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I SEGNALI DISCORSIVI NELLA LINGUA DEL WEB

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Academic year: 2022

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I SEGNALI DISCORSIVI NELLA LINGUA DEL WEB

Studio di un corpus di recensioni negative in TripAdvisor

Aantal woorden: 14.762

Tine Demets

Studentennummer: 01402679

Promotor: Prof. dr. Linda Badan

Masterproef voorgelegd voor het behalen van de graad master in de richting Meertalige Communicatie Nederlands - Engels - Italiaans

Academiejaar: 2017 – 2018

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I SEGNALI DISCORSIVI NELLA LINGUA DEL WEB

Studio di un corpus di recensioni negative in TripAdvisor

Aantal woorden: 14.762

Tine Demets

Studentennummer: 01402679

Promotor: Prof. dr. Linda Badan

Masterproef voorgelegd voor het behalen van de graad master in de richting Meertalige Communicatie Nederlands - Engels - Italiaans

Academiejaar: 2017 – 2018

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Verklaring i.v.m. auteursrecht

De auteur en de promotor(en) geven de toelating deze studie als geheel voor consultatie beschikbaar te stellen voor persoonlijk gebruik. Elk ander gebruik valt onder de beperkingen van het auteursrecht, in het bijzonder met betrekking tot de verplichting de bron uitdrukkelijk te vermelden bij het aanhalen van gegevens uit deze studie.

Het auteursrecht betreffende de gegevens vermeld in deze studie berust bij de promotor(en). Het auteursrecht beperkt zich tot de wijze waarop de auteur de problematiek van het onderwerp heeft benaderd en neergeschreven. De auteur respecteert daarbij het oorspronkelijke auteursrecht van de individueel geciteerde studies en eventueel bijhorende documentatie, zoals tabellen en figuren.

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Ringraziamenti

Vorrei esprimere la mia gratitudine verso tutti coloro che mi hanno aiutato nella realizzazione della mia tesi di laurea.

In primo luogo desidero ringraziare la professoressa Linda Badan per la sua disponibilità nel caso di qualsiasi dubbio. Senza la sua continua assistenza e guida sapiente questa tesi non esisterebbe. In secondo luogo, vorrei ringraziare i miei genitori per avermi dato la possibilità di intraprendere questi studi all’Università di Gent. Per ultimi, ringrazio di cuore i miei amici e la mia famiglia per il loro incoraggiamento e sostegno.

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Indice

Lista di tabelle e figure ... 13

1. Introduzione ... 15

1.1. Scopo della ricerca ... 15

2. Metodologia ... 17

3. I segnali discorsivi ... 19

3.1. Proprietà generali ... 19

3.2. Funzioni ... 20

3.2.1. Funzioni interazionali ... 20

3.2.2. Funzioni metatestuali ... 21

3.3. Le interiezioni ... 23

3.4. Posizione sintattica e intonazione ... 25

3.4.1. Posizione sintattica ... 25

3.4.2. Intonazione ... 26

4. La lingua del web ... 27

4.1. Scrittura elettronica e Computer Mediated Communication ... 28

4.2. Scrittura del web: la scrittura unidirezionale e la scrittura interattiva ... 28

4.2.1. Caratteristiche della scrittura unidirezionale ... 29

4.2.2. Caratteristiche della scrittura interattiva ... 29

5. Analisi quantitativa dei segnali discorsivi nel corpus ... 33

5.1. Frequenza assoluta delle funzioni dei segnali discorsivi ... 33

5.1.1. Meccanismi di modulazione ... 34

5.1.2. Focalizzatori ... 36

5.1.3. Demarcativi ... 37

5.1.4. Interiezioni ... 38

5.1.5. Riempitivi ... 39

5.1.6. Indicatori di riformulazione ... 40

5.1.7. Prese di turno ... 41

5.1.8. Richieste di conferma ... 42

5.1.9. Fatismi ... 43

5.1.10. Presentativi ... 43

5.2. Frequenza assoluta dei segnali discorsivi ... 44

6. Analisi qualitativa dei segnali discorsivi nel corpus ... 49

6.1. Le funzioni delle diverse presenze di proprio e davvero ... 49

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6.2. La Teoria della Pertinenza e la funzione testuale dei segnali discorsivi ... 50

6.2.1. Demarcativi ... 51

6.2.2. Indicatori di riformulazione ... 52

6.2.3. Riempitivi ... 54

6.2.4. Focalizzatori ... 56

6.2.5. Interiezioni ... 59

6.2.6. Meccanismi di modulazione ... 61

6.2.7. Prese di turno ... 62

6.2.8. Richieste di conferma ... 63

6.2.9. Presentativi ... 63

6.2.10. Fatismi ... 64

7. Discussione ... 65

8. Conclusione ... 67

Bibliografia... 69

Appendice ... 71

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Lista di tabelle e figure

Istogramma 1: la frequenza assoluta dei meccanismi di modulazione su -mente ... 35

Istogramma 2: la frequenza assoluta dei meccanismi di modulazione ... 36

Istogramma 3: la frequenza assoluta dei focalizzatori ………. 37

Istogramma 4: la frequenza assoluta dei demarcativi ……….. 38

Istogramma 5: la frequenza assoluta delle interiezioni ……… 39

Istogramma 6: la frequenza assoluta dei riempitivi ……… 40

Istogramma 7: la frequenza assoluta degli indicatori di riformulazione ……….. 41

Istogramma 8: la frequenza assoluta delle prese di turno ………. 42

Istogramma 9: la frequenza assoluta delle richieste di conferma ……… 42

Istogramma 10: la frequenza assoluta dei fatismi ……… 43

Istogramma 11: la frequenza assoluta dei presentativi ……… 44

Istogramma 12: i 20 SD più frequenti nel corpus ... 45

Tabella 1: funzioni interazionali dei segnali discorsivi... 22

Tabella 2: funzioni metatestuali dei segnali discorsivi... 23

Tabella 3: frequenza delle funzioni dei segnali discorsivi... 33

Tabella 4: la frequenza assoluta dei SD che non appartengono al top 20... 46

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1. Introduzione

Tradizionalmente, la lingua scritta italiana è stata studiata e considerata come completamente distinta dall’italiano parlato. Negli ultimi decenni, però, è aumentato notevolmente l’interesse per la lingua parlata e la sua relazione con quella scritta (Fonzari, 2006). La ricerca di questa tesi ha come oggetto lo studio e l’analisi dei segnali discorsivi (SD) in recensioni negative pubblicate sul sito web Tripadvisor.it. Le recensioni di TripAdvisor sono un ottimo campione per lo studio della lingua del web in quanto sono molto più colloquiali che professionali. La lingua del web è infatti particolarmente interessante in quanto mescola caratteristiche della lingua parlata e scritta. Più specificamente, i SD normalmente vengono associati alla lingua parlata, ma di fatto sono presenti in misura significativa nella lingua scritta del web.

A partire dagli anni ottanta del secolo scorso, l’italiano parlato è diventato sempre più oggetto di studi specifici grazie alla pubblicazione di lavori nei quali il parlato non viene più considerato una varietà informale della lingua scritta, ma una modalità d’uso di per se (Albano Leoni, 2001). Grazie all’emergente attenzione verso la lingua parlata, i linguisti hanno cominciato ad interessarsi anche ai SD, che è l’argomento di ricerca della presente tesi. Uno studio sui segnali discorsivi in un contesto scritto come TripAdvisor è fino ad oggi inesistente.

Nella sezione seguente verrà spiegato in dettaglio lo scopo di questa tesi.

1.1. Scopo della ricerca

L’importanza di Internet come mezzo comunicativo è inequivocabile. L’avvento del web infatti viene considerato una rivoluzione nella storia dell’interazione umana (Gheno, 2012) poiché ha cambiato in modo radicale il modo di comunicare. I nuovi mezzi di comunicazione che sono nati grazie a Internet usano immagini, video e musica, e naturalmente la lingua scritta. Come menzionato sopra, numerosi studi hanno dimostrato che la lingua scritta sul web, però, è diversa rispetto a quella convenzionale, poiché essa mescola tratti di entrambe le modalità, sia scritta che orale (Fiorentino, 2007 & Gheno, 2012 & Pistolesi, 2005) (si veda la sezione 4). Inoltre, i SD normalmente vengono associati alla lingua parlata, ma di fatto sono presenti nella lingua scritta del web in modo molto produttivo (Bazzanella, 2001). È da questi fenomeni che hanno origine le domande di ricerca di questa tesi:

In che misura sono presenti i segnali discorsivi nell’italiano scritto nel web?

- Che segnali discorsivi vengono usati?

- Quali sono i più frequenti?

- Che funzioni hanno?

- Che tipo di attitudine esprimono?

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Per tentare di rispondere a queste domande, essendo i testi del web un universo troppo vasto per essere esaminato nella sua completezza, in questa tesi ci si concentrerà su un particolare fenomeno:

si confronteranno recensioni turistiche negative trovate su TripAdvisor.

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2. Metodologia

Per questo studio è stato composto un corpus originale che contiene 200 recensioni turistiche negative pubblicate su TripAdvisor. Si sono scelte recensioni negative dato che sono più espressive rispetto a quelle positive. Si tratta di 100 recensioni di alberghi a Milano e 100 recensioni di alberghi a Napoli.1 Con recensioni negative, si intendono le recensioni con un punteggio di una o due stelle su un totale di cinque. Su TripAdvisor, queste recensioni indicano che il servizio è stato definito come pessimo o scarso. Nelle sezioni seguenti verrà riferito alle recensioni del corpus con un codice. Per ogni città, le recensioni sono numerate da 01 a 100. A Milano riferiamo con MI e per Napoli, si usa l’abbreviazione NA. Più specificamente, per le recensioni degli alberghi a Milano, le recensioni sono numerate da MI01 a MI100. Per Napoli, il corpus contiene recensioni numerate da NA01 a NA100. Tutte le recensioni scelte sono in lingua italiana, le traduzioni da altre lingue non sono state considerate. In questo studio, il momento di pubblicazione della recensione è irrilevante.

La tesi è organizzata come segue: nel capitolo 3 viene spiegato cosa sono i segnali discorsivi, quali sono le sue caratteristiche e quali funzioni possono svolgere. Nel capitolo 4 si illustrerà l’italiano del web, le cui caratteristiche vengono discusse sulla base del corpus. Per rispondere alle altre sotto-domande, viene fornita un’analisi quantitativa dei segnali discorsivi del corpus nel capitolo 5 e un’analisi qualitativa nel capitolo 6 sulla base della Teoria della Pertinenza di Sperber e Wilson (1986).

Rispondendo alle sotto-domande, si tenterà di offrire una risposta anche alla domanda di ricerca principale generale sulla presenza dei segnali discorsivi nell’italiano scritto del web.

1 Si sono scelte recensioni di alberghi a Milano e a Napoli perché in questo modo si dispone di un corpus di recensioni di alberghi dell’Italia del Nord e dell’Italia del Sud. Non c'è, però, una differenza linguistica globale tra le recensioni delle due città dato che le recensioni di entrambe le città sono scritte da persone provenienti da tutta Italia.

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3. I segnali discorsivi

L’attenzione verso i segnali discorsivi (SD) in italiano si è particolarmente sviluppata soprattutto in anni recenti, specialmente grazie agli studi di Bazzanella (1995, 2001, 2006). I SD possono essere definiti come segue:

“(...) quegli elementi che, svuotandosi in parte del loro significato originario, assumono dei valori che servono a sottolineare la strutturazione del discorso, a connettere elementi frasali, inter- frasali, extra-frasali ed a esplicitare la collocazione dell'enunciato in una dimensione interpersonale, sottolineando la struttura interattiva del testo.” (Bazzanella, 1995, p. 225)

3.1. Proprietà generali

I SD possono appartenere a diverse categorie grammaticali, sono dunque caratterizzati da eterogeneità categoriale (Bazzanella, 2006). Per esempio, possono essere congiunzioni (ma), avverbi (ecco), sintagmi verbali (guarda). La loro appartenenza ad una determinata classe non può dunque essere stabilita semplicemente su base lessicale o morfologica, ma anche sulla base della loro funzione che svolgono all’interno di un contesto (Bazzanella, 2001). Segnali discorsivi con significato diverso possono assumere la stessa funzione e possono essere intercambiabili, ad esempio vero? può essere sostituito da no? come richiesta di conferma. (Bazzanella, 2001).

I SD sono multifunzionali. Possono assumere diverse funzioni a seconda della loro posizione e intonazione all’interno di una frase ( si vedano le sezioni 3.4.1. e 3.4.2.), e a seconda del contesto linguistico più ampio in cui si trovano (Bazzanella, 1995 & Jucker e Ziv, 1998). I SD, inoltre, possono essere eliminati da una frase senza intaccarne la grammaticalità: i SD non cambiano le condizioni di verità dell’enunciato e, di conseguenza, possono essere eliminati dalla frase senza che il contenuto proposizionale venga modificato. Inoltre, i SD non sono strettamente legati alla situazione della quale si parla, ma alla situazione enunciativa. Non sono dunque necessariamente correlati all’argomento del discorso, ma al contesto in cui avviene l’atto comunicativo (Bazzanella, 2001). Un’altra caratteristica fondamentale dei SD è il fatto che servono ad esprimere proprietà ed atteggiamenti emozionali e modali (Bazzanella, 2006), cioè il punto di vista del parlante.

L’uso dei SD può variare a seconda dell’età, del gruppo al quale il parlante appartiene, del mezzo di comunicazione utilizzato, del luogo di provenienza del parlante. Spesso, un certo SD caratterizza il parlante quando usa quel SD come riempitivo ( si veda la discussione sotto nella sezione 3.2.1.), ripetendolo in continuazione senza accorgersene. (Bazzanella, 2006)

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È possibile l’uso di cumuli, cioè la sequenza di vari SD con funzione uguale o molto simile. I SD di questo tipo sono molto spesso riempitivi ( si veda la sezione 3.2.1.).

(1) A: Mi parli dei neogrammatici!

B: Sì - dunque allora i neogrammatici cioè [silenzio]. (Bazzanella, 2011)

Un altro uso dei SD è quello nelle cosiddette catene, ovvero la sequenza di vari SD con funzioni diverse.

(Bazzanella, 2001)

(2) Ecco, cioè, voglio dire, non sono del tutto d’accordo. (Bazzanella, 1995, p. 231)

Il tempo verbale dei SD è sempre il presente indicativo, in quanto essi fanno sempre riferimento al contesto dell’enunciato condiviso. Esempi di questi SD verbali sono capisci, senti e guarda, che non possono essere declinati in nessun altro tempo verbale (Bazzanella, 2001).

3.2. Funzioni

Le funzioni dei SD possono essere suddivise in due gruppi: SD di tipo interazionale e SD con valore metatestuale. All’interno di queste funzioni, si trovano più funzioni specifiche, illustrate nelle sezioni 3.2.1. e 3.2.2.. I SD possono essere usati sia da parte del parlante in corso, sia da parte dell’interlocutore che risponde all’interno di una conversazione (Bazzanella, 1995). Poiché questa tesi si serve del corpus di recensioni turistiche di TripAdvisor, le risposte ad esse non sono previste (e se ci sono, sono molto rare) e, di conseguenza, verranno analizzate esclusivamente le funzioni di SD usati da parte del parlante che scrive le recensioni. Per la stessa ragione, non vengono menzionati neanche i SD che possono essere usati da parte del parlante in corso quando c’è presente un interlocutore che può rispondere immediatamente.

3.2.1. Funzioni interazionali

I SD con funzione interazionale evidenziano lo sviluppo dell’interazione e della costruzione dell’enunciato. Una prima funzione interattiva dei SD è quella di presa di turno, cioè essi servono a prendere la parola ed a stabilire il contatto. Ecco, allora, dunque, beh, boh e ma(h) sono esempi di SD che possono svolgere tale funzione.

(3) Allora, sapete che il 7 dicembre abbiamo fatto questo consiglio di classe.

(Bazzanella, 1995, p. 233)

Un altro tipo di SD con una funzione interattiva sono i riempitivi, cioè SD utilizzati per mantenere la parola, come, per esempio, come dire e diciamo. Questi SD sono spesso usati seguiti o preceduti da pause, le quali indicano che il parlante non riesce a trovare le parole appropriate.

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21 (4) Siamo molto felici di averla in trasmissione. Non le nascondiamo in una certa, ee, come dire,

una certa apprensione. (Bazzanella, 1995, p. 235)

I SD possono essere usati anche come richiesta di attenzione. In tal caso, si tratta di forme imperative come senti, guarda e dimmi. Qualche volta, i SD del genere possono svolgere anche un’altra funzione, cioè quella di cambiare argomento, di spostare l’attenzione da un argomento a quello successivo.

(5) Guardi, Lei dica quello che vuole, io me ne vado. (Bazzanella, 1995, p. 236)

Una quarta funzione è quella fàtica. I SD con funzione fàtica sono generalmente allocutivi, vocativi e SD che evidenziano la conoscenza condivisa come (come) sai.

(6) Tu dormi troppo, Giovanni! (Bazzanella, 1995, p. 236)

Certi SD vengono spesso usati come meccanismi di modulazione sia con funzione attenuativa, sia con funzione rafforzativa. Per diminuire il grado di impegno a sottoscrivere l’enunciato, si trovano fra l’altro gli indicatori praticamente, diciamo, per così dire e in qualche modo. Indicatori che rafforzano l’enunciato, invece, sono per esempio davvero, appunto e proprio (Bazzanella, 1995). Tipo, però, può svolgere entrambe le funzioni. Può essere usato sia come hedger, cioè come parola che delimita la forza pragmatica dell’enunciato, sia come alerter, cioè come parola che segnala il focus dell’enunciato (Voghera, 2013). Tra i SD che funzionano come meccanismi di modulazioni, troviamo anche quelli che diminuiscono o aumentano il potere e l’autorità del parlante, come secondo me, se non sbaglio, se mi consente e per conto mio. Esistono inoltre meccanismi di modulazione come direi, che vengono usati per evitare conflitti. Altri, invece, intensificano il contrasto, come insomma.

(7) È una situazione per così dire volontaristica. (Bazzanella, 1995, p. 238)

3.2.2. Funzioni metatestuali

I SD con funzione metatestuale indicano le riformulazioni e i punti più importanti e organizzano la struttura dell’enunciato. I demarcativi sono SD con funzioni metatestuali che vengono usati dal parlante per strutturare il testo, più specificamente per segnalare l’apertura, il proseguimento e la chiusura dell’enunciato (Bazzanella, 1995). Perciò, questi SD possono essere sottocategorizzati in tre tipi: gli iniziatori come per primo e allora, i proseguitori come poi in (8) e i finalizzatori come finalmente e dopo tutto (Nigoević & Sučić, 2011).

(8) Sì, sì per lo più il suo ritmo, ma anche i testi sono molto <eeh> interessanti. Poi Biagio Antonacci un po’, alcuni band che trovo su You Tube o qualcosa. (Nigoević & Sučić, 2011, p. 108)

I focalizzatori sono quei SD che il parlante usa per sottolineare un elemento, come proprio, appunto, dico e ecco e per orientare l’elaborazione dell’informazione come devo dire, ma e si.

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(9) Dico, ma non capite in che pericolo siamo? (Bazzanella, 1995, p. 247)

Gli indicatori di riformulazione sono quei SD con cui il parlante segnala una riformulazione. Sono generalmente divisi in tre gruppi: gli indicatori di parafrasi come cioè, di correzione come voglio dire e di esemplificazione come per esempio in (10). (Bazzanella, 1995) Ognuno di essi contribuisce ad una migliore comprensione dell’enunciato (Nigoević & Sučić, 2011).

(10) Non so, per me, per esempio, è più importante di rilassarmi e quando io vado a vacanza, io non voglio di, di andare alle, alle gite o voglio rilassarmi.

(Nigoević & Sučić, 2011, p. 110)

Le tabelle seguenti riproducono la classificazione proposta da Bazzanella (1995) delle funzioni illustrate sopra nelle sezioni 3.2.1. e 3.2.2. con degli esempi di SD. Anche qui vengono elencate le funzioni dei SD usati solo da parte di colui che scrive il commento, data l’assenza dell’interlocutore:

Tabella 1: funzioni interazionali dei segnali discorsivi

Presa di turno Allora, dunque, ecco, ma, e, pronto, sì (al telefono), ma, beh, vedo

Riempitivi Ehm, ee, mmm, non so, come (posso) dire? Che dire?

Per così dire, diciamo

Richiesta di attenzione Senti, senti un po’, mi segui, dimmi, dica, ehi, guarda, guardate, vedi, vedete, senta, ma

Fatismi Vocativi parentetici: caro ragazzo, signorina mia, caro

mio, capo Sai

Allocutivi: lei dice, come dice lei

Richiamo/richiesta a/di conoscenza condivisa: come sai, lo sapete, eh

Meccanismi di modulazione Praticamente, circa, in qualche modo, in un certo senso, a dire poco, diciamo, per così dire, come la volete chiamare, appunto, davvero, proprio, sì, secondo me, per conto mio, direi, mi sembra, forse, magari, se non sbaglio, penso io, dicono, certamente, naturalmente, come tutti sanno, lo dicono tutti, se lei mi permette, se mi consente, se mi è consentito, vero, ecco, se vuole, un po’, insomma, nah, bè, oh

Controllo della ricezione Eh, capisci , capito

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23 Richiesta di accordo e/o conferma No? Vero? Non è vero? Ti pare? Non è così? Dico

male? Eh? Ne-?

Cessione del turno No? Prego

Tabella 2: funzioni metatestuali dei segnali discorsivi

Demarcativi, articolazione in parti Apertura: allora

Proseguimento: allora, a proposito Chiusura: ma insomma

Focalizzatori Ma, sì, proprio, appunto, ecco dico, voglio dire Indicatori di riformulazione Indicatore di parafrasi: Cioè, diciamo, voglio dire, in

altre parole

Indicatore di correzione: Anzi, insomma, cioè, non so, no, voglio dire, diciamo, quelle cose lì

Indicatore di esemplificazione: Mettiamo, facciamo, prendiamo, diciamo, ecco, per esempio

3.3. Le interiezioni

Le interiezioni sono un tipo di segnali discorsivi, che da Poggi (1995) vengono definite come parola- frasi:

“L’interiezione è [...] una “parola-frase”: un tipo di voce lessicale che trasmette in modo convenzionalizzato, depositato nel lessico, un atto linguistico completo. Possiamo dire che essa utilizza un linguaggio olofrastico, contrapposto a quello che più spesso usiamo, il cosiddetto linguaggio articolato. Nel linguaggio olofrastico un’unità lessicale ha il significato di un’intera frase. Nel linguaggio articolato, invece, un’unità lessicale è solo una parte della frase, per cui il significato di una frase intera può essere trasmesso solo da più unità lessicali.” (Poggi, Le interiezioni, 1995, p. 403)

Le interiezioni possono trasmettere l’informazione di un’intera frase, il che significa che esse possono costituire un atto linguistico completo da solo. Nel dialogo seguente, ad esempio, la risposta del parlante B toh! può essere parafrasata dalla frase ‘questo mi sorprende’:

(11) Parlante A: Sai, è tornata Rosario.

Parlante B: Toh!

(Poggi, Le interiezioni, 1995, p. 403)

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In quanto atto linguistico completo, un interiezione può stare da sola, come in (11), può quindi essere usata in totale assenza di contesto linguistico. Per di più, un’interiezione può avere diverse posizioni in una frase a seconda del loro significato. Ah in (12), ad esempio, indica che il parlante esprime una conoscenza nuova e si trova in posizione iniziale di frase. Altre interiezioni occupano invece una posizione sintattica a fine frase come per esempio toh nell’esempio (13):

(12) Ah, hai ridipinto le tapparelle.

(Poggi, Le interiezioni, 1995, p. 409)

(13) Chi vuoi che sia al telefono? È Luciano, toh.

(Poggi, Le interiezioni, 1995, p. 409)

È inaccettabile, invece, collocare interiezioni che esprimono dubbi o esitazioni a fine frase. Infatti esse o stanno da sole, quando non viene risolta l’esitazione, oppure vengono usate in posizione interna di una frase come in (14):

(14) Fra le ragazze della festa, Marta era quella col vestito ... dunque ... grigio.

(Poggi, Le interiezioni, 1995, p. 410)

A seconda della loro forma, le interiezioni possono essere suddivise in:

- proprie o primarie, cioè interiezioni che non hanno un proprio significato lessicale come: (ah!, eh!, oh!, boh!, ahimè!);

- improprie o secondarie, che possono essere costituite da diverse categorie lessicali, come nomi o aggettivi utilizzati come vocativi (zitto!, peccato!, cavolo!, mostro!);

- locuzioni interiettive, quando sono costituite da più parole (mio Dio!, per amor del cielo!, porca miseria!, povero me!, al fuoco!, al ladro!) (Poggi, 1981).

Ci sono due maniere in cui possono essere classificate le interiezioni: dal punto di vista pragmatico e da quello semantico. Per quanto riguardo il punto di vista pragmatico, esistono quattro classi di interiezioni, classificate secondo il loro valore illocutivo. La maggioranza delle interiezioni usate nella lingua italiana sono espositive, cioè le interiezioni che informano l’interlocutore. Un esempio di un’

interiezione di questa classa è uffa, che significa ‘ti informo che sono stanco o annoiato’. Una seconda classe riguarda le interiezioni esercitive di domanda come no?, che chiedono informazioni, spiegazioni e conferme. Le interiezioni che ordinano qualcosa, come silenzio, vengono chiamate le esercitive richiedenti un’azione. Infine, abbiamo le interiezioni comportative che includono i saluti, e le formule augurali e di cortesia come auguri (Poggi, 1995, p. 414).

Dal punto di vista semantico, le interiezioni espositive vengono classificate: (i) a seconda dello stato delle conoscenze del parlante, per esempio come ah che informa che si tratta di una nuova conoscenza

(25)

25 per il parlante; (ii) a seconda dello stato dello scopo del parlante, come brr che indica freddo; (iii) o a seconda della realizzazione dello scopo del parlante, come mmm che indica il provare un piacere gustativo. Nella categoria delle interiezioni esercitive di domanda, troviamo: (i) le richieste di conferma come no?; (ii) le richieste di ripetizione di un’informazione che non si è capita o di cui si è sorpresi come eh?; (iii) le richieste di spiegazione come beh?. Per quanto riguarda le interiezioni esercitive richiedenti un’azione, vengono classificate a seconda di quanto tale azione sia esplicita. Così, in alcuni casi, viene menzionato esplicitamente quello che vuol raggiungere il parlante, come aiuto!. Altre interiezioni, invece, segnalano l’illocuzione, come dai che esprime un incitamento. Altre incitano a cominciare, terminare, ripetere o continuare come basta e avanti. Delle interiezioni comportative, infine, si fa una distinzione fra le espressioni di cortesia, come grazie e auguri e gli appelli a persone assente dal contesto in cui viene comunicato, come ragazzi e mamma (mia). Casi eccezionali sono i vocativi come ragazzi! e le voci lessicali trasgressive come merda che possono essere considerati sia interiezioni espositive che comportative (Poggi, Le interiezioni, 1995, pp. 415-416).

3.4. Posizione sintattica e intonazione

3.4.1. Posizione sintattica

Certi SD come per esempio diciamo, insomma, ecco e guarda si possono trovare sia in posizione iniziale, che in posizione mediana e finale dell’enunciato. Con la loro posizione, però, può cambiare anche la loro funzione. A inizio frase, hanno la funzione di presa di turno o interruttore. In posizione mediana, funzionano come correttore sia di un elemento singolo che dell’enunciato completo. Quando non vengono accentati, indicano incertezza o funzionano come SD di modulazione. Alla fine dell’enunciato, SD come diciamo e insomma, vengono usati per rinforzare le parole precedenti o il discorso in generale del parlante (Bazzanella, 1990).

Altri SD, come senti e ascolta, si trovano soprattutto a inizio enunciato per richiedere l’attenzione come si vede in (15), o anche come interruttore. Possono però anche essere usati per cambiare l’argomento del discorso come nell’esempio (16). In quel caso, si trovano in posizione mediana (Bazzanella, 1990).

(15) Senti, venite a trovarci una di queste sere.

(Bazzanella, 1990, p. 637)

(16) Sono tutti a VEROLI! Senti, Vincenza in questi giorni vi sono stati molti turisti?

(Bazzanella, 1990, p. 634)

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3.4.2. Intonazione

I SD sono spesso caratterizzati da pause. Molto spesso infatti, se in posizioni iniziali, sono seguiti da pause, che nella lingua scritta vengono indicate con la virgola. Quando si trovano in posizione mediana possono essere sia preceduti che seguiti da pause. Se non ci sono pause, vengono generalmente pronunciati in linea con la prosodia generale della frase in cui si trovano. Possono, però, anche essere accentati, ad esempio in posizione iniziale, funzionando come presa di turno. (Bazzanella 1990, 1995).

Per le ‘question tags’ come vero? e no?, la voce cala se il parlante presuppone l’accordo del ricevente.

Se la voce sale, l’uso della question tag è quello delle interrogative. Questi sono i tipici esempi che chiariscono il ruolo importante dell’intonazione sulle funzioni di un SD in un determinato contesto (Bazzanella, 1990).

Si nota inoltre che i SD monosillabici come eh e oh, comunemente definiti “interiezioni”, assumono significati completamente diversi sulla base della prosodia con cui vengono pronunciati rispetto alla frase in cui si trovano. Ad esempio l’interiezione eh seguita da un punto esclamativo come in (17) può fra le altre cose indicare meraviglia, mentre la stessa interiezione seguita da un punto interrogativo come in (18) può indicare che non si è capito qualcosa:

(17) Eh, che bel panorama!

(Trifone & Palermo, 2014, p. 233) (18) Eh? Non ho sentito!

(Trifone & Palermo, 2014, p. 233)

(27)

27

4. La lingua del web

In Italia, come in altri parti del mondo, Internet è diventato un mezzo di intrattenimento, di informazione e di comunicazione indispensabile alla vita quotidiana dei cittadini. Ciò viene sostenuto dagli studi sul numero di utenti online di Audiweb (Migliaro, 2018) e sul social network Facebook di Vincenzo Cosenza (2017). Il numero di utenti online mensili nel mese di novembre 2017 è pari a 33,3 milioni, ovvero 60,6% della popolazione italiana (Migliaro, 2018). Secondo Cosenza (2017), più di 30 milioni di italiani visitano Facebook almeno una volta al mese, un numero che rappresenta la metà degli italiani. In media, 24 milioni degli italiani lo visitano ogni giorno. Con il diffondersi di Internet, il fruitore non rappresenta più solo il destinatario e il pubblico passivo. Anzi, soprattutto con l’avvento del Web 2.0, ossia il web caratterizzato da un alto grado di interazione, l’utente viene praticamente costretto ad avere un ruolo attivo, il che ha fatto sì che le maniere di comunicazione si siano moltiplicate (Gheno, 2012).

Per comunicare attraverso il computer si fa uso di uno schermo, il che rende la lettura più faticosa e più lenta. Ciò viene osservato da Scavetta (1992), che attribuisce queste caratteristiche fra le altre cose alla differenza delle dimensioni della pagina, al diverso senso di contatto diretto che schermo e carta inducono e per il diverso senso di coinvolgimento (Scavetta, 1992). Queste differenze rispetto alla lettura su carta implicano che nei testi creati al computer ci siano ripetizioni in abbondanza e una lingua corretta a livello locale, ovvero nel capoverso, che rappresenta lo spazio leggibile sullo schermo. Ciò porta alla creazione di un linguaggio meno coeso a livello globale, legato al fatto che sullo schermo non è possibile vedere il testo nel suo insieme (Fiorentino, 2007).

Una possibile definizione della lingua del web viene data da Fiorentino (2007):

[...] la comunicazione via computer rappresenta una forma di comunicazione ibrida che mescola tratti di entrambe le modalità, scritta e orale. Essa consente di accorciare le distanze spazio- temporali tra utenti potendo realizzarsi anche in modalità sincrona [...]; spesso rimanda a contesti di tipo privato e familiare, in cui l’utente sperimenta un alto coinvolgimento emotivo; può essere altamente dipendente dal contesto e consente il riferimento a un ego, hic et nunc situazionale condiviso, ammette una molteplicità di utenti, ed infine può svilupparsi anche in forma di dialogo, in tempo quasi reale. (p. 177)

In linea di massima, come indica Fiorentino (2007), quando si definisce la lingua del web, ritorna nella maggior parte dei casi la caratteristica di fondere insieme aspetti del parlato con quelli dello scritto.

Per questo fenomeno, l’espressione magari più usata è il parlato scritto. Gaetano Berruto (2005), però, cita molte altre definizioni utilizzate dagli studiosi: written speech, electronic discourse, e-linguaggio,

(28)

visibile parlare, scrittura conversazionale. Le caratteristiche tipiche del parlato che si trovano nella lingua del web saranno illustrate nella sezione 4.2.2..

4.1. Scrittura elettronica e Computer Mediated Communication

Il computer non sempre viene usato per accedere al web. Perciò, è necessario fare una distinzione tra l’uso del computer come un mezzo di scrittura e l’uso del computer per la comunicazione online.

Quando si usa il computer per scrivere testi usando word processor, la scrittura viene definita elettronica o videoscrittura. La scrittura per la comunicazione online, invece, viene comunemente detta Computer Mediated Communication (CMC) o scrittura per il web (Fiorentino, 2007). Tali usi si differiscono anche nel senso che testi creati usando Word generalmente diventano prodotti cartacei finali, mentre il consumo dei testi di Computer Mediated Communication avviene in maggior parte online (Fiorentino, 2007).

4.2. Scrittura del web: la scrittura unidirezionale e la scrittura interattiva

È interessante notare che una particolarità della scrittura del web ha a che vedere con la dimensione relativa all’interattività. Si distingue infatti la scrittura unidirezionale da quella interattiva. Con la scrittura unidirezionale si intende la lingua scritta indirizzata a utenti generici e indistinti. In questo tipo di testi, infatti, viene accentuata l’unidirezionalità dello scambio, come ad esempio una pagina di un sito web. La scrittura interattiva invece è la scrittura per la comunicazione caratterizzata dallo scambio dialogico, come ad esempio nel caso delle chat (Fiorentino, 2007).

Come già detto, la scrittura interattiva viene caratterizzata dal dialogo e l’interazione. Gli esempi più conosciuti di questo tipo sono, come menzionato sopra, le chat, ma anche i forum e i blog in cui è data la possibilità di reagire. Per quanto riguarda la lingua, Fiorentino (2007) osserva che in questi testi essa è piuttosto colloquiale, ma per la maggior parte corretta, sia a livello lessicale sia a livello sintattico.

Le scritture del web potrebbero anche essere viste come disposte lungo l’asse della dimensione temporale che va dal sincrono, o meglio semisincrono, all’asincrono: dalle chat ai social network alle piattaforme di instant messaging, e poi ai forum, ai gruppi di discussione e infine ai blog. Dal punto di vista della diamesia, si tratta sempre di varietà di lingua trasmessa, con una maggior vicinanza al parlato nei canali semisincroni e allo scritto in quelli asincroni. La variabilità però è molto alta (Gheno, 2012). Nonostante non si parli di TripAdvisor come un mezzo sincrono, ha tante caratteristiche del parlato come appunto i segnali discorsivi e l’uso delle lettere maiuscole che vengono usate per esprimere nella lingua scritta un tono di voce alto.

(29)

29 4.2.1. Caratteristiche della scrittura unidirezionale

La scrittura unidirezionale, come ad esempio i testi che si trovano su un sito web, è divenuta una vera e propria disciplina, su cui ci sono tanti studi. Uno dei più importanti è quello di Jakob Nielsen sull’usabilità dei siti web, la cosiddetta web usability. Ciò significa che i testi presenti su un sito web devono essere coerenti, chiari, affidabili e facilmente navigabili (Fiorentino, 2007).

Inoltre, è importante fare attenzione al fatto che la lettura sullo schermo è più lenta e faticosa rispetto a quella su carta. Perciò, la lingua presenta ridotta complessità sintattica, frasi perlopiù breve che sono per la maggior parte indipendenti, poche nominalizzazioni e una prevalenza di modi verbali espliciti.

Un’altra conseguenza della stanchezza che la lettura allo schermo porta è che la gente non legge l’intero testo, ma usa la tecnica di scanning. Significa che il lettore cerca le informazioni di cui ha bisogno saltando da un punto ad un altro nel testo. Per aiutare il lettore, infatti, vengono spesso sottolineate le parole chiave e vengono usati degli elenchi puntati per rendere il sito web più leggibile.

Altre motivazioni per l’uso dello scanning sono la mancanza di tempo e il fatto che il web è un medium user-driven, il che vuol dire che l’utente vuol essere un attore attivo quando sta usando il web (Fiorentino, 2007).

Infine, è importante esprimere un’idea per paragrafo e ordinare le idee seguendo un processo detto

‘la piramide capovolta’. Con questa espressione si vuole indicare che la lettura di un testo spesso parte dalla conclusione, cogliendo prima le informazioni principali, e andando poi verso le informazioni più dettagliate (Fiorentino, 2007).

4.2.2. Caratteristiche della scrittura interattiva

Come già menzionato, la lingua del web “mescola tratti di entrambe le modalità, scritta e orale”

(Fiorentino, 2007, p. 177). Tale forma di ‘parlato scritto’ si trova soprattutto nella scrittura interattiva.

Per ottenere l’effetto parlato, definito “fonicità” da Fiorentino (2007, p. 182), si utilizza tra le altre cose una profusione di interiezioni e vengono prolungate le vocali o consonanti per imitare effetti sonori diversi. Entrambe le caratteristiche sono presenti nel corpus analizzato in questa tesi, come illustrato dagli esempi seguenti:

(19) Ah! altra nota fastidiosa! La richiesta della carta di credito a garanzia!

(esempio tratto dal corpus MI12)

(20) e PER DI PIU' dice al mio cliente di cambiare agenzia perché la colpa era di chi aveva prenotato!!! OHHHHHH ma dov'è finito il rispetto, il buon senso e la lealtà?!

(esempio tratto dal corpus MI55)

(30)

Inoltre, utilizzando gli emoticon, si vuole ripetere il più possibile la vivacità espressiva di quello che si ha appena detto. Le faccine, emoticon o smiley sono una delle caratteristiche della Computer Mediated Communication più conosciute. Vengono spesso usate per rendere esplicito o enfatizzare quanto scritto. Si parla di emoticon orizzontali quando il tratto della bocca viene allungato, il che equivale a intensificarne il senso (Fiorentino, 2007 & Gheno, 2012). Gli emoticon orizzontali non sono presenti nel corpus usato in questa tesi.

(21) Il mio ragazzo ha poggiato una tuta sulla scrivania e quando l'ha presa sotto era bianca di polvere -.-

(esempio tratto dal corpus MI21)

(22) buonanotte, uomo delle camicie oviesse ;PPP (Gheno, 2012, p. 200)

Per di più, l’uso delle lettere maiuscole per un’intera parola o frase indica che le parole sono intese come pronunciate con un tono alto, ossia vengono interpretate come se fossero urlate. Anche l’uso generalizzato delle lettere minuscole, anche quando sarebbe scorretto per le regole di scrittura standard, viene interpretato in un modo specifico. L’assenza di lettere maiuscole, infatti, spesso indica la volontà di risparmiare tempo, perché digitare le maiuscole può diventare fastidioso, come per esempio quando si usa il tastierino del cellulare (Gheno, 2012).

(23) Arriviamo e cosa succede? La camera per disabili NON è DISPONIBILE. Follia!

(esempio tratto dal corpus MI01)

(24) ho prenotato direttamente per spiegare che avevamo bisogno di una camera a 3 letti.

dovevamo arrivare verso le 14.00 ma a causa di un incidente siamo arrivate intorno alle 18.

qui inizia la triste vicenda la camera da 3 non aveva il terzo letto(non avevano indicazioni...mi chiedo dove pensassero di far dormire la 3 persona...) mi chiedono a che ora ho effettuato la prenotazione..

(esempio tratto dal corpus MI06)

Degno di nota è anche l’uso particolare della punteggiatura nella lingua del web. Vi si trovano moltissimi punti interrogativi e esclamativi, mentre vengono spesso omessi le virgole e i punti alla fine della frase. I puntini di sospensione, però, vengono usati in un numero variabile, anche se di norma dovrebbero essere tre (Fiorentino, 2007 & Gheno, 2012).

(25) Ovviamente allego le foto, le asciugamani pulite erano pieni di peletti e qualche capello... Che ho dovuto rifare la doccia!!! La colazione si offre in una stanza larga 1.80m per 4 metri di lunghezza praticamente uno stanzino !! Con 5 tavolini per due persone a tavolino .. Molto scomodo !!!

(31)

31 (esempio tratto dal corpus MI03)

(26) [...] non parliamo del bagno vasca da bagno antichissima cornetta per fare la doccia rotta e l'acqua schizzava dovunque proprio una disavventura l'unico vantaggio Che si trova a due passi dal duomo[...]

(esempio tratto dal corpus MI94)

(27) Arrivo in hotel tardo pomeriggio ma la camera non c'è.... era ancora occupata!! erano le 19.00 quando entro in camera...

(esempio tratto dal corpus NA04)

Un’altra caratteristica della lingua del web riguarda l’ortografia. Visto che la scrittura interattiva nella maggior parte dei casi viene scritta molto velocemente, si incontrano spesso errori ortografici. Si tratta fra le altre cose di errori sugli accenti, ovvero l’omissione o la distinzione dell’accento acuto o grave.

Sono anche molto frequenti gli errori nella scrittura delle interiezioni beh, boh e mah, spesso scritte come bhe, bho e mha. Nonostante le recensioni su TripAdvisor generalmente non richiedano una scrittura rapida, nel corpus si trovano numerosi errori di questo tipo. Ciò conferma che le imprecisioni possono anche essere il risultato di una conoscenza scarsa di alcuni aspetti della lingua italiana (Gheno, 2012).

(28) Scopro all’improvviso che in una sessione congressuale tipo ‘point/counterpoint’ in cui dovrò argomentare in favore di una posizione già difficile di per sè il mio ‘opponent’ sarà un guru globale totale dellargomento, uno di quelli che ti fanno un mazzo tanto.

(Gheno, 2012, p. 186)

(29) [...] quindi diciamo che vi deve piacere e dovete gradire il fare TUTTO in bagno con la porta un pò aperta che dà sulla camera da letto e chiunque ci sia lì in camera ad osservare le vostre gesta nel bagno .. MHA .. NO COMMENT

(esempio tratto dal corpus MI19)

Enumerando gli aspetti della lingua del web, è necessario menzionare il multilinguismo. Visto che l’inglese è la lingua per la comunicazione generale più usata al mondo, si nota che, per quanto riguarda l’italiano del web, è presente soprattutto il codeswitching tra l’italiano e l’inglese, ovvero il passaggio dall’italiano all’inglese all'interno del discorso di uno stesso parlante (Fiorentino, 2007).

(30) Nice hotel in a very dangerous place

L'hotel è pulito e situato in un palazzo di cui sono stati parzialmente conservate le strutture in pietra originarie.

(esempio tratto dal corpus NA54)

(32)

Quando non si ha molto tempo o spazio per scrivere un messaggio, il che spesso accade quando si scrive qualcosa sul web, sono utili le abbreviazioni, ad esempio asp per ‘aspetta’ e impo per

‘importante’. Un’altra tecnica molto diffusa è l’uso degli acronimi. Nel contesto di CMC, vengono usati soprattutto da giovani e nella maggior parte dei casi si tratta di acronimi inglesi come asap per ‘as soon as possible’ ( appena possibile) e omg per ‘oh my God’ ( o mio Dio) (Gheno, 2012).

(31) RAGA QUALCUNO HA UN LINK PER LO STREAMING? RISP È IMPO.

(Gheno, 2012, p. 193)

Inoltre, nel linguaggio giovanile ricorrono i fonosimboli, cioè l’uso di sequenze di suoni come haha che indica una risata e ehm che indica un’esitazione. La metà degli utenti della popolazione online hanno un’età tra 18 e 34 anni (Gheno, 2012). Ciò fa sì che anche nella lingua del web si trovino tanti fonosimboli come bla bla e brr. Nell’esempio seguente, viene usato il fonosimbolo meh, che indica disincanto nei confronti dell’enunciato precedente.

(32) Sono delusa, mi aspettavo tutta sta figata, e invece.. meh.

(Gheno, 2012, p. 201)

Per di più, nella lingua del web certe lettere vengono spesso sostituite con altre. Nell’esempio (25), in sostituzione di ch, viene utilizzata la lettera k. Altri esempi sono la sostituzione della i dalla y, ad esempio anzyano, e l’aggiunta dell’h in fondo a tante parole, come trocah invece di droga (Gheno, 2012).

(33) Ma siamo impazziti un albergo a 4 stelle ke ti serve un mottino a 2 €???

(esempio tratto dal corpus NA14)

Infine, un’ultima caratteristica della lingua del web sono le tachigrafie, ovvero contrazioni di parole.

Questa tecnica riguarda l’omissione di una parte o di tutte le vocali, spesso solo in fine della parola.

(34) avevo fame e volevo qlcs da mangiare mi hanno proposto un cornetto anzi è dire troppo un mottino orribile minuscolo a 2 € ???

(esempio tratto dal corpus NA14)

(33)

33

5. Analisi quantitativa dei segnali discorsivi nel corpus

La presente sezione presenta un’analisi quantitativa dei segnali discorsivi trovati nel corpus che è stato composto per questa tesi. Come menzionato nella sezione 2, il corpus contiene 200 recensioni negative trovate su TripAdvisor, riguardanti 100 di alberghi a Milano e 100 di alberghi a Napoli. In totale, da queste recensioni si sono trovati 740 segnali discorsivi.

L’analisi quantitativa nella presente tesi è organizzata come segue: in primo luogo viene calcolata la frequenza assoluta delle diverse funzioni svolte dai SD analizzati e in secondo luogo vengono elencati i SD più frequenti nel corpus.

È interessante notare che sono presenti nel corpus SD che svolgono più di una funzione all’interno di determinati contesti. Nell’analisi quantitativa, però, si è assegnata soltanto una funzione ad ogni SD, cioè la funzione principale. Un’analisi più dettagliata viene fornita nell’analisi qualitativa nel capitolo 6.

5.1. Frequenza assoluta delle funzioni dei segnali discorsivi

La tabella seguente dà una visualizzazione del numero di SD che svolgono le diversi funzioni descritte nel capitolo 3.2.:

Tabella 3: frequenza delle funzioni dei segnali discorsivi

Frequenza Percentuale

demarcativo 75 10,1

fatismo 2 ,3

focalizzatore 98 13,2

indicatore di correzione 20 2,7

indicatore di esemplificazione

6 ,8

indicatore di parafrasi 21 2,8

interiezione 43 5,8

meccanismo di modulazione

421 56,9

presa di turno 6 ,8

presentativo 2 ,3

(34)

richiesta di conferma 4 ,5

riempitivo 42 5,7

Totale 740 100

5.1.1. Meccanismi di modulazione

Dalla tabella 3 emerge che la stragrande maggioranza dei SD trovati nel corpus, cioè 421, svolgono la funzione di meccanismo di modulazione. Ciò è pari al 56,9% di tutti i SD presenti. Qui, però, è necessario notare che Bazzanella (1995) osserva che i SD davvero e proprio che svolgono la funzione di meccanismo di modulazione agiscono allo stesso tempo anche da focalizzatori. Nella tabella, però, questi SD sono considerati quasi sempre come meccanismi di modulazione. È dunque importante notare che il corpus contiene 62 presenze di davvero e 35 presenze di proprio. Ogni presenza di davvero è considerata un SD che svolge la funzione di meccanismo di modulazione, al pari di 6 delle 35 presenze di proprio. Le altre 29 presenze di proprio sono state considerate in primo luogo SD che svolgono la funzione di focalizzatore. Un’analisi dettagliata di questo fatto viene offerta nel capitolo 6.

La metà dei meccanismi di modulazione presenti nel corpus viene costituita da avverbi su -mente. Più specificamente si tratta di praticamente, assolutamente, assolutissimamente, veramente, sicuramente, naturalmente, francamente, sinceramente, certamente, decisamente, vivamente, onestamente, personalmente, evidentemente e ovviamente. Questi avverbi includono 221 dei 421 meccanismi di modulazione. L’istogramma seguente mostra la loro frequenza assoluta:

(35)

35 Istogramma 1: la frequenza assoluta dei meccanismi di modulazione su -mente

Gran parte dei meccanismi di modulazione nel corpus sono avverbi che esprimono un’opinione. Come si vede nell’istogramma 1, 17 sono avverbi su –mente. In particolare, si tratta di sinceramente, personalmente, onestamente e francamente. Inoltre, come dimostra l’istogramma 2, 16 meccanismi di modulazione sono verbi che esprimono il proprio pensiero o punto di vista, cioè penso (5), non penso (1), credo (7) e non credo (3). Infine, gli altri SD di questa categoria che si trovano nel corpus sono gli avverbi seguenti: secondo me (4), secondo il mio parere (1), secondo il mio modesto parere (1), a mio avviso (14), a mio parere (6) e a mio modesto parere (3), al mio giudizio (1) e dal mio punto di vista (1) e in tutta onestà (1).

Meccanismi di modulazione su -mente

(36)

Altri meccanismi di modulazione trovati nel corpus sono di certo (7) , di sicuro (2), forse (21), magari (11), guarda caso (2), un po’ (24), un pochino (1), senza alcun dubbio (1), poi (2), mi sa (1), diciamo così (1) e ripeto (11).

Istogramma 2: la frequenza assoluta dei meccanismi di modulazione 5.1.2. Focalizzatori

Si osserva nella tabella 3 che il corpus contiene 98 focalizzatori, pari al 13,2% dei SD presenti.

L’istogramma seguente dà una visualizzazione della frequenza assoluta di ogni SD che svolge la funzione di focalizzatore:

(37)

37 Istogramma 3: la frequenza assoluta dei focalizzatori

L’istogramma 3 mostra chiaramente che nel corpus sono molto frequenti due focalizzatori, cioè proprio (29) e ma (37). Con 14 presenze, sono anche usati abbastanza i SD devo dire (4) e le sue derivazioni devo dire che (9) e devo proprio dire (1). Meno frequenti sono i focalizzatori ben (4), dico (4), ecco (2), e (2), c’è da dire (2), e dire che (1), bisogna dire che (1), no (1) e appunto (1).

5.1.3. Demarcativi

Con 75 presenze, pari al 10,1% dei SD nel corpus, il terzo tipo di SD più frequente è quello dei demarcativi. Questi possono essere suddivisi in tre categorie: i demarcativi di apertura, quelli di proseguimento e quelli di chiusura. L’istogramma 4 dà una visualizzazione di tutti i demarcativi presenti nelle recensioni:

(38)

Istogramma 4: la frequenza assoluta dei demarcativi

Il demarcativo più frequente è insomma, che figura 21 volte, sempre come demarcativo di chiusura.

Gli altri demarcativi di chiusura nel corpus sono infine (4), quindi (2), per concludere (2), come dicevo (2), per chiudere (1) e per finire (1), conclusione (1). In totale, sono dunque presenti 33 demarcativi di chiusura. Riguardo ai demarcativi di proseguimento, si ne trovano 36, cioè allora (8), e (7), poi (9), ora (3), ok (3), intanto (2), ecco (1), bene (1), a proposito (1) e adesso (1). Infine, il corpus comprende 5 demarcativi di apertura: allora (3), ok (1) e e (1).

5.1.4. Interiezioni

43 dei 740 SD nel corpus sono interiezioni, pari al 5,8%. Molte di tali interiezioni, però, hanno una seconda e terza funzione che non è stata compresa nelle frequenze della tabella 3. Le altre funzioni vengono discusse nell’analisi qualitativa nel capitolo 6.

(39)

39 Istogramma 5: la frequenza assoluta delle interiezioni

Dall’istogramma 5 emerge che le interiezioni più usate sono beh e tutte le sue varianti: beh (9), bè (3), bhe (1) e be’ (1). Viene usata anche l’interiezione mah (11) e la sua variante mha (1). Le altre interiezioni presenti nel corpus sono: bah (4), bha (2), boh (3), ohhhhhh (1), eh (1), dai (1), ah (3) e ah! (1). C’è soltanto una presenza di interiezione comportativa, cioè ciao.

5.1.5. Riempitivi

Il corpus contiene 42 riempitivi, pari al 5,7% dei SD presenti. Si osserva nell’istogramma 6 che prevalgono come riempitivi le varianti di vabbè: vabbè (10), evvabbe’ (1), vabbe (1), vabbe’ (1), va beh (1), va bene (1) e va bhe (1). Il riempitivo più usato, però, è che dire (12). Gli altri riempitivi nel corpus sono comunque (3) e la sua abbreviazione cmq (2), e...e... (2), ma (2), sì (1), non so dir bene (1), ecco (1), e (1) e diciamo (1).

(40)

Istogramma 6: la frequenza assoluta dei riempitivi 5.1.6. Indicatori di riformulazione

Gli indicatori di riformulazione sono i SD che comprendono gli indicatori di parafrasi, gli indicatori di correzione e quelli di esemplificazione. In totale, si trovano nel corpus 47 indicatori di riformulazione, pari al 6,5% dei SD presenti. L’istogramma seguente dimostra la loro frequenza assoluta:

(41)

41 Istogramma 7: la frequenza assoluta degli indicatori di riformulazione

Dall’istogramma 7 emerge che l’indicatore di riformulazione più frequente è anzi (16), che nel corpus è sempre stato usato come un indicatore di correzione. L’unico altro caso di indicatore di correzione presente nelle recensioni è o meglio (4). Per quanto riguarda gli indicatori di parafrasi, si trovano otto SD differenti: insomma (9), ovvero (4), cioè (3), voglio dire (1), quello che voglio dire è che (1), ossia (1), diciamo che (1) e mi spiego meglio (1). Infine, tipo (3), ad esempio (2) e per esempio (1) sono gli indicatori di esemplificazione trovati nel corpus.

5.1.7. Prese di turno

Nel corpus sono presenti soltanto 6 prese di turno, pari al 0,8% dei SD presenti. Come l’istogramma 8 dimostra, si tratta di: dunque (3), ora (2) e allora (1). Ci sono, però, anche dei demarcativi e interiezioni che svolgono tale funzione, come sarà illustrato nel capitolo 6.

(42)

Istogramma 8: la frequenza assoluta delle prese di turno 5.1.8. Richieste di conferma

Nelle recensioni sono presenti 4 richieste di conferma, pari al 0,5% dei SD totali. Si tratta di no? (3) e eh? (1) come dimostrato dall’istogramma seguente:

Istogramma 9: la frequenza assoluta delle richieste di conferma

(43)

43 5.1.9. Fatismi

La categoria di SD meno presente, insieme ai presentativi mostrati nella sezione 5.1.10., sono i fatismi.

In effetti, nel corpus fungono da fatismo 2 SD, pari al 0,3% della somma dei SD. Si tratta di caro direttore (1) e ragazzi (1):

Istogramma 10: la frequenza assoluta dei fatismi

5.1.10. Presentativi

Come menzionato sopra, sono presenti nel corpus solamente 2 SD usati come presentativi, pari al 0,3%

dei SD totali. Come dimostra l’istogramma 11, l’unico SD che svolge tale funzione è ecco (2):

(44)

Istogramma 11: la frequenza assoluta dei presentativi

5.2. Frequenza assoluta dei segnali discorsivi

L’istogramma seguente mostra i 20 SD più frequenti nel corpus. È importante notare che nell’istogramma seguente sono stati aggregati i SD in questione e le sue varianti, visto che spesso nel corpus sono presenti diverse varianti dello stesso SD. Ciò rende l’istogramma più ordinato e chiaro da codificare. Le diverse varianti aggregate vengono menzionate sotto di esso. I 20 SD più frequenti comprendono 507 dei 740 SD presenti nelle recensioni negative selezionate:

(45)

45 Istogramma 12: i 20 SD più frequenti nel corpus

Dall’istogramma 12 emerge chiaramente che il segnale discorsivo più presente nel corpus è davvero (62). Il secondo SD più frequente è veramente (48). Inoltre, si può notare che 6 SD su 20 sono avverbi in -mente che svolgono sempre la funzione di meccanismo di modulazione, cioè veramente (48), sicuramente (33), praticamente (33), assolutamente (30), decisamente (22) e ovviamente (19). Le 30 presenze di assolutamente sono composte dalla somma di 29 volte assolutamente e una volta assolutissimamente. Il terzo SD più frequente è ma, che troviamo nel corpus 39 volte nella funzione di SD. Gli altri SD più frequenti sono proprio (35), insomma (30), un po’ (25), forse (21), anzi (16), va bene (16), devo dire (14), beh (14) e a mio avviso (14), che dire (12), mah (12) e allora (12). Per quanto riguarda il SD va bene, si tratta di 7 varianti diverse, cioè vabbè (10), evvabbe’ (1), vabbe (1), vabbe’

(1), va beh (1), va bene (1) e va bhe (1). Riguardo alle interiezioni beh e mah, come menzionato nella sezione 4.2.2. sulle caratteristiche della scrittura interattiva, Gheno (2012) vede le grafie bhe e mha come errori ortografici. Nel corpus, infatti, abbiamo trovato soltanto una volta tali grafie scorrette di entrambe le parole, 9 volte la grafia beh e 11 volte la grafia mah. Altre varianti di beh nel corpus sono bè (3) e be’ (1). Infine, l’istogramma 12 menziona la presenza di 14 devo dire. Ciò è la somma di devo dire (4), devo dire che (9) e devo proprio dire (1).

La tabella seguente ci dimostra la frequenza assoluta dei SD rimanenti, cioè 233 dei 740 SD presenti nel corpus:

(46)

Tabella 4: la frequenza assoluta dei SD che non appartengono al top 20

Frequenza Frequenza

a mio modesto parere 3 evidentemente 5

a mio parere 6 francamente 8

a proposito 1 guarda caso 2

ad esempio 2 in tutta onestà 1

adesso 1 infine 4

ah 3 intanto 2

ah! 1 magari 11

al mio giudizio 1 mi sa 1

appunto 1 mi spiego meglio 1

bah 4 naturalmente 3

ben 4 no 1

bene 1 no? 3

bha 2 non credo 3

bisogna dire che 1 non penso 1

boh 3 non so dir bene 1

c'è da dire 2 o meglio 4

caro direttore 1 ohhhhhh 1

certamente 7 ok 4

ciao 1 onestamente 2

cioè 3 ora 5

cmq 2 ossia 1

come dicevo 2 ovvero 4

comunque 3 penso 5

conclusione 1 per concludere 4

credo 7 per esempio 1

dai 1 personalmente 3

dal mio punto di vista 1 poi 11

di certo 7 quello che voglio dire è che 1

di sicuro 2 quindi 2

diciamo 1 ragazzi 1

diciamo che 1 ripeto 11

diciamo così 1 secondo il mio parere 2

dico 4 secondo me 4

dunque 3 senza alcun dubbio 1

e 11 sì 1

e dire che 1 sinceramente 4

e…e… 2 tipo 3

ecco 6 vivamente 4

eh 1 voglio dire 1

(47)

47

eh? 1 Totale 233

(48)
(49)

49

6. Analisi qualitativa dei segnali discorsivi nel corpus

La presente sezione presenta un’analisi qualitativa dei segnali discorsivi trovati nelle recensioni di TripAdvisor. Per analizzare questi SD, ci si baserà sulla Relevance Theory, ‘Teoria della Pertinenza’ di Dan Sperber e Deirdre Wilson (1986). Questa teoria sarà applicata in combinazione con la funzione testuale dei SD trovati nel corpus.

L’analisi qualitativa nella presente tesi è organizzata come segue: in primo luogo viene spiegato perché si è considerata come funzione principale dei SD proprio e davvero, la funzione di meccanismo di modulazione oppure di focalizzatore a seconda del contesto nell’analisi quantitativa (si veda la sezione 5). In secondo luogo viene illustrata la Teoria della Pertinenza che sarà poi applicata al corpus raccolto per la presente tesi.

6.1. Le funzioni delle diverse presenze di proprio e davvero

Come menzionato prima nella sezione 5.1.1., Bazzanella (1995) osserva che i SD davvero e proprio che svolgono la funzione di meccanismo di modulazione agiscono allo stesso tempo anche da focalizzatori.

Nell’analisi quantitativa, però, si è assegnata soltanto una funzione ad ogni SD. La presente sezione dà una spiegazione delle funzioni principali scelte.

I focalizzatori sono quei SD che il parlante usa per sottolineare/ rafforzare un elemento mentre un meccanismo di modulazione diminuisce o rafforza il grado di impegno a sottoscrivere l’enunciato (Bazzanella, 1995). Ogni presenza di davvero è considerata un SD che svolge la funzione di meccanismo di modulazione, al pari di 6 delle 35 presenze di proprio. Le altre 29 presenze di proprio sono state considerate in primo luogo SD che svolgono la funzione di focalizzatore. Ecco due esempi del corpus in cui viene usato il SD proprio:

(35) La follia è che proprio da loro il giorno prima come del resto tutte le altre volte avevo pagato sempre al check out!

(esempio tratto dal corpus MI05)

(36) Non riesco proprio a consigliare quest’hotel.

(esempio tratto dal corpus MI83)

In (35), proprio è stato considerato principalmente un focalizzatore e lo stesso SD in (36) è stato considerato un meccanismo di modulazione. In (35), infatti, usando proprio, si vuole sottolineare il sintagma preposizionale da loro. Mentre in (36), usare proprio non ha lo scopo di evidenziare altri elementi nella frase, anzi, l’enfasi si trova sulla parola stessa proprio e viene dunque rafforzato il grado

(50)

di impegno a sottoscrivere l’enunciato. Non essendoci una differenza netta tra le due funzioni, la distinzione fatta in questa tesi si basa sul contesto in cui la parola proprio si trova.

6.2. La Teoria della Pertinenza e la funzione testuale dei segnali discorsivi

La coerenza è una parte essenziale di un testo. La coerenza, infatti, rende il testo più chiaro e più facile da capire. Si possono distinguere due tipi di coerenza: la coerenza locale e la coerenza globale. Se i SD collegano unità informazionali di un segmento specifico con unità informazionali del segmento precedente, tale coerenza viene definita coerenza locale come in (52) nella sezione 6.2.3.. Se, invece, il SD mette in relazione un segmento con qualsiasi altra porzione di informazione precedente nel testo, si tratta di coerenza globale come nell’esempio (37) in 6.2.1. (Nemesio, 1999).

La funzione testuale dei segnali discorsivi, infatti, è quella di agevolare la coerenza in un discorso e di aiutare l’interlocutore ad interpretare l’enunciato in modo corretto. La funzione testuale dei SD può di conseguenza essere analizzata sulla base della Teoria della Pertinenza di Sperber e Wilson (1986).

Questa teoria è basata su due principi di pertinenza: il principio cognitivo, cioè l’idea che la cognizione umana è orientata alla massimizzazione della pertinenza, e il principio comunicativo, cioè che enunciati creano aspettative di pertinenza massima (Sperber & Wilson, 2002, p. 249). La Teoria assume che comunicare significhi avere l’intenzione di comunicare un contenuto che sollecita la ricerca di pertinenza da parte del lettore o ascoltatore. Un enunciato è inoltre pertinente per un individuo quando collega informazioni di base di cui dispone in modo da portarlo a conclusioni che hanno importanza per l’individuo stesso. Conclusioni false, però, non vengono considerate pertinenti (Sperber & Wilson, 2002, p. 251).

La Teoria della Pertinenza afferma che ciò che rende un input utile rispetto alla massa di informazioni è che questo input è più pertinente di qualsiasi altro input disponibile allo stesso tempo. Sperber e Wilson (1986) sostengono che un enunciato assumerà sempre maggiore pertinenza man mano che contiene più informazioni. Elaborare più informazioni, però, richiede un maggiore sforzo. Perciò, la Teoria della Pertinenza prevede che sia necessario un equilibrio tra la quantità di informazioni e la difficoltà di elaborazione delle stesse (Haverkate, 2006, p. 175). È qui che entrano in gioco i segnali discorsivi dato che essi sono usati per agevolare la coerenza, che è proprio un aspetto di un testo che rende più facile la sua elaborazione. In altre parole possiamo dire che i segnali discorsivi sono quegli elementi linguistici che rendono quindi più pertinente un enunciato. La seguente parte, quindi, della tesi analizza come i SD reperiti dal corpus contribuiscono alla coerenza del discorso e quindi alla pertinenza dell’enunciato.

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