di atrocità sono stati descritti in modo avvincente e ironico. Caratteristiche dello scrittore sono i riferimenti ai gruppi pop statunitensi e inglesi e ai cantanti come Queen, the Beatles, Billie Holliday e il cantante del gruppo Talk Talk.38

0.1.11 Come Dio comanda (2006)

Il romanzo Come Dio comanda tratta d’avvenimenti sconcertanti e tristissimi di un padre e figlio, Rino e Cristiano. È ambientato presso un terreno industriale lungo un’autostrada nel ricco Nord d’Italia. Come in Ti prendo ... il romanzo è stato scritto a mo’di cronaca; le sei parti del romanzo corrispondono con sei giorni della settimana. Il romanzo è stato suddiviso in 244 capitoletti, in cui il punto di vista cambia continuamente.

Come nei due romanzi precedenti Ammaniti ha focalizzato il rapporto padre e figlio, ma questa volta la relazione è affettiva, nonostante vivano in circostanze sociali insostenibili. Gli avvenimenti radicali che accadano nel corso del racconto, sono verosimili nella loro mostruosità. Il tutto grazie allo stile avvincente dello scrittore e ai motivi riconoscibili come ‘la rottura di una promessa’, la paura, il senso di colpa, la violenza, ma anche la tenerezza e l’ironia. A volte si scorgono dei tratti dei racconti di Fango (Quattro Formaggi davanti alla televisione; il trasporto della salma), come anche la povertà e la situazione senza prospettiva di Ti prendo ... e Io ... .

0.1.12 Film

Ammaniti non solo scrive romanzi e racconti, ma si interessa anche al film. Non c’è da stupirsi infatti, che lo scrittore ha fatto l’attore in un cameo del film di Fulvio Ottaviano, Cresceranno i carciofi a

Mimongo nel 1996.

Nel 1998 Niccolò scrive la sceneggiatura della sua storia ‘L’ultimo capodanno dell’umanità’. Il film, L’ultimo capodanno, è stato realizzato nel 1998 e diretto da Marco Risi, in cui figurano Monica Bellucci, Francesca d’Aloja e Giorgio Tirabassi. Nello stesso anno Mondadori ha ripubblicato da solo il racconto, con lo stesso titolo del film. Francesco Rainieri Martinetti, nel 1999 ha portato sullo schermo Branchie. Protagonista è il cantante Gianluca Grignani. Il film non è stato un successo ed è uscito presto dai cinema d’essai.

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Invece, come il romanzo omonimo, il film Non ho paura, diretto da Gabriele Salvatores, è un grande successo nel 2003. Niccolò ha scritto la sceneggiatura, insieme con Francesca Marciano, regista, sceneggiatrice e autrice del romanzo Casa Rossa. Durante le riprese Ammaniti è spesso sul set nei dintorni di Melfi, Puglia. Il film ha rischiato persino di finire nella rosa dei candidati all’Oscar per il miglior film straniero, ma ha comunque vinto tre nastri d’argento e un David di Donatello.

Nel 2004 appare in televisione il telefilm Il siero della vanità. Ammaniti ha scritto il soggetto, la sceneggiatura è stata scritta da Antonio Mancini. Il regista Alex Infacelli definisce il suo secondo film così: “È un film “nella televisione” più che in televisione. Il dramma si svolge nel mondo della televisione, infatti su un talk show, il “Sonia Norton Show”, da cui gli ospiti spariscono in un modo misterioso”.39

0.1.13 Conclusioni

In dodici anni Niccolò Ammaniti si è sviluppato in uno scrittore eclettico e produttivo. Quasi compiuti gli studi in biologia, pubblica il romanzo Branchie (1994), senza nessun ambiente letterario specifico. Forse è stato ispirato dal suo grande interesse per i romanzi degli scrittori angloamericani e soprattutto il suo talento naturale da raccontare. Sopportato dalla famiglia e dagli amici, Niccolò è in grado di sperimentare con i racconti nello stile pulp, insieme con altri giovani scrittori.

Dopo la fama favoritagli grazie ai giovani lettori, Ammaniti va alla ricerca di nuove sfide: tramite la psicologia. Lo scrittore carica i suoi personaggi di una formazione di carattere. Nei romanzi che seguono Branchie si concentra su giovani protagonisti, ragazzi con problemi adolescenziali. Il suo impegno ha avuto un risultato molto positivo, se si pensa ai tre splendidi romanzi che trattano la tematica tra padre e figlio.

Come la sceneggiatura di un film lo scrittore ha creato immagini interessanti da scene teneri - senza falso sentimentalismo – a scene violente, che oscillano tra il linguaggio metaforico e quello ironico. Ha raggiunto un pubblico più ampio e diverso con questo nuovo metodo di lavoro, infatti, le traduzioni e le pubblicazioni in quaranta paesi ne sono la prova. I dialoghi di Ammaniti sono adatti per la realizzazione cinematografica, i quattro film ricavati dai suoi racconti e le sue sceneggiature ne sono la dimostrazione pratica.

39Dove non ho indicato la fonte, i fatti sono stati trovati sul sito ufficiale di Niccolò Ammaniti.

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0.2 La situazione letteraria nell’ Italia degli anni Ottanta e Novanta

Gli anni Ottanta sono stati relativamente sereni paragonati agli anni Settanta, “gli anni di piombo”. All’inizio del decennio, infatti, avviene un cambiamento nella letteratura. Evidentemente, ai lettori non piacciono più i romanzi sperimentali come ne anche le correnti letterarie dell’avanguardia, neo avanguardia (metaromanzi e antiromanzi). Il linguaggio del romanzo viene caratterizzato dalla limpidezza e l’accessibilità e non richiama più l’attenzione per se stesso. È soprattutto il lettore che attribuisce l’importanza al racconto tradizionale, lineare. Sembra che il lettore voglia la sicurezza di un mondo leggibile e logico, dove ci si appella al buon senso e alla comunicazione, per essere capace di interpretare il disordine.

L’economia cresce grazie ad un nuovo miniboom accompagnato da un potere d’acquisto dei consumatori. Le case editrici si espandono, infatti, dopo decine d’anni di dimenticanza del breve racconto italiano, si riscontra un aumento delle vendite. Gli editori non pubblicano solo gli autori con una reputazione consolidata, ma si impegnano a favore dei giovani scrittori. Creano, inoltre, una serie, Einaudi con “Einaudi Stile Libero” e Feltrinelli con “I Canguri”, in cui i giovani scrittori hanno carta bianca da pubblicare. I piani di marketing sono stati stesi, gli scrittori si presentano nei talk show alla televisione e ricevono premi letterari come, per esempio, Strega, Campiello, Bancarelle e Viareggio - Repaci.

Un modo per riscoprire il talento letterario, è stato iniziato da Pier Vittorio Tondelli, un giovane scrittore impegnato, proveniente da Reggio Emilia, interessato alla musica rock, il mito americano e la letteratura angloamericana. Nel 1980 diventa famoso con il romanzo Altri Libertini40, in cui parla

apertamente della sua omosessualità e il suo uso di stupefacenti. Nel 1979 lo scrittore Palandri pubblica il suo romanzo Boccalone. 41

I due romanzi indicano uno stravolgimento nella cultura tramite l’introduzione del linguaggio giovanile: i giovani scrivono per i giovani. I giovani scrittori seguono il loro esempio per scrivere una letteratura emotiva come espressione del proprio vissuto. Si può raggiungere questo scopo, usando la lingua parlata e evitando gli stili letterari estremi, avendo come motto: “Il modo più semplice è scrivere come si parla”. Negli anni novanta sarà anche l’adagio di Ammaniti e degli altri ‘cannibali’. Tondelli e Palandri si rendono conto che quest’ambizione non è così facile, perché la lingua parlata è sempre esposta a cambiamenti. Gli scrittori ritornano infatti, su un uso troppo eseguito della lingua parlata nei loro testi. Camere separate42

, l’ultimo romanzo di Tondelli e in parte autobiografico,

mostra il cambiamento nel suo stile, “which can be seen as paradigmatic of the linguistic shift of the 1980s”.43

40 Tondelli, P.V., Feltrinelli, Milano, 180

41 Palandri, E.,editore L’erba voglio, Milano, 1979; Bompiani, Milano, 1997 42 Tondelli, P.V., Bompiani, Milano, 1989/2006

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Tondelli inizia il progetto Under 25, creando una possibilità per giovani di mostrare il loro talento. Lo scrittore pone alcune condizioni alla partecipazione del progetto: i partecipanti non devono aver compiuto i 25 anni, devono scrivere sotto i loro propri nomi e i loro testi verranno raccolti in un’antologia e non pubblicati in una rivista. Il progetto è stato un successo, considerato come culla per giovani scrittori dotati, e ha dato luogo a tre antologie, a cura di Pier Tondelli e Massimo Canalini:

Giovani blues: Under 2544; Belli e perversi: Under 25, 2 45 ; Papergang: Under 25, 3. 46 Nel 1991,

dopo la morte da AIDS di Tondelli, talent scout instancabile, il progetto, sotto il nome Coda, è stato continuato da Giulio Mozzi.

Una delle giovani che hanno partecipato al progetto Tondelliano si chiama Silvia Balestra.47 Un

anno dopo aver pubblicato nell’antologia Papergang, pubblica il suo primo romanzo Compleanno

dell’iguana (1991) e l’anno seguente La guerra degli Antò (1992). Ambedue i romanzi trattano di un

gruppo di fricchettoni di Pescara, che decidono di girare l’Europa. Arrivano via la città di Berlino ad Amsterdam e ritornano a casa, salvo Antò, che sembra scomparso senza lasciare traccia. Con l’aiuto del programma televisivo, “Chi l’ha visto?”, Antò viene ritrovato. Le avventure dei vagabondi sono assurde, spensierate ma a volte disperate. Balestra ha scritto i suoi romanzi in un linguaggio giovanile, un mix ironico in gergo pescarese, mescolato con l’inglese e il suo proprio stile. La combinazione dialogo – lingua parlata - italiano letterario è stata considerata come innovativa. Balestra ha ridotto l’uso del linguaggio giovanile divertente nella raccolta Gli Orsi (1994), continuando come scrittrice dotata di uno stile discorsivo, adattando lo stile ad ogni genere, dalla fantascienza alla satira e all’autobiografia.48

Nel 1996, nello stesso anno in cui esce l’antologia Gioventú Cannibale,49 Balestra pubblica,

insieme a Giulio Mozzi, l’antologia Coda, presso la stessa casa editrice che pubblicò la trilogia di Tondelli. Il critico Panzeri osserva a proposito delle due pubblicazioni: “L’iniziativa di Giulio Mozzi e Silvia Balestra giungeva in un momento critico dove la gioventù cannibale rumoreggiava e in questo senso è stata provvidenziale: in questi racconti non c’è macelleria da buon mercato o cannibalismo di sorte. La visione di sé, della scrittura, della vita che emerge da queste pagine è fantasiosa e sentimentale”.50

Fra la scrittrice e i ‘cannibali’, però, ci sono delle somiglianze più accentuate di quanto si possa presumere. Anche gli scrittori ‘cannibali’ scrivono in lingua parlata, in dialetto e utilizzano prestiti d’inglese, misti con un gergo dei media. Cortelazzo spiega la sua preferenza così: “Se, infine, l’uso dei dialettismi, pur se scherzoso, ricopre il settore dell’affettività e dell’espressività, l’uso dei

44 Tondelli, P.V., Canalini, M.,Transeuropea, Ancona, 1986 45 Tondelli, P.V., Canalini, M.,Transeuropea, Ancona, 1987 46 Tondelli, P.V., Canalini, M.,Transeuropea, Ancona, 1990

47 1969, Grottamare, Le Marche; laureata in letteratura e lingue straniere.

48La Porta, F.,

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forestierismi, che sono pur sempre corpi estranei alla quotidiana esperienza linguistica del giovane, favorisce la dimensione ludica, che si realizza soprattutto nell’invenzione di pseudoforestierismi, o nell’uso, per la coniazione di parole del lessico giovanile, di elementi morfologicamente tratti da lingue straniere”.51 Ai giovani ‘cannibali’ piace soprattutto scrivere in dialoghi. Motivo per cui Silvia

si unisce ai giovani cannibali e nel 1998 pubblica con alcuni di loro, tra i quali Niccolò Ammaniti, nell’antologia Racconti italiani d’oggi, la storia ‘La fidanzata di Hendrix da piccolo’. 52

Il successo del romanzo di Enrico Brizzi,53 Jack Frusciante è uscito al gruppo (1994), viene visto

come ragione di pubblicare l’antologia Gioventú Cannibale di alcuni giovani scrittori. Quegli, infatti, verranno chiamati “giovani cannibali” nella pubblicità. The Oxford Companion to Italian Literature54

definisce ‘cannibali’ come segue: “Publicity term devised in the mid-1990s for a heterogeneous group of young writers cultivating ‘pulp’ fiction (after the manner of Quentin Tarantino), with a stress on violent, comic, and nihilistic action and a generally calculated use of modern urban slang. Some of the most interesting examples are Enrico Brizzi’s Jack Frusciante … (1994), Niccolò Ammaniti’s Fango (1995!), and Aldo Nove’s Woobinda (1996!)”. Sottolineo l’errore riguardo l’anno della pubblicazione degli ultimi romanzi: Fango è stato pubblicato nel 1996 e Woobinda nel 1995. L’indicazione ‘pulp’fiction nella suddetta definizione, è stata descritta da F. La Porta come: “Quella produzione letteraria, visiva ecc. che oggi utilizza o ricicla materiali ‘bassi’, popolari, legati ai generi, però con una consapevolezza e con un’ironia che permettono di uscire dalla inerte serialità di genere”.55

Si dice che il titolo “cannibali” per i giovani scrittori, sia stato solo una denominazione, inventata a tavolino dal furbo editore Einaudi come una truffa nei confronti dei lettori.56 Quello che potrebbe

contestare quest’affermazione, è la prefazione di Gioventú Cannibale, ‘Le favole cambiano’, scritto dal saggista Daniele Brolli. Questo è stato anche curatore di Cuori elettrici, l’antologia essenziale del cyberpunk.57

Nel manifesto, ‘Le favole cambiano’, si può leggere che il testo letterario non deve contenere né compromessi né principi moralistici: “Moralismo e ipocrisia, poi, sono complici e il loro legame indissolubile governa l’universo del pregiudizio”.58 Il bene ed il male sono concetti vuoti per gli

scrittori, sicché non condannino senz’altro scoppi violenti. Brolli riferisce allo ‘splatter punk ’ americano: “dove ‘splatter’ sta per lo schizzo di sangue e ‘punk’ per la scelta di un antagonismo radicale”.59 I racconti di alcuni scrittori nell’antologia, tra cui Niccolò Ammaniti, Luisa Brancaccio e

51 ‘Il parlato giovanile’ in L. Serianni e P. Trifone, Storia della lingua italiana, Einaudi, Torino, 1994, p. 312 52 La Porta, F., Racconti italiani d’oggi, Einaudi Scuola, Torino, 1998

53 1974, Nizza Monferrato

54 Hainsworth, P., Robey, D., The Oxford Companion to Italian Literature 55La Porta, F., La nuova narrativa italiana, Bollati Boringhieri, Torino, 1995 56 Vedi la risposta di Niccolò nell’allegato A

57 Brolli, D.,Cuori elettrici, Einaudi, Stile Libero, Torino 58 Brolli, D.,Gioventú Cannibale, p. V

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Aldo Nove, somigliano all’opera degli scrittori punk statunitensi, ma non sono imitazioni strette, sottolinea David Brolli.

Inge Lanslots, dottoressa all’Università di Anversa, formula l’effetto pratico del manifesto nel suo articolo ‘Giovane narrativa: verhalend proza van 1980 tot 2000’: “Nell’essenza, quel gruppo esplicita e intensifica la tendenza, che combina un appiattimento visibile della prosa contemporanea”.60 L’affermazione di Lanslots mi sembra un po’ precipitosa. Come afferma nello

stesso articolo, il movimento sta minando se stesso e passa: “un certo ritorno alla normalità”. Oggi, nel 2007, ci sono alcuni scrittori di Gioventú cannibale, come Enrico Brizzi, Niccolò Ammaniti e Aldo Nove, che spiccano nel loro contributo al rinnovamento della letteratura italiana. Il loro stile vivace e colorato ha avuto un effetto positivo sui lettori. Sono d’accordo con un’osservazione di Cortelazzo, quando afferma che i giovani scrittori hanno il talento di manipolare una lingua che cambia velocemente: “Si dice che i giovani usano male l’italiano. In realtà, loro, con la lingua, sanno giocare bene ... Io trovo che ci sono punti di estrema raffinatezza creativa, espressioni che mostrano percorsi complicati”.61 Una scrittrice, che, a mio avviso, risponde al profilo, è Silvia Balestra.

Nel paragrafo seguente si può leggere come i giovani cannibali sono andati avanti, dopo che l‘hype’ fu passato.

0.2.1 Niccolò Ammaniti e i suoi amici scrittori

In questo paragrafo mi servirò dell’intervista del 25 giugno 2004 fatta a Niccolò, riguardo le sue amicizie in campo letterario e le sue preferenze letterarie.62 Tratterò in ordine alfabetico tutti gli

scrittori e cercherò d’indicare fino a che punto la loro problematica, i loro temi e i loro stili mostrino somiglianze con l’opera di Ammaniti.

Ammaniti è entrato improvvisamente nel mondo degli scrittori, dopo l’uscita di Branchie nel 1994 sono iniziati i suoi primi approcci. Precedentemente aveva già contattato la casa editrice Ediesse tramite il suo contributo all’antologia La giungla sotto l’asfalto.

0.2.2 Luisa Brancaccio

Luisa Brancaccio (1971) è alla sua seconda prova narrativa, dopo l’antologia Bambine cattive, quando è apparso con ‘Seratina’ nell’antologia Gioventú Cannibale 63. Ha fatto questo racconto breve insieme

con Ammaniti. Sempre insieme a lui aveva ottenuto un ruolo nel film Cresceranno i carciofi a

Mimongo nel 1996. Ammaniti la ringrazia nelle note aggiuntive, sia nella raccolta Fango che nel

romanzo Ti prendo e ti porta via. Nell’opera più recente dello scrittore, il nome di Brancaccio non è

60 Lanslot, I., Italiaanse literatuur na 1900, deel 2, 1945 – 2000, Peeters, 2004, p. 297 (trad.JK) 61 C. Calgano, ‘Skaraokare, ragazzi che rabadan’, La Stampa, ‘Tuttolibri’, 14.06.1997

62 Vedi l’allegato A

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stato menzionato. Adesso Luisa Brancaccio sta scrivendo una sceneggiatura per il film d’orrore comico Sublimine. Il film sarà portato sullo schermo nel 2007 con la regia di Stefano Collima. 0.2.3 Mauro Covacich

Mauro Covacich, nato a Trieste nel 1965, è stato scoperto come giovane talento grazie alla sua partecipazione al ‘laboratorio degli Under 25’ di Pier Tondelli. Ha scritto diversi romanzi tra cui

Storia di pazzi e normali 64, Colpo di Lama 65, Anomalie 66, La poetica dell’Unabomber 67e L’amore contro 68. È possibile che Covacich e Ammaniti si siano incontrati presso la casa editrice Mondadori.

Nel romanzo Anomalie Covacich descrive le situazioni estreme, ma anche scene di vita quotidiane che, pur ovattate dalle regole, dai controlli, dal tranquillizzante ruolo della normalità, esplodono all’improvviso in una città immaginaria in guerra (Sarajevo?). Per quanto riguarda i contenuti dei suoi romanzi, Covacich appartiene al gruppo di ‘giovani cannibali’, ma non ha partecipato all’antologia Gioventú cannibale. Le somiglianze con i romanzi di Ammaniti sono le seguenti: la critica sociale, i riferimenti ai media, i divi pop, i messaggi pubblicitari, le metafore animalesche e l’abilità da mitigare l’orrore tramite l’ironia.

Covacich abita e lavora a Roma. Sta scrivendo dei racconti brevi e dei romanzi. L’ultimo romanzo, Fiona, è stato uscito nel 2005 e l’ultimo libro di viaggio è stato intitolato Triëste sottosopra. Per RAI-radio lo scrittore ha anche fatto dei reportage e dei documentari. Il suo radiodramma Safari è stato radiotrasmesso. La sua carriera di scrittore cioè il suo sviluppo e il suo eclettismo, la si potrebbe paragonare a quella di Ammaniti, sebbene fin qui l’ultimo abbia avuto probabilmente più successo. 0.2.4 Antonio Franchini

Nell’intervista Ammaniti aggiunge il nome di Antonio Franchini in fretta en con decisione, come se quasi lo dimentichi all’ordine degli amici letterari.69 Antonio, nato a Napoli nel 1958, abita a Milano,

è editore di narrativa della più grande casa editrice italiana, la Mondadori, e fa anche lo scrittore. Non pubblica i suoi libri presso Mondadori: Camerati. Quattro novelle su come diventare grandi è stato pubblicato dalla casa editrice Leonardo nel 1991. Due dei suoi romanzi escono nel 1996, Quando

scriviamo da giovani (Sotto traccia) e Quando vi ucciderete, maestro (Marsilio). Seguono Acqua, sudore, ghiaccio (Marcilio, 1998), L’Abusivo ( 2001) e Cronaca della fine, che è stato un successo

(2003). L’ultimo libro è stato Giornalismo e letteratura (Sciasca, 2005).

In un’intervista, Filippo La Porta, critico letterario, ha risposto alla domanda che cosa farebbe leggere ai suoi alunni: “Scrittori d’oggi, tra cui, Sandro Veronesi (Gli sforiati), Niccolò Ammaniti (Io

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non ho paura) e Antonio Franchino (Cronaca della fine). Francesco Durante (studioso di letteratura

italoamericana, giornalista e critico letterario) aggiunge: “Gli farei leggere scrittori che parlano di cose “comuni” senza la sciatteria del giornalismo o della tv. Per esempio un autore come Antonio Franchino. Uno che può scrivere di kickboxing o di taekwondo o di mazzate assortite con la densità e la profondità che normalmente vengono utilizzate per temi assai più paludati”.70

Visto la sua professione e il tema dei suoi romanzi pubblicati, Franchini ha dato dei consigli a Niccolò Ammaniti, che ha pubblicato sia Fango nel 1996 che Ti prendo e ti porto via nel 1999 alla casa editrice Mondadori. Ammaniti ringrazia Franchini per la realizzazione di Ti prendo e ti porto via, nel romanzo.

0.2.5 Aldo Nove

Antonello Satta Centadin è nato a Varese nel 1967 e è residente di Milano. Dopo aver pubblicato per la prima volta nel progetto di Pier Tondelli, Under 25, debutta sotto lo pseudonimo di Aldo Nove (Aldo 9) con Woobinda 71. Il romanzo contiene una lunga litania contro il potere e contro la

superficialità dei programmi televisivi, dove vige una forma di umorismo piuttosto lugubre. Lo scrittore sostiene, inoltre, con questa fiction, di aver voluto attirare l’attenzione delle donne per partecipare a qualche trasmissione televisiva.72 Con la pubblicazione di Superwoobinda 73, Nove crede

di essersi affermato come autore di successo.

Il romanzo si compone di una raccolta di microracconti, di storie senza lieto fine. Storie che trattano l’orrore quotidiano, provocato dalla violenza psicologica della televisione. La prima narrazione inizia con la frase malfamata: “Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure & Vegetal”.74 La condizione patologica dei suoi personaggi è espressa

attraverso un linguaggio appiattito su quello dei media pubblicitari, utilizzando esclusivamente costruzioni paratattiche, ripetendo le medesime situazioni psicologiche e omologando i registri. L’effetto traumatico delle storie di Nove, con i loro finali violenti e sanguinari, deriva dalla volontà di riprodurre attraverso una monotonia linguistica la percezione dell’uomo appiattito, ma l’aspetto più caratteristico lo si constata nell’interruzione dell’ultima frase dove il lettore ha l’idea che le storie svaniscano nel nulla.

Lo scrittore tratta, in modo sperimentale, le stesse tematiche di Ammaniti e Covacich. Anche lui pone l’accento sul consumismo, sulla solitudine, sui media e sulla pubblicità. Una delle storie rimanda

70 INCHIESTA/ La letteratura che viene, la letteratura che va, a cura di Roberto Balzano e Michele Infante/ http://www.rivistaorigine.it/inchiesta_che_viene.html

71Nove, A., Woobinda, Castelvecchi, Roma, 1995 72 citato sul retro della copertina

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all’antologia Gioventú Cannibale in cui Nove ha pubblicato il racconto ‘Il mondo dell’amore’75, che

somiglia a un racconto proveniente da Superwoobinda.

Quali sono i contatti tra Nove e Ammaniti? I due scrittori hanno realizzato dei progetti insieme, come per esempio i loro contribuiti all’antologia Gioventú cannibale. Ammaniti e Jaime D’Alessandro pubblicano Enchanted Music & Light Records in “Il fagiano Jonathan Livingstone, Manifesto contro la New Age”. Niccolò ringrazia Nove del suo aiuto per Ti prendo e ti porto via e turno infatti, Aldo fa lo stesso a Niccolò per averlo aiutato alla pubblicazione di Amore mio infinito. 76

Entrambi i romanzi, infatti, trattano la pubertà precoce dei protagonisti, Nove descrive le avventure del protagonista fino al suo diciottesimo compleanno. Nei due romanzi si trovano gli stessi motivi come la fantasia infantile, i sogni e la paura. Ma Nove pone, piuttosto, l’accento sulla pubblicità (si veda le scene ilari sui dolci (“smarties”) e sulla politica (Andreotti). Lo scrittore non utilizza la natura all’opposto di Ammaniti che l’esegue magistralmente. Nove interpreta i sentimenti teneri del protagonista in uno stile metaforico straordinario.

Come Ammaniti, Aldo Nove è riuscito a farsi un nome sia in Italia e all’estero. Ne La

Repubblica del 23 luglio 2006 la redazione del giornale ha invitato otto scrittori, fra loro Dacia

Maraini, Valerio Evangelisti e Aldo Nove, a descrivere la loro geografia segreta.77 Le carriere

letterarie di Nove e di Ammaniti si sviluppano più o meno parallelamente, nonostante che gli stili delle loro prose siano differenti. I due scrittori osservano il caos intorno a loro in un modo molto intelligente.

0.2.6 Diego De Silva

A prima vista Diego De Silva sembra un estraneo tra gli amici letterari di Ammaniti. De Silva, nato a Napoli nel 1964, combina il mestiere di scrittore insieme alla professione di avvocato penalista. La casa editrice Einaudi ha pubblicato quattro suoi romanzi, La donna di scorta (1999), Certi Bambini (2001), Voglio guardare (2002) e Da un’altra carne (2004). Il romanzo sconcertante, Certi Bambini, parla di un ragazzino, Rosario, di undici anni. Il ragazzo non ha più i genitori, la nonna malata deve prendersi cura di lui, ma effettivamente, è lui che si occupa della nonna. Nonostante le persone che lo circondano gli vogliono bene e cercano di proteggerlo, non sono in grado di prevenire che Rosario cada nelle mani della mafia. Per dimostrare che può uccidere un uomo, il fanciullo è costretto a sparare primo un cane e poi un uomo. De Silva utilizza dei flashback lunghi e racconta in un modo quasi obiettivo sulla banalità del male. Il narratore appare a volte all’inizio di un capitolo (privo di titolo) per raccontare delle ossessioni quotidiane, come se volesse concedere una pausa ai lettori, al di fuori dell’inferno in cui Rosario vive. Nei dialoghi i bambini parlano in dialetto napoletano.

75 Brolli, D., Gioventú Cannibale, p. 53/62

76Nove, A., Amore mio infinito, Einaudi Stile Libero, Torino, 2000

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Ci sono alcuni paralleli con Ti prendo ... di Ammaniti. I due scrittori hanno come tema centrale un ragazzino vulnerabile che vive ai margini della società. La scena dell’uccisione del cane in Certi

bambini mi fa pensare alla minaccia che il padre aveva fatto a Pietro quando lo costringe a sparare al

suo cane in Ti prendo .... Il gioco di Rosario e i suoi amici, che attraversano l’autostrada piena di

macchine, ha dei paralleli con il kamikaze di Pietro quando attraversa la Statale Aurelia, in bicicletta. I romanzi Certi bambini e Io non ho paura, insieme usciti nel 2001, hanno anche in comune il

tema della criminalità organizzata. I due romanzi sono impressionanti nella loro semplicità. Sebbene siano differenti nello stile, esprimono implicitamente la critica di Ammaniti e di De Silva sulla società italiana.

Diego De Silva scrive la sceneggiatura del film omonimo e vince con Certi bambini la Selezione Campiello 2001. Antonio e Andrea Frazzi adattano il romanzo per lo schermo. Anche così, i due amici sono stati premiati allo stesso modo.

0.2.7 Tiziano Scarpa

Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963, dove si è laureato in Letteratura italiana. A partire dagli anni ’90 ha collaborato – scrivendo recensioni, saggi, aforismi – con i principali quotidiani e riviste italiani, fra cui “Linea d’ombra, “Gulliver”, “Pulp”, “Effe”, “Corriere della sera”, “l’Unita”, “La Stampa”, “Il Manifesto”, “Il Gazzettino”. Ha collaborato con le case editrici Einaudi e Feltrinelli.

Al suo primo romanzo Occhi sulla Graticola (1996) seguiranno due raccolte di racconti, Amore e

Cosa voglio da te, tutti pubblicate da Einaudi. Scarpa ha scritto il racconto breve ‘Acqua’ che fa parte

dell’antologia Tutti i denti del mostro sono perfetti, insieme a Niccolò Ammaniti, Daniele Brolli, Valerio Evangelisti ed altri. Con Raul Montanari e Aldo Nove ha dato vita a Covers, uno spettacolo musical narrativo portato in giro per l’Italia che ha avuto uno straordinario successo. Aldo Nove lo ringrazia per la pubblicazione del suo romanzo Amore mio infinito.

Scarpa ha tenuto dei brevi corsi di scrittura creativa presso numerose università, ed è uno dei docenti del Premio Chiara. È stato ospite due volte della trasmissione di Rai Educational “Il grillo”, e giurato di dozzine di concorsi letterari. Per una sua commedia radiofonica, Popcorn, ha vinto un premio. Come Ammaniti ha anche pubblicato nella rivista “La Bestia”. Nel 2000 è uscita la frizzante guida turistico- letteraria Venezia è un pesce.78 Scarpa è autore del libretto per l’operetta lirica Fuori

da denti (2000).

I legami personali con Ammaniti non sono stati molto chiari in questo curricolo, ma i due scrittori hanno in comune l’amico Aldo Nove e hanno pubblicato nella stessa antologia e rivista.

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0.2.8 Conclusione

Appare chiaramente, che gli amici letterari si sono letti i loro manoscritti tra di loro. Non sono tutti “cannibali della prima ora”, ma ciascuno di loro ha debuttato intorno all’anno 1996. Nonostante scrivano in modo sperimentale, è chiaro che gli scrittori continuano ad essere innovativi e ai sentirsi coinvolti negli avvenimenti della società. Il loro linguaggio nei dialoghi è la lingua parlata, mista con il gergo dialettico. Gli scrittori rimandano tramite la narrativa alla realtà, ai media come la televisione e il film, alla pubblicità e alla politica. Presentando la loro opera tra di loro, s’influenzano l’un l’altro e si tengono al corrente degli sviluppi. Appartengono al gruppo “neo-neoavantguardia ovvero una terza ondata.

Verso l’anno 2000, l’orrore nella tematica degli scrittori diminuisce e la loro opera contiene soprattutto una dose di simpatia e comprensione. Ammaniti, Nove e De Silva trattano come tema l’adolescenza e guardano attraverso gli occhi dei protagonisti alla società. Ammaniti è il solo biologo nella compagnia letteraria e secondo me, è stato un beneficio. La natura funziona solo come sfondo, secondo lo scrittore, ma credo che le sue descrizioni della natura e degli animali rinforzino l’atmosfera e la tensione nei suoi romanzi.

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Capitolo 1 Le analisi di Ti prendo e ti porto via. La ferita straziante che chiamano ‘giovinezza’

Inizierò questo capitolo con un breve riassunto di Ti prendo e ti porto via, prima di dare un’analisi tematica (par. 1.1), poi l’analisi intratestuale (par.1.2) e infine un paragone del romanzo con altri testi nel 1.3

Il riassunto di Ti prendo e ti porto via

La storia comprende diversi strati, legati tra loro dal filo rosso: la lotta impari che Pietro, il protagonista, deve ingaggiare contro la crudeltà dei ragazzi e degli adulti, i genitori compresi i professori. Pietro Moroni è un dodicenne intelligente, ma molto introverso. La sua unica consolazione è la sua cotta per la compagna di classe, la bella Gloria Celani, un amore corrisposto.

Gran parte del romanzo è dedicata alle avventure e ai passi falsi del quarantenne, fricchettone Graziano Biglia, appena ritornato dall’America. Vorrebbe sposarsi con Erica Trettel, una valletta, e vorrebbe aprire un negozio di jeans. Quando Erica lo pianta in asso, Graziano seduce Flora, la professoressa di Pietro e Gloria, drogandola. Dopo, con sua meraviglia, la giovane donna s’innamora di lui.

Nel frattempo Pietro si complica la vita, perché non sa dire di non. Su minaccia dei teppisti della classe, si introduce di sera nella scuola, atto che gli garantisce la bocciatura finale. Da parte dei suoi famigliari non riceve nessun sostegno, il padre è alcolizzato e la madre nevrotica; i suoi genitori si rifiutano di parlare con il preside della scuola. Pietro rifiuta qualsiasi offerta d’aiuto. Su richiesta di Gloria, il ragazzo si introduce nell’appartamento della professoressa, trova Flora come uno straccio: sconsolata nella vasca del bagno. Quando Pietro chiede spiegazioni visto che Flora non ha mantenuto la promessa di promuoverlo, la donna esprime apertamente la sua frustrazione verso di lui. Essendo incinta di Graziano, che è fuggito con Erica in Giamaica alcuni mesi prima, Flora si sente disperata. E riconosce nel carattere del ragazzino la sua stessa debolezza. Cerca di offendere Pietro e suoi genitori e in una reazione impulsiva il ragazzo spinge la radio nella vasca. Flora cerca di uscire dall’acqua, scivola e si rompe l’osso del collo. Pietro, gli è venuto un colpo e fugge. La notte stessa ritorna per accertare la sua colpevolezza. Gloria cerca di convincerlo e lo costringe a non andare dalla polizia. Quando Gloria è in vacanza, Pietro rompe la promessa, perciò rivela il segreto ai teppisti.

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