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T: 1.L.8o di Napoli, toi quem ob fùmmam im condendo

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omnis generis carmine felicitatem Rege , & /iri Principescohoneffarum*

Ohinefque Mafarum amici ßffexer*

Jo?apt. Aanſus

Ville e_2Marchio

Dum preclaris favet ingenii*, vt pofferos ad celebrandam illius

Immortalem gloriam

...

ÆMonumentum extruendum legavit qugd Montis Manfi Réèiores Ad prafcripti mormam exegere

.Anno i 682.

-Gli Armonici poſſeggon'un vago Teatro dietro lo Spedaletto:non po chi gl'Istrioni: ripoſan però le Buo ne Lettere, già eſercitate nelle Aca demie degli Otioſi, e in 3o. altre : mentre la più forte applicatione è

alle Leggi , fruttando in ſommo

l'impiego di patrocinare, e di avo care. Diverſe ſcuole apre la Scherma, con le altre Arti Cavalereſche. Per follievodeºConvalefcenti,la Samtiff.

Aluntiata mantien nel caſal di Por

e 3 di

f

1 o2 Mem.del”Ab. Pacichelli

:

º

tici, clima temperatiſſimo,uno Spe dale: e per agevolar le fatighe à gli

Studenti di AAedicina, nelle falde

piacevoli del colle nominato della Montagnola fuor di porta S.Gennaro, per cenno del Signor D. Franceſco

Filamarino, Cavaliero di virtù mo rali, e di miſta letteratura, e con ,

l'opera del Dottor Tomaſo Donzelli,

Giovane di valore nelle Arti nobili,

e nelle Lingue, hà fatto aprire un . bell'Horto de'Semplici, sù la porta , del quale in marmo ſi leggono ſcol pite queſte parole dell'ingegno del

?Dottor Tomà/o (ornelio.

ᎪᎻ O R 7 © Ᏹ% H ᏈX N' C -BOT A NICO AM.

A{ultigema Plantarum varietate Com

tºº???.

AdpromovendaPhytologiestudia Extraendum curavere

/'enerabilis 'Damus San&iff. Aaman

- eiate Prefetii ,

Calend. Januar. M.DCLXXXII.

il ſuo ſito è di due moggiafcarfe,

* par

*

P.4.7 1. L.8o di Napoli 1o3 partito in quattro quadri regolari, e in altri irregolari frà gli angoli.

Viene ornato con vaghezza di via li,di fpalliere,e di pergole,e di quat tro'maeſtofe fontane , valevoli ad inaffiar anche le Piante, che ſi ap preſſano al numero di due mila,ſcel te,e nodrite con ogni ſtudio, le qua

li da alcuni alberi curioſi,e fronzuti

ricevon l'ombra giovevole. Fra quel

le mi ſembrano meritevoli di di

ſegnarſi, e di cura.

Il Dittamo Candiotto, il quale così fù chiamato da M eſtri, per naſcere nella parte Dattea del monte Ide di

(andia-Queſt’herba Teofaſto dice »,

che vaglia ad agevolare il parto alle donne; e che le Capre ſaettate ſi tol gano via dalle ferite le ſaette, per virtù del Dittamo; e'l ſimigliante , pur fileggein 4ri#otele ; mà ilme-deſimo non alle Capre avvenire, an

zi a Cervi dice Plinio. Lo ſteſſo fatto

racconta Virgilio nelle Capre Selvag gesed indi

f

traſportato l'uſo del

• * > . - £ 4 Dit

1 o4 Mem.dell'Ab, Pacicheli.

|

º

|

r

º-•

-. Dittamo à curar le ferite;onde fà che l'uſaſſe Venere nelle ferite di Enea

Hic /emus indigno mati concmff&

dolore,

Di&fammum gemitrix Cretaa car pitab Ida,

Pøberibws canlem foliit, c føre

- Сотятет

Purpureo,non illa feriu incogni

ia caprня

Gramma,cum tergo volusrev h4 fere fagittæ. 1 *

L'Erba Moli , che preſſo Omero

diceſi da AAercurio eſſere ſtata data

ad Uliſſe contro le malie di Circe;mà dopo Omero diſſe di quella Ovidio

Pacifer huic florem dederat gl

lenias album . . . . . .

(ÀMoly vocamt fwperi)migra

radi-

-●●”伊*台%f绝ſ。

-Ella nò è certamente sì malagevole à ſvellerſi dalla terra, ſi come finſe ,

Omero, dicendo a

-. . . χαλεπόν δε τ' όρνοσεoν

Ανδαρίσι γι θνητοίπ.,

-- - * *

ոif

“P.4.7 1, L.go di Napoli 1 ei

ſº

...° aifficiliaшен еj}is, :

ÆHominibus mortalibus. . . . .;

L'eucca del Meſſico, la quale in tu ta l’Iſola di S.Domenico hà il fugovë:

lenoſo, e la ſua radice nell'Iſola (a ba, ſecòdochè narra nella Storia Ga nerale Franceſco Gomara, ed in dito, mangiandofi cruda, è parimente.»

velenoſa; mà non ſolo, tale non è nella provincia di S. Marta, che anzi

mangiafi cruda , aliefIa, ed in gua

lunque altro modo apparecchiata, e del pane fatto della radice della . Jucca, quegli indiani per molti ſe . coli han viſſuto, ed al preſente l'uſa no, eziandio gli Spagnuoli, perchè ſi mantiene incorrotto per un anno, ſicome fa teſtimonianza il Cardanº,

e ſecondo che narra Oviedo, anche, per lungo tempo.

Il Giglio Convalio utiliſſimo con tro l'Fpileſſia,e altre malattie del ca

po, è, ſecondochè alcuni credono,

quel medeſimo, che vi è menzionato

*.

e.

*

:*

nella cantica di Salomone,psravven

" … e 2 ՀԱ

-I oố Mem.dell’Ab. Pacichelli

tura in riguardo al puriſſimo can dore de' ſuoi fiori, e alla delicatezza, e

ſoavità dell'odore, che quegli ſpi

аПО.

La Liſimachia, ſecondo che alcu ni penſano, così fu chiamata, per chè Liftmaco la ritrovò; ò pure,fi co me altri ſtimano, perche Aſe riv puoi 2gny,cioè diſcioglie le conteſe; im perciochè dice Plinio, che con eſſe ,

i feroci animi, eziandio delle beſtie, e inimichevoli incontramenti ſi ſo

gliano placare.Fù fommamente lau data da Eraſſtrato;e afferma Galeno, che vaglia a rattenere gli uſcimenti del ſangue,e à ſanar le ferite.

La Mandragola, per aver le radi ci fatte à guiſa di coſce, e gambe . humane, fù chiamata da Pittagora -civênamáu op@os. Onde diffe Columella

lib. Io.

quamvis femihomimis vefamo gramine feta

AMandragora pariatfiore• ở c.

Nel raccogliere la Mandragola uſa

Wa

P.4.T: 1. L.8o di Napoli 1 o7 vano una ſuperſtizione gli Antichi, ſicome ſcrivono Teofrasto, e Plinio;

perchè quei che ſcavar la voleano, guardavanti dal vento contrario, e , dopo averle intorno ſegnati in ter ra trè cerchi con una ſpada, la ſca.

vavano, riguardando verſo occiden

te, e un'altro intanto andava ſaltel

lando intorno ad eſſa. Dioſcoride ne

compone Medicine, per molti ma lori degli occhi, e per le Riſipele, e per addolcire i dolori, e produrre

piacevol ſonno, e contro a morſi de' Serpenti. E Plutarco nell'operetta di

Aſcoltare i Poeti ſcrive, che ſe la Man

dragola naſca vicino alle viti, com munichi al vino la ſua virtù, facen do più ſoavemente dormire chi lo bee . Mà Levino Lennio de Herb.có Arb. Bibl. c. 2. quantunque vada ſu ſpicando, che i pomi della Mandra gola ſian buoni à far concepir le donne, e che perciò Rachele è Lia , richieſti gli haveſſ.:ciò nondimeno nella Sagra Scrittura, non ſi dice: mà

*... . . . 6 fo

ro8 Mem.dell'Ab. Pacichelli.

*

º

--|ºº

ſolo , che Rachele havute aveſſe da Lia le Mandragole, niuna menzione facendoſi dell'haverle quella man giate, è nò; ed all'incontro appa riſce, che non dall'uſo delle AMan

dragole, foſſe Rachele divenutagra

vida, mà dall'elere le fue preghiere

ſtate da Dio eſaudite.

-La Fava d'Egitto, così detta per chè i fuoi frutti aiquanto fimiglian ti ſono alle fave; fù anche la ſua ra dice appellata Colocaſa da gli Aleſ ſandrini, ſi come appreſſo Ateneo

vuole Nicandro, dicendo che i fiori

di quella mettevanſi nelle corone Σπείραας κύαμον αιγύπτιον, όφe3.

" θερείη!.

-Ανθεα μεν σεφάνg, ανύη".

AEgyptiam tu fabemſerito, ut

E floribus coronas perficias.

Coloraſia parimente chiamolla tutta Virgilio,ove dice: Ecl.4.

AMiłłaque ridenti Colocafia fun

det Acantho.

Mà Filarco narra, che queſta pianta

*~* non

P.4.7.1. L.8o di Napoli io9 non nafcendo di prima, ſalvo che » in Egitto , nondimeno regnando Aleſſandro figliuol di Pirro, nata .

ella caſualmente foſſe in una certa

palude vicina al fiume Tiami della Teſprozia nell'Epiro, e che per due , anni aveſſe abondevolmente ſrutti:

ficato; ma ivi laſciato avendo Aleſ ſandro certi guardiani, perchè non ſolo i di lei frutti à niuno corre per

mettestero, mà à quella niuno ap

preſſarfacellero, ſeccata ſi foſſe la palude, e con eſsa pur quella pianta:

nè vi foſſe giamai più nata in av venire. La radice della Fava d'Egit

to viene da Difilo Sifnio lodata, come

giovevoleallo ſtomaco, e di molto alimento; ma vuol’egli che i frutti di eſſa verdi, e freſchi malamente ſi digericano,e nodrican poco,muo vano il ventre, e generino ventoſità;

però fecchi fiane men ventofi .. E

Glaucia riferito da Plinio 21. 28.

firmò, che la Colocaſia giovaſſe allo ſtomaco, e addolciſlele agrezze tut

te del corpo.

L’al

i 1 o Mem.dell’Ab. Pacichelli.

:

º L'albero del Loto, di cui fa

men-zione Erodoto,e Polibio, diede il no

me à gli habitatori dell'iſola Menin ge nell'Africa A4inore; i quali per chè mangiavano il frutto del Loto, furon chiamati Lotofagi. Queſti, ſi come Omero dice, diedero mangia re à Compagni di Oliſe, i dolci limi frutti del Loto, i quali havean poſ.

ſanza di far deſiderare di rimanerſi

in quell'iſola, à chiunque gli man giava, e di fare ſcordare affatto l'in cominciato viaggio. E quantunque il Loto di quest’horto, nó fia piccio lo albero, ſi come il deſcrive Polibio

preſſo Ateneo: egli nondimeno ſti

ma,che ſia il vero Loto, da che dice , Dioſcoride, che il Loto ſia albero di vaſta grandezza; il cui frutto affer ma che ſia agevole à digerirſi, e va lere à fermar la ſoccorrenza ; e la de

cozzione del legno giovare nella , Diffenteria. . .

--La Lienide dava il fuo purpureo fiore per le corone, e ſola frà tutti i

. . ;

fio

*.

|

P.4.T. 1. L.8o di Napoli 11 i fiori di Europa, fù ſtimata di buono odore da Teofrastro; mà e Ameria di Macedonia nel Rizotomico,ſecondo chè riferiſce Ateneo lib. 15.ſcrive che la Licnide nata foſſe di quell'acque, in cui lavata ſi era Venere, dopo eſº ferfi congionta con Valcano. Lodafi ella fommamente da Diofcoride,con*

tro il veleno degli Scorpioni;e da Plinio a 1.26.contro le albuggini de gli occhi. - - - - ,

L'Asfodelo, di cui ripieni adduce alcuni campi Omero, viene come aſſai utile commendato da Heſiodo Op & Dies

Νήπιοι, ούδ'ίσασι όσω πλέον ήμιου παντος, ... :

ούδ' όσον εν μαλά χη τε ο ασφο δέλω μέγ' όνειας. "

Stulti : meque fciunt quanto plm* • dimidiam fit toto,

*** Neque quam magnum imλMalva,&

* Aſphodelo bonum. » Teofraſto, e Plinio riferiſcono, che ,

l’A fidelo piantato innanzialle por

ES

si 2 Mem.dell'Ab. Pacichelli.

te delle ville, valeſſe contro le mae lie; mà Dioſcoride dice, che habbia , virtù di muovere il vomito , e ſia ,

buono contro i morſi de'Serpenti,e .

nelle ſozze ulcere, e in molti malori

delle mammelle, e degli occhi.

Il Partenio è aſſai commendato nelle ulcere, e nelle malattie fatte , dalle cadute ; ed afferma Plinio 22.

18.ch'eſſendo Pericle Principe degli Atenieſi caduto dalle vette del tem pio, ch'egli ſtava edificando in sù la rocca, gli fà in ſogno dimoſtrato il Partenio da Atinerva,co'l quale re ſtò egli guarito, per lo che queſt'her ba få polcia detta Partenio, e dedi cata à Minerva. , ...

-Il Panace, che col ſuo nome pro tmette guarire tutte le malattie, e fà creduto eſſere dagli Dii ſtato ritro vato, è di varie ſorti, perchè una ve n'è in queſt'horto, che ſi chiama Pa nace Aſclepio, da che l'inventore di eſſa éſculapio chiamò Panacea la . propria figliuola. Era queſta

ſpezie

ת?

|

P.4.7.1. L.8o di Napoli i 13 in tal venerazione tenuta, che dopo haverne raccolta la radice, biſogna va riempierla foſſa, che nella terra

rimanea, di varie ſorti di biade. Due

altre ſpetie ne ſono ivi , Eraclio

Panace trovata da Ercole: e Chironie Panace da Chirºwe.

L'eAchillea è ottima per le ferite, e così fu chiamata dal diſcepolo di Chirone Achille, che con eſſa guarì

2 elefo. . . . . . . .

-º lì Tevcrio fù ritrovato da Tevere, ed è utiliſſimo a curar la milza in

“groſſata, e fù ſperimentata la di lui virtù, ſicome Plinio ſcrive, mentre , ià caſo eſſendo ſtato gettato ſoura le interiora di un'animale, ſi attaccò infra quelle fortemente alla milza, e così molto l'aſſottigliò; anzi ſog giugne il medeſimo Autore, che i porci,paſciuti del Teucrio,ſi ritrova vano poi ſenza milza.

La Ceutaurea fà così detta perchè con eſſa Chirone Centauro guarì una ſua ferita, fattale da una ſaettad'

-

Jier-1 Jier-14 Mem.dell'Ab. Paeicheli.

.

-|

Hercole ſuo hoſpite, la quale in ſu'l

piede gli cadde.

-L'Elleboro fù nominato pure Me lampodio da Melampo Indovino, à

come altri ſtimarono, da un Paſtore,

il cui nome era Melampo, il quale, al riferir di Plinio 25.5. ſcorgendo, che alle Capre, che dell'élebero ſi eran pafciute, votavafi il vētre:e col latte delle capre, che aveano man giato l'Elleboro guarì le figliuole di Preto, già impazzate . Mà in Seffo

Empirico leggeſi, che Polianto Cre neo dicea, che quelle , non da Me-lampo,mà da 8/calapio , ftate fo8ero

“fanate."Con grande fuperffizione fi raccoglieva l'élleboro, perchè ab biſognava intorno intorno ad eſſo la terra ſegnare con una ſpada, indi colui, che ſvellere lo dovea, inverſo oriente riguardando i pregava che ciò con buona volontà degli Dii ſi faceſſe , ed oſſervava il volo dell' Aquila, perchè volandogli queſta , aſſai vicina gli

cra

augurio di dove

---- re

P.4.T. 1.L.8o di Napoli 115 re in quell'anno morire. Vuole Pli nio, che Druſo coll'Elleboro ſtato foſſe liberato dell'Epileſſia nell'Iſola d'Anticira, ove ſicuramente, egli dice, che ſi uſi. E tanto baſti di que

ſta materia. -*

Siadempifconoin söma in Napo li parti piiſſime,ſuperando ogni cit tà di 8uropa il numero de Regolari, tutti replicati in diverſe caſe, métre

diciotto ſono i còventi de'ſoli Da

menicani, e poco men de”Frácecani.

Chi hà poi calcolato con fede il Nu mero delle Anime di queſta gra città, mi aſſicura, che gionga à dugenqua ranta mila, diminuite dopo il con tagio del 1656.avant'il quale vuole col Capaccio, Franc. de A4agiftris al §.

6, n. 1. che,co Borghi,e Caſali,aſcen deſſe almeno a dugenſeſſantotto mila è novecento, andandoſi hora però ri empiendo; ed io non dubito punto, che ſi habbia à accreſcer queſto cal colo, e ſia la più popolata città d' Jialia,con la Nobijtà adai

Pు

-: * og

-, 1 1 6 AMem.del* lAb. Pacichelli.

º

ſoggetti di Fama, ſi ſon fatti cono ſcer,nelle Buone Lettere il Signor B Carlo Buragna Sardo:nella Chimica, e ne ſaggi più faldi della Natura il Signor Tomaſo Cornelio Calabreſe , Academico Reale d'Inghilterra,lumi l'uno, e l'altro eſtinti da poco.Vivo no il Signor Gio: Battiſta e Atartu ſcella inſigne nelle Matematiche: il Signor Leonardo di Capua amico

della Cruſca, e Autor de'Pareri con

tro la Medicina moderna, e deil'ope ra delle Mufete, il Dottor Franceſco Nicodemo, in ogni greca ed antica , eruditione:i Padri Lubrano,e Stroz -zi gieſuiti tengon nome nel Dire : il P. Giannettaſio pur nella Compa gnia celebre nelle Matematiche, fà fperare un nobil Poema De Re Nau tica. L'Avvocato Franceſco di Andrea nel Declamare,e nelloScrivere fà pò pa di ogni ſorte di eruditione, ed è famoſo ancora D. Ceſare de Nata li. Il Giudice Marciano ſi è appro fittato nella Lingua Greca,ed

亀e

P.4.T: 1.L.8o di Napoli 1 17

nella ſua miſta, e ricca Bibliotheca.

Il Barone Lorez o Craſo, oltre i pro pri Poemi,e gli Elogi,hà unito mol

ti libri, e manoſcritti moderni, per uſo di ſe ſteſſo, e de' ſuoi. Il Canoni co Verde,e L'AbateSarnelli nelle ma-terie di Chieſa. Il Canonico D.Carlo Celano ſi è fatto ſcorger capace di ogni buona cenſura , e d'ingegno ameno nelle Opere Drammatiche, e

ſatiriche. Merita ancora eſtimatione

Gabriel Faſano, per l'elegante verſio-, ne del Poema del Taſſo, nel proprio, idioma di Napoli, che forſi uſcirà in luce. Più di zo. Giovani applicano

alla Filoſofia del Gaſenda,e Carteſio.

. Nella Pittura Luca Giordano , Franceſco di Maria, il Malineomice,

Pietro del Pò Siciliano, con la figliuo la Tereſa Intagliatrice in acqua for te, Gioſeppe Recco ne'frutti, altri ne fiori: il Trombatore ne'Ritratti. Al cuni nel vetro, per gli Scrittòri di Ebano di Calabria. un P.Zoccolante

della Riforma compone ſtatuette

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r r8 * Mem.dell* Ab. Pacichelli

t

eccellenti nella cera. Altri in racca

mo,fiori di ſeta, é altro ſon ſingo

lari. *+ *

Fuori di Napoli preſtan materia , di godimento gli ſteſſi Borghi , le

Ville,e 36.Caſali, abbondanti di tut to. La chieſa, e Badia Cardinalitia di S. e Antonio, ricca di 15 oo.ducati ſor tendo da Porta Capuana, è frequenta ta fuor di ogni credere per la ſua fe ſta, aprendos'il Carnevale col paſ ſeggio del Sig. Vice Re,Titolati, Da

me , & altri. N'è Commendatario

l'Abate Magalotti Fiorentino, fratel del (o, Lorenzo. Egli fà in quel gior no diſtribuir del graſſo di un Forco

benedetto, valevole controle ſcotta

ture, che per molti anni ſi mantiene.

Mà le feſte carnevaleſce non ſon più allordate col gettarſi acqua, e cetrá

goli alla cieca dalle feneſtre: fola mente le conſagrano gli apparati ed i lumi a gara,ne'Domenicani, in .

S.Paolo, ne'girolomini, e nel Giesù.

Da Sant'Antonio ſi aſcende per un .

-133.3% - mi

-*

T”.4.T. 1. L 8o di Napoli 119 miglio al vago tempio della Mado na de Monti,Novitiato de PiiOpera- ' ri. Soura gli Studi e'l chioſtro delle Suore di S.Potito, preſſo il quale in ſi.

to allegro,è il mio caſino, ſi paſſa al-la Ceſarea, Badia di 3oo.ſcudi, mi trata, di clima giovevole à gli Etti ci, all'Infraſcata hoſteria di nome pe'vini delicati, alla maſſeria del fù Conſiglier Prati abbellita di ſtatue al la Kenella , ove villeggiano i Padri

jeneditin bei

proſpetto, non di ſtante da Girolomini, e da Gieſuiti, i quali nelle vacanze però aman più Capo di Monte ſoura la Sanità;eal Vo mero, ov'è il più delitioſo, e il me glio

archi

tettato palazzo, con

dopr

pi quarti in quadro,

foffittidipinti,

tele,e tavole di rari pennelli, corti:

le,

gallerie, uno ſtradone

in faccia, mà picciol fito che gode Pafilipo , c ſi poſſiede dagli heredi del Marche ſe Van'éjnden, e dalla ſua Vedova, di caſa Piccolomini. Vicina è la

bella

mafleria del

già RegenteGaleata. Di

\

- -t - գս1

rz o A Mem.dell'Ab. Pacichelli.

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quì ſi può aſcender, dietro S. Eramo, ad Antignano, colle così detto dalla Minſa Antiniana, è dall'Imperad.

Antonino, a fronte il Lago die Agna no. In queſto luogo il Pontano, é al tri havean caſe di piacere, vedendo ſi Gaeta, 3 altre iſole. In cima , poco difcofto da Santa Ma: à AVazareth, chieſa di concorſo ne'giorni Paſqua łi, fi vede l'Eremitorio de' Paari C4 maldoleſi, migliorato da D. Gio: d' Avalos fratel del Marcheſe di Pe ſcara, ſepolto nel tempio ricco di pitture,e ſupellettili, chiamato San ta e Aſaria Scala Celi, dov'eglino uffitiano. Preſſo pur la la Ceſarea, ſi piò oſſervare il delitioſo giardino penſile, con le artificioſe fontane, e paſſeggi,e col palazzo del Principe di

Montemiletto di caſa Tacco, la

ſorel-la del quale è hoggi Ducheſſa di Gravina, diſcendente da Deſpoti, è Governatori dell'Achaja, eArta, e

Cefalonia, ch'è franco ne'ſigilli, tan

guanº deபவன:©

#, ; Ul Q

P.4.T. 1. L.8o di Napoli 121 ſuo privato, ſi ſerba, co frammenti del Pane che moltiplicò il Signore, del la Verga di Mosè,8 altre Reliquie,il Pie ſiniſtro intiero (mentre il deſtro è in Ancona, di Sant'Anna madre della B. V della quale ſi rinuova, ogni anno con pompa,luminari, e

concorſo la memoria, e vi è un ſuo

bel buſto di argento. Il Principe di Cell'a AAare trattiene anche mobi liata una caſa di campagna moder na, con delitioſo giardino ſoura i Capuccini nuovi, preſſo la Salute, con vento de'Riformati. Tralaſcio le va ghezze di Niſita, iſola di un miglio,e mezo di giro, feconda di Conigli, e , Fagiani, con la Fortezza, e Lazza

retto, di diretto dominio della men ſa Arciveſcovale , deliberata nel 1659. al Preſidente di Camera Do menico Astuto, ch'era già unita col colle di Poſilipo, apparendo i luoghi

fra poſti in forma di Gabbia, per lo

varco, di Lucullo, chiamato la Gaio

la : e il paſſeggio ஒ

della

6+

g

12 2 Mem dell'Ab. Pacichelli

:

di Pozzuoli, a veduta dell'altra che

ſervì in parte per l'aquedotto di Ne rone, e mi riferiſco a gli Autori, par.

ticolarmente Gio: Antonio Summon

te,il quale in quattro volumicò poco metodo uniſce quel che aſſai meglio prima di lui ſcriſſero Gro: Villano, il Carrafa, Zapullo, Angelo di Coſtan zo , D. Franceſco Capece Latro , Sci pione Mazzella, con le ſtorie, e vite de'Re:Vitignano pur de'Re:il Collenu tio,Francefco de Tºetris , il Capaccio, Franceſco de Magiſtris, & altri i quali hanno in parte raccolto dal manoſcritto del Signor Hettorre Pi gnatello, primo Conte, e poi Duca di

Montelione dall'anno 1 2 66. fino al

1478 con le poſtille di Giovan Bat tifta 'Bolvito . Vegganfi Aibino de Xebus Alfonfi, Pomtano de bello Nea politano, Gregor, Roffo Hiftor. Tarca gnotta, e Falco delle Antichità. Per le Chiefe, e Reliquie co’fepolcri D. (e ſare d'éngenio Caracciolo nella Na poli Sacra, continovata in altro vol.

da

In document Over dit boek (pagina 109-200)